Bruxelles (ANSA) – Accordo fatto tra la Commissione europea e la Germania sugli e-fuel. L’intesa consentirà di commercializzare gli autoveicoli con motori termici anche dopo il 2035 – quando scatterà il divieto di vendere auto a benzina e diesel – a condizione che siano alimentati con carburanti sintetici, cioè in grado di garantire la neutralità climatica.
Ad annunciare l’intesa su Twitter è stato il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Frans Timmermans. La notizia, che dovrebbe spianare la strada all’approvazione definitiva della norma che prevede lo stop delle vendite di auto a benzina e gasolio dal 2035, lascia l’Italia senza un alleato fondamentale nella battaglia ingaggiata a Bruxelles su questo fronte qualche settimana fa con l’obiettivo di aggiungere agli e-fuels anche i biocarburanti tra i combustibili utilizzabili dai motori termici dopo il 2035.
“L’Italia, senza nessuna inutile prova di forza, in queste ore è impegnata a fornire tutti gli elementi utili per far comprendere all’Ue, in modo scientificamente e razionalmente inappuntabile, l’importanza di inserire i biocarburanti tra i combustibili verdi”, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
“Contiamo che l’Europa non si dimostri irragionevole e sorda ai richiami che provengono da un Paese fondatore”. L’accordo è stato commentato con soddisfazione dal ministro tedesco ai trasporti Volker Wissing, il quale ora si aspetta che Bruxelles traduca in un atto delegato l’impegno preso in favore dei carburanti sintetici (25 marzo).
La scelta e-fuel penalizza l’industria italiana
Aumenta la preoccupazione in Italia per le politiche auto in Ue dopo che la Germania sembra abbracciare gli e-fuels. Da noi il settore automotive rappresenta il 13% del pil occupando 250mila posti di lavoro. Secondo la ricerca Uilm-Està la transizione ecologica impatterà sull’automotive mettendo “a rischio fino a 120mila lavoratori”, perché se un autoveicolo tradizionale con motore endotermico è composto da 7mila componenti, uno elettrico arriva ad un massimo di 3.500/4.000, per cui si prevede che “il 40-45% degli occupati italiani, sarà impattato dal passaggio all’elettrico”.
È molto difficile, se non impossibile, sviluppare in così pochi anni soluzioni tecnologiche in grado di dimezzare le emissioni di CO2 degli autocarri”, ha spiegato per esempio Acea, l’Associazione europea dei costruttori di autoveicoli, secondo cui già per raggiungere il nuovo target al 2030 sono necessari in Ue almeno 50.000 punti di ricarica pubblici per gli autocarri, di cui 35.000 ad elevate performance e almeno 700 stazioni di rifornimento di idrogeno.
“I produttori di veicoli europei stanno affrontando una sfida molto asimmetrica – aveva affermato il De Meo al suo debutto – non siamo più in testa alla corsa tecnologica e mentre gli incentivi all’acquisto di veicoli a zero emissioni diminuiscono nell’Ue, notiamo un massiccio sostegno ai nostri concorrenti in Cina e negli Stati Uniti”.
Secondo Sergio Savaresi, professore ordinario di automazione nei veicoli del Politecnico di Milano, “il passaggio alle auto elettriche mal si concilia con il nostro modello tradizionale di auto privata. In Italia – ricorda – abbiamo 40 milioni di veicoli di proprietà che sono mediamente poco usati. In questo scenario servirebbero auto elettriche con una grande autonomia e quindi batterie molto grosse, che col poco utilizzo rappresenterebbero uno spreco”.
“I biocarburanti e i carburanti sintetici (e-fuel) vengono proposti da molti in Italia come uno strumento per decarbonizzare il settore dell’automotive, senza distruggere la filiera dei motori endotermici. Ma la verità è che non c’è una produzione adeguata di biocarburanti ed e-fuel neppure per il settore che ne avrebbe davvero bisogno, cioè il trasporto aereo” dice il segretario di Motus-E, l’associazione delle imprese dell’auto elettrica, Francesco Naso.
L’Ue accerchia l’Italia sul Mes ma Roma frena ancora
Bruxelles (ANSA) – Bruxelles torna in pressing su Roma per la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe che chiede ancora una volta di “andare avanti”. Sul tema la premier Giorgia Meloni replica invitando a non discuterne “a monte ma a valle”, e chiede un ragionamento “in un quadro complessivo”: parlando di gestione delle crisi bancarie, dice, la ‘rete di sicurezza’ (backstop) del Mes “è una sorta di Cassazione. L’Unione bancaria sono il primo e il secondo grado” con “strumenti più efficaci”.
L’Italia è l’ultimo degli aderenti a non aver ratificato la riforma voluta per dare al ‘fondo salva Stati’ anche il ruolo di ‘fondo salva banche’. “Abbiamo bisogno di garantire che il Fondo di risoluzione unico abbia il sostegno necessario” per “assicurare che se ci saranno difficoltà bancarie non chiediamo ai contribuenti nazionali di pagare”, sostiene Donohoe. Il legame tra Mes e il Fondo di risoluzione dovrà essere in funzione dal primo gennaio 2024. Quanto al modo per ratificare il trattato rivisto “spetta al Parlamento italiano e, naturalmente, al Governo italiano”. Mercoledì prossimo partirà l’iter in commissione Esteri della Camera delle proposte di legge di ratifica del Mes presentate da Pd e Terzo Polo. La ratifica della riforma del Mes è nel calendario d’Aula di aprile (24 marzo).
‘Prestito concesso ad Alitalia illegale’, la Commissione chiede a Roma di recuperare 400 milioni di euro
Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea ha concluso che il prestito ponte da 400 milioni di euro concesso ad Alitalia nel 2019 rappresenta un aiuto di Stato illegale ai sensi delle norme comunitarie. L’Italia deve quindi recuperare dalla compagnia l’aiuto di Stato illegittimo, maggiorato degli interessi. Lo ha annunciato l’esecutivo comunitario.
La Commissione europea ha ritenuto che l’aiuto non potesse essere approvato ai sensi degli orientamenti Ue sugli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione, notando che la compagnia aveva già beneficiato di aiuti precedenti, vale a dire i due prestiti concessi ad Alitalia nel 2017 da 900 milioni di euro, mai rimborsati e già dichiarati allo stesso modo illegali da Bruxelles nel settembre 2021. Anche “il nuovo prestito” da 400 milioni di euro, ha spiegato l’Antitrust Ue, “violava l’obbligo una tantum previsto dagli orientamenti” comunitari.
Su questa base, Bruxelles ha concluso che “nessun investitore privato” all’epoca si sarebbe esposto concedendo un prestito alla compagnia, e che “l’aiuto ha conferito ad Alitalia un ingiusto vantaggio economico rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali”, rappresentando “un aiuto di Stato incompatibile”. La Commissione, ha precisato, “ha già rilevato nel settembre 2021” che la nuova Ita Airways “non è il successore economico” della compagnia, pur avendone rilevato alcuni asset, e “che pertanto non è tenuta a rimborsare l’aiuto ricevuto da Alitalia” (27 marzo).
Dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia, l’Ue minaccia nuove sanzioni
Bruxelles (ANSA) – Il dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia rappresenterebbe “una irresponsabile escalation e una minaccia alla sicurezza europea”. Lo scrive in un tweet l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell. “La Bielorussia può ancora fermare” questa escalation, “è una sua scelta. L’Ue – scrive ancora Borrell – è pronta a rispondere con ulteriori sanzioni”. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato che ”il primo luglio sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia”. “Mosca e Minsk hanno convenuto che, senza violare i loro obblighi ai sensi del Trattato Start, avrebbero dispiegato lì armi nucleari tattiche”, ha aggiunto (26 marzo).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.