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BRUXELLES- La Commissione europea ha affermato nel rapporto nell’ambito del meccanismo di monitoraggio dei regimi senza visti che esiste una conformità dei partner dei Balcani occidentali, compresa la Serbia, con i requisiti dell’UE per i viaggi senza visti e ha fornito raccomandazioni per ulteriori miglioramenti su tale questione.

Il rapporto della Commissione dimostra che solo nel caso della Georgia esiste il rischio di compromissione del regime senza visti. La Commissione europea ha comunicato che il 6 dicembre ha adottato il settimo rapporto nell’ambito del Meccanismo di sospensione dei visti, che monitora i regimi senza visti dell’UE con i partner dei Balcani occidentali e del partenariato orientale, così come i paesi dei Caraibi orientali e dell’America Latina. La Commissione ha valutato che la Serbia, così come l’Albania, la Bosnia ed Erzegovina, la Moldova, il Montenegro, la Macedonia del Nord, hanno intrapreso azioni per rispondere ad alcune delle raccomandazioni fornite nel sesto rapporto nell’ambito del Meccanismo di sospensione dei visti, ma devono intraprendere ulteriori azioni, in particolare per allineare le loro politiche sui visti con quella dell’UE. “Per la vicinanza dell’UE, il continuo processo di liberalizzazione dei visti rimane uno strumento potente per sostenere le riforme e rafforzare la cooperazione con l’UE nel campo delle migrazioni, della gestione delle frontiere e della sicurezza”, ha affermato la Commissione. Il rapporto contiene due raccomandazioni riguardanti la Serbia, prevedendo ulteriori progressi nell’allineamento della politica sui visti con la lista dei paesi richiedenti il visto per l’ingresso nell’UE, e per quanto riguarda l’attuazione totale della clausola per i cittadini di paesi terzi dagli accordi di riammissione tra l’UE e la Serbia. Il rapporto sottolinea che la Serbia ha un regime senza visti con 16 paesi i cui cittadini necessitano di visti per entrare nell’UE, ma rileva anche che la Serbia ha introdotto un regime di visti completo per i cittadini di sei paesi allo scopo di allineare meglio la sua politica con quella dell’UE.

A causa del rischio di migrazioni irregolari nell’UE, la Commissione si aspetta progressi più rapidi dalla Serbia nell’allineamento della politica sui visti. Nell’area della cooperazione in tema di migrazioni, gestione delle frontiere e riammissione, si segnala che la Serbia ha continuato a impegnarsi positivamente nell’attuazione del piano d’azione dell’UE per i Balcani occidentali e l’attuazione della nuova strategia di gestione integrata delle frontiere per il periodo 2022-2027 e il piano d’azione per il 2022-2024. Si sottolinea la cooperazione della Serbia nell’area delle migrazioni e della gestione delle frontiere con Frontex e gli Stati membri dell’UE, così come la sua cooperazione sulle questioni di sicurezza con agenzie quali, tra le altre, Europol, Eurojust e Interpol. Per quanto riguarda l’Ucraina e l’AP KiM, la Commissione ha valutato che le condizioni per la liberalizzazione dei visti continuano a essere soddisfatte, ma che sono necessarie misure per rispondere alle raccomandazioni della Commissione.

Tuttavia, per quanto riguarda la Georgia, si afferma che, a causa degli eventi recenti nel paese, sono in corso considerazioni sulla possibile attivazione del meccanismo di sospensione dei visti per alcune categorie di persone. La Georgia è invitata a intraprendere ulteriori misure urgenti per rispondere alle raccomandazioni della Commissione, in particolare nell’ambito della protezione dei diritti fondamentali, per evitare l’attivazione di questo meccanismo e continuare a soddisfare gli standard per la liberalizzazione dei visti. La Commissione europea ha dichiarato che continuerà a monitorare il rispetto delle condizioni per la liberalizzazione dei visti e che i risultati su questa questione saranno inclusi nel suo pacchetto annuale sull’allargamento e, laddove pertinente, nei negoziati di adesione all’UE. Nel rapporto è affermato che il viaggio senza visti “facilita la mobilità e i contatti interpersonali, stimola il settore dei viaggi e del turismo e promuove lo scambio culturale e accademico”, ma si sottolinea che può rappresentare sfide significative in termini di migrazioni irregolari e sicurezza. La Commissione ha affermato che continuerà a riferire al Parlamento europeo e al Consiglio una volta all’anno. (9 dicembre)