Roma (ANSA) – L’ipotesi di un invio di truppe occidentali in Ucraina, evocata dal presidente francese Emmanuel Macron nel vertice convocato a Parigi, non convince gli alleati. “Biden è stato chiaro sul fatto che gli Stati Uniti non invieranno soldati a combattere in Ucraina”, ha dichiarato la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, aggiungendo che il presidente ritiene che “per la vittoria” siano necessari gli aiuti a Kiev bloccati al Congresso.
Neanche la Nato ha piani in questa direzione, ha spiegato il segretario generale Jens Stoltenberg. Sul fronte Ue, il portavoce per la politica estera Peter Stano ha precisato che la questione “non è stata discussa”. “Ciò che è stato deciso tra noi fin dall’inizio continua ad essere valido per il futuro”, vale a dire che “non ci saranno truppe sul terreno, né soldati inviati dagli Stati europei o dagli Stati della Nato sul suolo ucraino”, ha spiegato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
Una posizione riaffermata anche da Palazzo Chigi in una nota, in cui si è ricordato che “fin dall’aggressione russa di due anni fa vi è stata piena coesione di tutti gli Alleati nel supporto da offrire a Kiev”. E “questo supporto – è stata la sottolineatura – non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato” (27 febbraio).
Avanti sulla difesa Ue, ‘appalti comuni per le armi sul modello dei vaccini’
Strasburgo (ANSA) – La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha illustrato al Parlamento europeo i pilastri della proposta in materia di difesa su cui l’esecutivo comunitario è al lavoro. Due gli elementi principali del piano che verrà svelato nella prima metà di marzo: gli appalti congiunti di armi, sul modello di quanto avvenuto per i vaccini anti-Covid o per il gas, e l’uso dei beni russi congelati non più solo per ricostruire l’Ucraina, ma per inviare aiuti militari a Kiev.
È ora di svegliarsi e con urgenza, perché la posta in gioco è molto alta e sono la nostra libertà e la nostra prosperità
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
“È ora di svegliarsi e con urgenza, perché la posta in gioco è molto alta e sono la nostra libertà e la nostra prosperità”, ha scandito la presidente della Commissione, sgombrando ogni dubbio dal fatto che una difesa comunitaria possa essere concorrente dell’Alleanza Atlantica. “Un’Europa più sovrana, in particolare in materia di difesa, è fondamentale per il rafforzamento della Nato”, ha sottolineato l’ex ministra della Difesa tedesca.
Von der Leyen è tornata poi ad evocare lo scenario più cupo, quello del ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti: “Non possiamo controllare le elezioni nel mondo e con o senza i nostri partner non possiamo permettere che la Russia vinca”, ha spiegato (28 febbraio).
Il Parlamento europeo approva la legge sul ripristino della natura, Ppe diviso
Strasburgo (ANSA) – Il Parlamento europeo ha approvato la legge sul ripristino della natura, rimasta in bilico fino agli ultimi minuti prima della votazione. In Aula, la maggioranza Ursula è stata di fatto sostituita da una maggioranza ambientalista, guidata da Socialisti e Verdi e con più della metà dei liberali al suo interno. Il provvedimento è stato approvato con 329 sì, 275 contrari e 24 astenuti.
È fallito, invece, il blitz del Ppe e delle destre: entrambi avevano annunciato voto contrario e chiesto la reiezione del testo ma, in Aula, i Popolari si sono divisi: in 25 hanno detto sì al provvedimento. “È il cardine dell’impostazione ideologica che ha messo in ginocchio il nostro mondo produttivo e rischia di ucciderlo”, ha commentato il ministro per dell’Agricoltura, la Sovranità Alimentare e le Foreste Francesco Lollobrigida. Fdi si è detta “sgomenta” dal sì del Parlamento europeo, andato di traverso anche a Fi e Lega.
La legge, nel corso dei negoziati interistituzionali, è stata ammorbidita. Di base si prevede che i 27 ripristinino almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Dovranno inoltre registrare progressi in due di questi tre indicatori: indice delle farfalle comuni; percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità; stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.
L’Ue, tuttavia, guarderà più all’entità degli sforzi dei singoli Paesi piuttosto che ai risultati. In più, nella revisione prevista nel 2033, prioritaria sarà la valutazione degli effetti del regolamento sul settore primario. E’ previsto, infine, un freno di emergenza, ovvero la sospensione di tutte le misure riguardanti gli ecosistemi in circostanze eccezionali (27 febbraio).
Salta la riforma Ue sulla sostenibilità delle imprese
Bruxelles (ANSA) – Salta l’approvazione al Consiglio Ue della direttiva europea sulla ‘Due diligence aziendale’, la riforma per obbligare le grandi imprese ad avere una sostenibilità sociale e ambientale non solo nell’Unione, ma anche a livello globale, tenendo conto dei diritti umani, dei lavoratori e dell’impatto ambientale anche di fornitori o partner commerciali.
Dopo l’intesa tra i co-legislatori europei raggiunta a metà dicembre, erano emerse riserve da parte della Germania e dell’Italia, che avevano prospettato un’astensione, assieme a Svezia, Finlandia ed Estonia. A inizio febbraio il voto al Coreper era stato dunque fatto slittare per sondare eventuali modifiche. A quanto si apprende, oggi però sono stati “molti” gli Stati membri – e non solo i cinque – che si sono astenuti per una serie di ragioni legate all’incertezza giuridica, agli oneri amministrativi, al timore sulla mancanza di condizioni di parità sulla scena globale.
I 27 sarebbero comunque intenzionati ad adottare una legislazione sull’argomento. “Ora dobbiamo considerare la situazione e vedere se è possibile affrontare le preoccupazioni avanzate dagli Stati membri, in consultazione con il Parlamento europeo”, fa sapere la presidenza belga dell’Ue (28 febbraio).
L’Ue sblocca fino a 137 miliardi di fondi per Varsavia
Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea ha adottato due atti giuridici che spianano la strada alla Polonia per accedere a finanziamenti Ue fino a 137 miliardi di euro. Gli atti riguardano le riforme dello Stato di diritto adottate da Varsavia e i passi più recenti compiuti per soddisfare le condizioni richieste per il rafforzamento dell’indipendenza giudiziaria.
In particolare, la Commissione ha approvato una valutazione preliminare positiva della prima richiesta di pagamento della Polonia per 6,3 miliardi di euro nell’ambito del Recovery Plan, del valore complessivo di 59,8 miliardi di cui 25,3 miliardi in sovvenzioni e 34,5 miliardi di prestiti. Palazzo Berlaymont stima che Varsavia abbia raggiunto due condizioni, le cosiddette pietre miliari, per rafforzare l’indipendenza del sistema giudiziario, in particolare con la riforma del regime disciplinare dei giudici.
La Polonia ha attuato in modo soddisfacente una terza pietra miliare relativa al rafforzamento dei sistemi di revisione e controllo. In seguito a queste riforme intraprese dalla Polonia, la Commissione considera, inoltre, che Varsavia soddisfi le condizioni legate al rispetto dei principi della Carta dei diritti fondamentali. Ciò consentirà alla Polonia di accedere fino a 76,5 miliardi di euro stanziati per i programmi della politica di coesione per il periodo di programmazione 2021-2027 (29 febbraio).
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