Have the article read by OpenAI (Beta). Please note that AI translations may take some time to process.

Bruxelles (ANSA) – Un fondo sovrano comune entro l’estate e aiuti di Stato nel breve termine: sono i due pilastri del nuovo Green Deal Industrial Plan presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il collegio dei commissari ha approvato la comunicazione che ne delinea priorità e contorni, e che sarà sul tavolo del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio. L’obiettivo è trasformare l’industria europea per accompagnarla “nell’era delle emissioni nette zero” cercando di non deragliare rispetto a Washington e Pechino.

Palazzo Berlaymont ha quindi deciso nell’immediato di aprire i rubinetti degli aiuti di Stato: la proposta è permettere fino al 2025 sussidi ai settori verdi in cui c’è rischio di delocalizzazione, ma anche agevolazioni e aiuti diretti alle aziende ricalcati su quelli offerti dagli americani. E potranno toccare addirittura le stesse cifre offerte da Paesi terzi. Una mossa per non perdere la guerra della competitività con Usa e Cina che si preannuncia però complicata su molteplici versanti interni, a partire dal rischio di avvantaggiare soltanto chi gode di cordoni della borsa larghi – Berlino in testa -, lasciando indietro tutti gli altri.

La responsabile della Concorrenza Ue, Margrethe Vestager, ha avvertito che “l’uso degli aiuti di Stato per stabilire una produzione di massa e per eguagliare le sovvenzioni straniere è qualcosa di nuovo” e “non è innocuo” per l’intregrità del mercato unico. Per questo, è stata la raccomandazione, i governi dovranno fare attenzione a “evitare una corsa individuale ai sussidi” che “farebbe perdere l’Ue nel suo insieme”. Ma il piano non convince neanche sul fronte dei finanziamenti di medio termine, dove tutto resta come prima senza aggiungere risorse fresche all’artiglieria Ue.

Il fondo per la sovranità – che sarà discusso non prima dell’estate – viene inquadrato nel contesto ancora vago della “revisione del bilancio comune” e, per raggiungere i circa 350 miliardi di euro necessari, Palazzo Berlaymont rimescola le carte dei fondi già esistenti, affidandosi in primis sulle “risorse ponte” dei 250 miliardi tra il Recovery fund e il RePowerEu e dei 100 miliardi dalla politica di coesione, oltre ai fondi InvestEu e per l’Innovazione. Del resto, diversi Paesi, capeggiati da Germania e Paesi Bassi, si sono già opposti all’idea di nuovo debito in comune e anche il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, ha confermato che al momento il progetto non è in cantiere (1 febbraio).

Qatargate, il Parlamento europeo approva la revoca delle immunità di Tarabella e Cozzolino

Bruxelles (ANSA) – Via libera della Plenaria dell’Eurocamera alla revoca dell’immunità per gli eurodeputati Marc Tarabella e Andrea Cozzolino che, secondo gli inquirenti belgi, potrebbero essere coinvolti nel Qatargate. Presente, in Aula, l’eurodeputato belga Tarabella. Il voto per entrambe le revoche è avvenuto per alzata di mano. Tarabella, come aveva preannunciato nelle settimane scorsa, ha votato a favore della perdita delle guarentigie che impediscono alla giustizia di un Paese membro di mettere in stato di fermo un membro dell’Eurocamera. “Ho votato a favore, ora la giustizia farà il suo lavoro. Io avrò la possibilità esprimermi e potrò rispondere agli attacchi della stampa” ha detto Tarabella ai cronisti dopo il voto sulla revoca dell’immunità (2 febbraio).

Italia chiede corridoi umanitari europei finanziati dalla Commissione

Bruxelles (ANSA) – In vista del Consiglio europeo straordinario del 9-10 febbraio, l’Italia chiede “lo sviluppo di corridoi umanitari europei, coordinati e finanziati dalla Commissione europea”. In un ‘non paper’ di cui l’ANSA ha preso visione, Roma sottolinea come tale azione rappresenti un “modo per garantire un accesso sicuro e legale all’Europa alle persone vulnerabili, combattendo al contempo il traffico di esseri umani”. “Siamo inoltre convinti – si legge nel testo – che schemi nazionali specifici per la concessione ben monitorata di permessi di lavoro o visti di studio potrebbero essere straordinariamente efficaci per incentivare la cooperazione dei Paesi terzi”.

“Siamo tutti consapevoli che le ricollocazioni non rappresentano la soluzione strutturale ai flussi migratori, ma nel breve periodo restano uno strumento necessario per dare alla solidarietà un’immagine significativa e concreta”, si legge. “Tuttavia, per essere efficaci, richiedono miglioramenti significativi rispetto al meccanismo volontario, che è ancora lontano dall’essere pienamente attuato”, continua il documento, sottolineando come “le ricollocazioni obbligatorie devono essere il fulcro di qualsiasi meccanismo di solidarietà”.

Il Consiglio Ue dovrebbe chiedere “una rapida attuazione” dell’iniziativa della Commissione Europea sulla promozione di una “più stretta cooperazione” tra gli Stati, anche quando si tratta di operazioni “condotte da navi private, come mercantili e ong, battenti bandiera di Stati membri e Paesi associati”. Il testo presegue osservando che “la maggior parte di queste attività comporta una cooperazione transfrontaliera con Paesi diversi dagli Stati di bandiera delle navi” e che “un quadro generale di linee guida concordate faciliterebbe la cooperazione”.

L’Ue vola a Kiev, scure di Zelensky sulla corruzione

Bruxelles (ANSA) – Il ‘Team Europa’ trasloca a Kiev per due giorni. Domani, infatti, nella capitale ucraina vi sarà un incontro del collegio dei commissari con il governo dedicato principalmente al tema dell’adesione all’Ue mentre, venerdì, sarà la volta del summit Michel-von der Leyen-Zelensky, più incentrato sulle questioni relative alla guerra. Il presidente ucraino sa che quella di domani sarà una tappa cruciale nel viaggio del suo Paese verso l’Ue e dunque vuole fare bella figura: i vertici delle dogane sono stati decapitati e sono scattate perquisizioni e fermi all’agenzia fiscale in un nuovo giro di purghe contro i corrotti.

La concessione dello status di Paese candidato, la scorsa estate, è stata accompagnata da una serie di richieste da esaudire prima di poter passare allo stadio successivo: l’apertura dei negoziati vera e propria. Le riforme comprendono vari capitoli, come la selezione dei giudici della Corte costituzionale, la lotta alla corruzione e all’influenza degli oligarchi, la protezione delle minoranze e una nuova legge sui media. Processi che possono impiegare decenni qui vanno invece approvati a rotta di collo. Nella bozza di conclusioni del vertice c’è un passaggio in cui vengono “riconosciuti i notevoli progressi compiuti” dall’Ucraina a tal fine e s’incoraggia il Paese a “proseguire su questa strada e a soddisfare le condizioni specificate nel parere della Commissione”.

Al summit ad ogni modo si toccheranno altri temi. La guerra, ovviamente. L’Ue porterà in dono un rinnovato impegno sull’addestramento dei soldati ucraini – 30mila e non più 15mila – e che ora comprenderà anche i carristi. Il piano di pace in 10 punti di Zelensky verrà discusso – l’Ue lo sosterrà – e, al contempo, si affronterà anche la questione della ricostruzione, collegata dell’eventuale utilizzo dei beni congelati alla Russia dai Paesi dell’Ue e del G7. Infine, il decimo pacchetto sanzioni allo studio a Bruxelles, che dovrebbe vedere la luce in tempo per il 24 febbraio, anniversario dell’inizio del conflitto.