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Bruxelles (ANSA) – “Abbiamo la maggioranza” per confermare la nomina del commissario al clima Wopke Hoekstra e le nuove deleghe al Green Deal per Maros Sefcovic. Lo ha annunciato il presidente della commissione ambiente dell’Europarlamento Pascal Canfin (Renew, Francia). La maggioranza si è formata con quattro gruppi, Ppe, S&D, Renew e Verdi, ha detto Canfin. “A fare la differenza rispetto a ieri”, quando i Gruppi politici non avevano trovato l’accordo, “sono state le risposte” dei candidati “alle nostre domande”, che “sono state giudicate positivamente”, ha detto Canfin.

In particolare, i coordinatori dei gruppi politici del Parlamento europeo in commissione ambiente hanno accolto con favore “la chiarezza sull’obiettivo climatico del 2040 e quella sulle legislazioni in corso”, ha aggiunto. “Il Green Deal è sulla buona strada – ha concluso – ora che abbiamo un’idea chiara di quali saranno i prossimi passi legislativi continueremo a legiferare”. I due ruoli, coordinamento del Green Deal e portafogli per il clima, sono stati svolti fino al 22 agosto da Frans Timmermans ed erano rimasti vacanti dopo le sue dimissioni.

La vaghezza di alcune risposte degli interessati, in primis quelle di Sefcovic, sull’agenda dei prossimi mesi, non aveva convinto il Parlamento europeo che ha subordinato il via libera a un esame supplementare delle risposte dei candidati alle nuove domande formulate dopo il nulla di fatto. La spaccatura nasceva anche da un veto incrociato di S&D e Ppe, frutto delle campagne elettorali nazionali. Quella che in Slovacchia ha fatto registrare domenica scorsa la vittoria del filorusso socialista Fico. E quella ancora in corso nei Paesi Bassi (3 ottobre).

Il presidente della Tunisia Saied rifiuta i fondi europei

Tunisi/Bruxelles (ANSA) – “La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta la carità né l’elemosina. Il nostro Paese e la nostra gente non vogliono pietà, ma esigono rispetto”. Lo si legge in un comunicato della presidenza tunisina. Il presidente Kais Saied ha affermato, parlando dei rapporti tra Tunisia e Unione Europea, che “la Tunisia respinge quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Ue, non per l’importo in questione, perché tutta la ricchezza del mondo non vale un grammo della nostra sovranità, ma perché la proposta contraddice il memorandum d’intesa firmato a Tunisi nello spirito che ha prevalso alla conferenza di Roma dello scorso luglio”.

Dalla Commissione europea fanno sapere di essere “in contatto con le autorità tunisine per l’attuazione del Memorandum d’intesa”. “Non abbiamo capito ancora cosa volesse dire Saied. Non abbiamo avuto la trascrizione e stiamo lavorando per avere più informazioni” ha detto un alto funzionario dell’Ue in merito. Saied, secondo l’interpretazione della fonte, “avrebbe preferito più aiuti” rispetto alla prima tranche decisa dalla Commissione. Sullo stato dell’intesa l’alto funzionario non ha voluto dire troppo anche perché, ha ricordato, il Consiglio “non è stato coinvolto” nei negoziati. Ma, ha sottolineato, “non possiamo dire che il Memorandum sia un fallimento” (2 ottobre).

L’Ue chiede agli Stati membri di valutare i rischi correlati alla sicurezza tecnologica

Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea chiede agli Stati dell’Ue di effettuare una valutazione dei rischi ritenuti più sensibili e correlati alla sicurezza tecnologica e a possibili sottrazioni di tecnologia. Andrà valutata in particolare la situazione su quattro aree tecnologiche: tecnologie avanzate dei semiconduttori, Intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e biotecnologie.

L’intervento dell’esecutivo comunitario prende la forma di una raccomandazione con principi guida per strutturare le valutazioni collettive del rischio, compresa la consultazione del settore privato e la tutela della riservatezza. La raccomandazione dell’esecutivo blustellato deriva dalla comunicazione congiunta sulla strategia europea di sicurezza economica, per mettere in campo un approccio strategico globale alla sicurezza economica nell’Ue.

“È necessario, urgente avere una posizione comune in tutta l’Unione europea sulla sicurezza tecnologica di forte importanza geopolitica. Bisogna vedere quali sono i rischi che conseguono da una dipendenza troppo forte”, ha detto la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova presentando in conferenza stampa la raccomandazione dell’esecutivo comunitario. “Il nostro approccio – ha aggiunto – permetterà all’Unione europea di fare investimenti per la competitività e alimentare le nostre tecnologie eci permetterà di essere preparati per le ipotesi più negative”.

Il Parlamento europeo approva il Media Freedom Act, sì a spyware per reati gravi

Strasburgo (ANSA) – Il Parlamento europeo ha approvato la posizione negoziale sul Media Freedom Act, la legge Ue sulla libertà e la trasparenza dei media, con 448 voti a favore, 102 contrari e 75 astensioni. Gli eurodeputati prevedono l’obbligo per i Paesi Ue di garantire la pluralità dei media e proteggerne l’indipendenza da interferenze governative, politiche, economiche o private. L’uso di software spia può essere giustificato “solo come misura di ‘ultima istanza’, da valutarsi caso per caso, e se disposto da un’autorità giudiziaria indipendente per indagare su un reato grave, come il terrorismo o la tratta di esseri umani”.

Nelle nuove regole approvate dall’aula gli eurodeputati chiedono di obbligare tutti i media, compresi quelli che sono microimprese, a pubblicare informazioni sul loro assetto proprietario e riferire sui fondi che ricevono attraverso la pubblicità statale o il sostegno pubblico, sia che si tratti di fondi provenienti da Paesi dell’Ue che da Paesi terzi. Per evitare che le decisioni sulla moderazione dei contenuti prese dalle grandi piattaforme online incidano negativamente sulla libertà dei media inoltre, gli eurodeputati chiedono che sia messo a punto un meccanismo per gestire la rimozione dei contenuti distinguendo prima di tutto i media indipendenti dalle fonti non indipendenti.

Le piattaforme dovrebbero poi informare i media interessati dell’intenzione di eliminarne o limitarne i contenuti, lasciando loro 24 ore per rispondere. Se, trascorso questo termine, la piattaforma ritiene che il contenuto mediatico non sia conforme ai propri termini e condizioni, può procedere con la rimozione. Se il media coinvolto ritiene che la decisione della piattaforma non sia sufficientemente motivata e comprometta la libertà di stampa, potrà domandare una risoluzione extragiudiziale della controversia. Per evitare che i mezzi di comunicazione diventino dipendenti dalla pubblicità statale, il Parlamento propone infine che non si possa destinare a un media, una piattaforma online o un motore di ricerca più del 15% del bilancio disponibile complessivo nazionale per la pubblicità statale (3 ottobre).


Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.