hr flag go to the original language article
This article has been translated by Artificial Intelligence (AI). The news agency is not responsible for the content of the translated article. The original was published by HINA.

SARAJEVO – Il capo della delegazione dell’Unione Europea in Bosnia ed Erzegovina Luigi Soreca ha invitato venerdì i politici di quel paese a prendere sul serio e a sfruttare l’anno 2025 per raggiungere il tanto atteso progresso nel cammino verso l’adesione all’UE, avvertendoli di non permettere che sia ancora un anno di opportunità mancate.

In una colonna speciale, Soreca ha ricordato che i primi mesi del 2024 sono stati stimolanti poiché quel paese ha adottato importanti riforme, il che ha portato al via libera del Consiglio europeo per l’apertura dei negoziati di adesione, ma subito dopo c’è stato un rallentamento e dei blocchi, quindi i negoziati non sono ancora in vista.

Ha sottolineato che, oltre a non aver rispettato le proprie promesse di continuare ad adottare leggi di riforma, le autorità in BiH non sono state in grado di armonizzare nemmeno un piano di riforma che permettesse loro di attivare miliardi di euro in aiuti finanziari per quel paese nell’ambito del Piano di crescita per i Balcani occidentali.

“Nel 2024 siamo stati testimoni anche di minacce inaccettabili all’ordine costituzionale della Bosnia ed Erzegovina che il mondo democratico ha unanimemente condannato”, ha sottolineato Soreca, che oltre all’ambasciatore svolge anche il ruolo di rappresentante speciale dell’UE per la BiH.

Ha definito deludente il comportamento dei politici bosniaci, accusandoli di agire contro gli interessi dei cittadini.

Alludendo alle discussioni che si svolgono in BiH sul fatto che essa abbia ancora bisogno di un Alto Rappresentante con poteri esecutivi, a cui si oppongono particolarmente i politici della Repubblica Srpska, Soreca ha affermato che un’ampia supervisione internazionale in Bosnia ed Erzegovina non avrebbe mai dovuto essere permanente, ma la situazione attuale rende necessaria.

Ha affermato che le condizioni per la chiusura dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR) non sono state soddisfatte, quindi, man mano che il paese farà progressi sul cammino europeo, si può prevedere che la “priorità venga data a soluzioni nazionali”.

La responsabilità di ciò, ha sottolineato, è esclusivamente dei politici locali. (3 gennaio 2025.)