Varsavia (ANSA) – Chi spera in una crepa nei Conservatori riformisti europei rimarrà deluso, Italia e Polonia “hanno gli stessi obiettivi” e “con la stessa forza difendono gli interessi nazionali”, anche e soprattutto sul dossier migranti: in una visita di poche ore a Varsavia, Giorgia Meloni rassicura il premier polacco, Mateusz Morawiecki, suo principale alleato in Europa. E manda un messaggio di compattezza anche all’intera famiglia dell’Ecr, che per tre giorni in Polonia con i suoi europarlamentari discute sul futuro dell’Europa. Uno scenario incerto da qui alle elezioni del giugno 2024. Sarà un anno “entusiasmante ma duro”, prevede la leader di FdI, consapevole che saranno cruciali il voto in Spagna a fine luglio e poi quello in Polonia in autunno.
L’idea resta quella che prima di tutto bisogna pesarsi alle urne fra un anno. Intanto, è il piano, sostegno totale a Vox in Spagna: “Contro di loro – nota Meloni – vedo le stesse accuse, gli stessi tentativi di spaventare i cittadini usati contro di noi. Ci sono passata, non funziona”. E sostegno totale anche a Morawiecki e al suo partito, il PiS: una loro sconfitta in autunno ridurrebbe a due gli esponenti dell’Ecr nel Consiglio Ue, e porterebbe al governo in Polonia Donald Tusk, big del Ppe decisamente contrario all’avvicinamento fra Popolari e Conservatori.
L’immigrazione è il fulcro della campagna già infuocata, con il governo che vuole un referendum, contestualmente alle elezioni, sull’obbligo di ricollocamento previsto dal Patto migrazioni e asilo. Lo stesso capitolo delle conclusioni del Consiglio europeo non condiviso venerdì scorso da Morawiecki e dal presidente ungherese Viktor Orban, nonostante la mediazione di Meloni. “Chi pensa che ci possiamo dividere si illude”, taglia corto la premier, spiegando il suo “rispetto” per l’ipotesi di referendum, e ribadendo che Bruxelles dovrebbe riconoscere “più concretamente” lo sforzo di Varsavia nell’accogliere i rifugiati dall’Ucraina. L’obiettivo condiviso, aggiunge, è portare l’Europa ad affrontare l’immigrazione illegale prima che entri nel suo territorio, ossia direttamente in Africa (5 luglio).
Nuova proroga per Stoltenberg alla guida della Nato
Bruxelles (ANSA) – Gli alleati della Nato hanno concordato di estendere il mandato del Segretario Generale Jens Stoltenberg di un ulteriore anno, fino al 1° ottobre 2024. La decisione sarà approvata dai capi di Stato e di Governo alleati al Vertice di Vilnius. “Gli alleati hanno ringraziato il Segretario Generale per la sua leadership e il suo impegno, che sono stati fondamentali per preservare l’unità transatlantica di fronte a sfide di sicurezza senza precedenti”, si legge in una nota pubblicata sul sito della Nato. “Sono onorato della decisione degli alleati di estendere il mio mandato di Segretario Generale: il legame transatlantico tra Europa e Nord America ha garantito la nostra libertà e sicurezza per quasi settantacinque anni e, in un mondo più pericoloso, la nostra grande Alleanza è più importante che mai”, ha dichiarato Stoltenberg.
Le prime 7 Big del tech nel mirino dell’antitrust Ue
Bruxelles (ANSA) – Sono le cinque Big Tech statunitensi Google, Apple, Meta, Amazon e Microsoft, la cinese ByteDance (casa madre di TikTok) e la sudcoreana Samsung le prime 7 società a finire sotto la sorveglianza della Commissione Ue nel quadro delle nuove regole antitrust previste nel Digital Markets Act. Lo annuncia il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton. Queste società “hanno dimensioni che incidono sul mercato interno” e, spiega Breton, sono dunque classificate come ‘gatekeeper’. L’elenco completo delle aziende con maggior potere di mercato sarà designato entro il 6 settembre. Da quel momento avranno 6 mesi per conformarsi al Dma.
Le sette major hanno notificato a Bruxelles il loro status di gatekeeper ai sensi delle soglie del Digital Markets Act. Queste società, viene indicato, presentano un fatturato annuo in Europa di almeno 7,5 miliardi di euro negli ultimi tre esercizi finanziari (o un equo valore di mercato di almeno 75 miliardi di euro nell’ultimo esercizio finanziario e operazioni in almeno 3 Paesi membri), con 45 milioni di utenti finali attivi al mese negli ultimi tre anni e più di 10mila utenti commerciali attivi ogni anno in Ue su una serie di servizi come motori di ricerca, social network e sistemi operativi.
L’esecutivo comunitario procederà a verificare le notifiche “entro i prossimi 45 giorni lavorativi” e, dalla presentazione della lista definitiva prevista al più tardi 6 settembre, le major avranno sei mesi per allinearsi ai paletti del Dma. Con le nuove norme, ricorda Breton, le società “non potranno più bloccare gli utenti nei loro ecosistemi, non potranno più decidere quali app dovranno essere preinstallate sui dispositivi, o quali app store usare. Non potranno più concedere vie preferenziali ai propri sistemi, prodotti e servizi, le loro app di messaggistica dovranno interagire con le altre, e così via”.
Di conseguenza, aggiunge il commissario Ue, “i consumatori avranno più scelta, maggiori opportunità di cambiare fornitore e beneficeranno di prezzi migliori e servizi di qualità superiore”, così come alle altre aziende innovative “non sarà più impedito di raggiungere nuovi clienti”. “Con il Digital Markets Act, insieme al Digital Services Act e al Data Act, e presto con l’AI Act – sottolinea ancora il politico francese -, l’Europa sta riorganizzando completamente il suo spazio digitale sia per proteggere meglio i cittadini sia per migliorare l’innovazione per le startup e le aziende europee” (4 luglio).
Bruxelles avverte Roma, ‘rischioso abolire l’abuso d’ufficio’
Bruxelles (ANSA) – Un rapporto sullo Stato di diritto in chiaroscuro per l’Italia. L’edizione del 2023, infatti, conferma le raccomandazioni già espresse l’anno passato dalla Commissione Europea, marcando sostanzialmente una stasi sui punti più critici. Come la lentezza dei processi che, seppur calando, rappresenta una “sfida seria” per il sistema. Il rapporto – e questa è la buona notizia – segnala però dei “progressi significativi” nella digitalizzazione della giustizia. Un indicatore importante, anche alla luce della messa a terra del Pnrr. La nota debole invece sta nella proposta abolizione del reato di abuso d’ufficio, che potrebbe “compromettere la lotta alla corruzione”.
“È stata presentata una proposta di legge che mira ad abrogare il reato di abuso di ufficio pubblico e a limitare la portata del reato di traffico di influenze”, nota il rapporto. “Le modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero comprometterne l’efficace individuazione e contrasto”. “Le autorità giudiziarie – conclude il paragrafo – stanno seguendo da vicino gli sviluppi di questa riforma e il potenziale impatto sulle indagini”.
La relazione sullo Stato di diritto in Europa, ormai alla quarta edizione, su concentra su quattro macro-temi: il sistema giudiziario, la corruzione, gli ‘anticorpi’ (check and balances) e i media. Non abbiamo osservato alcun regresso importante in nessuna delle aree coperte quest’anno” ma “sono ancora necessarie ulteriori azioni e in alcuni Paesi prevale il rischio sistemico”, ha detto la vice presidente della Commissione Europea, Vera Jourova, presentando il rapporto. “Il messaggio positivo di quest’anno è che dal 2022 sono stati fatti progressi su due terzi delle raccomandazioni” formulate nel rapporto dell’anno scorso, ha spiegato Jourova, che ha parlato di “stabilizzazione della situazione dello Stato di diritto in tutta l’Ue”.
Svolta dell’Ue, per le colture arriva il biotech green
Bruxelles (ANSA) – Le piante modificate geneticamente con due nuove tecniche, che presentano mutazioni semplici, cioè simili a quelle che possono essere ottenute con l’incrocio tradizionale o possono accadere in natura, saranno soggette a un iter di autorizzazione veloce, senza le regole di tracciabilità ed etichettatura degli Ogm. E’ la proposta della Commissione europea presentata nell’ambito del pacchetto sull’uso sostenibile delle risorse naturali.
Perché queste tecniche sono più agili, precise e sicure degli ogm, perché non implicano l’uso di Dna esterno come nella transgenesi, e consentono mutazioni così puntuali da essere indistinguibili da quelle che potrebbero occorrere in natura o attraverso tecniche tradizionali di selezione e incrocio delle piante. Lo scopo dell’Ue, in linea con il Green Deal, è fornire agli agricoltori colture più resistenti agli stress climatici, agli attacchi dei parassiti, con rese più alte e meno necessità di input chimici. E’ una svolta nel lungo termine, nell’ultradecennale, sofferto, rapporto dell’Ue e le biotecnologie applicate all’agricoltura. Ma potrebbe esserlo anche nel breve, nell’attuale, tormentato, percorso del Green Deal agroalimentare nelle istituzioni Ue, il cui simbolo è lo scontro sul regolamento per il ripristino degli ecosistemi.
Bruxelles propone di distinguere due tipi di piante prodotte da due nuove tecniche di modifica del genoma, cisgenesi e mutagenesi mirata. Per quelle le cui modifiche sono assimilabili alla selezione naturale o tradizionale si potrà avere un’autorizzazione accelerata. Per le altre, con mutazioni più numerose e complesse, restano la procedura di autorizzazione e le regole di tracciabilità ed etichettatura degli ogm. Tutte e due le tipologie saranno vietate nel settore biologico. Che in Italia, è arrivato al 19% delle superfici coltivate (il target Ue 2030 è del 25%) secondo il rapporto ‘Bio in cifre’ 2022, curato da Ismea e Ciheam di Bari (5 luglio).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.