Granada (ANSA) – Al vertice informale dei leader europei a Granada, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricucito lo strappo con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, aprendo un’ulteriore porta alla strategia italiana sul blocco delle partenze. I due leader hanno avuto un bilaterale al Palazzo dei Congressi di Granada, a margine del summit. Un incontro di 45 minuti che, dopo lo scontro su Ong e regolamento delle crisi, ultimo tassello del Patto Ue per la migrazione, ha segnato una tregua tra Roma e Berlino.
Scholz “è consapevole che la strategia italiana è l’unica che può essere efficace: a me ha detto che bisogna andare avanti con questo lavoro in Tunisia” ha detto Meloni al termine del vertice. “Tutti ci dicono che il lavoro con Tunisi deve essere replicato con altri Paesi del Nord Africa e non solo”, ha aggiunto. E Scholz, in conferenza stampa, ha confermato il riavvicinamento.
Con la premier “abbiamo parlato spesso”, anche oggi: “si tratta di conversazioni molto intense in cui abbiamo trovato una comprensione molto pragmatica. Siamo entrambi molto contenti di essere riusciti a trovare l’ultimo elemento fondamentale del diritto europeo in materia di asilo. La riforma è diventata possibile” ha detto il cancelliere tedesco, precisando che, sui finanziamenti alle Ong, non ha deciso lui ma il Bundestag, cioè il Parlamento (6 ottobre).
Strappo di Polonia e Ungheria a Granada, veto sul capitolo migrazione
Granada/Bruxelles (ANSA) – Il vertice informale dei leader europei ha approvato la Dichiarazione di Granada all’unanimità in tutte le sue parti tranne che quella relativa all’immigrazione, dove, a causa del veto di Polonia e Ungheria, è stata sostituita da una dichiarazione a parte del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Varsavia e Budapest contestano in particolare il meccanismo di solidarietà obbligatorio previsto nel regolamento sulla gestione delle crisi, testo chiave del patto Ue per la migrazione in via di approvazione.
Seppure sia necessaria la maggioranza qualificata, i due Paesi dell’Europa centro-orientale sostengono che l’accordo richieda il consenso di tutti gli Stati membri sulla base di un principio stabilito dai leader europei in passato. “Polonia e Ungheria sono state stuprate giuridicamente” sui migranti, è stata la provocazione del premier magiaro, Viktor Orban. “In qualità di politico responsabile, respingo ufficialmente l’intero paragrafo delle conclusioni del vertice sulla migrazione. La Polonia è e rimarrà sicura sotto il governo del PiS” ha scritto su X il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki ad una settimana dalle elezioni.
La premier Giorgia Meloni ha detto di “comprendere” le posizioni di Polonia e Ungheria, che comunque non mettono in pericolo il Patto sulla migrazione. Un Patto sul quale Meloni, al pari dei suoi alleati europei, non vede comunque alcuna svolta. “Lo abbiamo votato perché le nuove regole sono migliori delle precedenti ma non è la nostra priorità”, ha puntualizzato la premier, sottolineando la necessità di “una soluzione strutturale”, ossia di fermare i flussi (6 ottobre).
Lo spettro di Trump a Granada, Zelensky incalza l’Ue
Granada (ANSA) – Lo spettro di Donald Trump alla Casa Bianca in un prossimo futuro, le incognite legate all’avanzare dei sovranisti in Europa, i timori di un nuovo inverno all’insegna dell’emergenza energetica: il ritorno di Volodymyr Zelensky in Europa è segnato da mille ombre e dalla sensazione che, con il passare del tempo, Kiev possa ritrovarsi un po’ più sola. Il presidente ucraino, a Granada per il vertice della Comunità politica europea, ha chiesto sostegno militare e maggiore autonomia dagli Stati Uniti che, per evitare lo shutdown, hanno tagliato 6 miliardi di dollari di aiuti a Kiev.
“Quando ho incontrato Joe Biden mi ha assicurato il suo supporto e quello del Congresso. Ho fiducia nell’America” ma “l’Europa non abbassi le vele per aspettare la fine della tempesta, sia insieme all’America per proteggere i nostri valori comuni e la libertà”, ha incalzato Zelensky provando ad allontanare quella che la diplomazia europea chiama “fatigue”, ovvero l’emergere della stanchezza nel sostegno Kiev. Tra i primi leader ad incontrare il capo di Stato ucraino c’è stata Giorgia Meloni. “L’Italia sostiene l’Ucraina con l’obiettivo di raggiungere una pace giusta, duratura, complessiva”, ha assicurato la premier spiegando di lavorare ad un’iniziativa sul grano a favore dei Paesi africani.
Per Zelensky, tuttavia, la discussione con Meloni è andata più nello specifico “sui prossimi aiuti militari” da Roma, “inclusi quelli per rafforzare la difesa aerea ucraina”. In realtà sull’ottavo pacchetto di assistenza militare il governo ha qualche grattacapo. “Non abbiamo risorse illimitate”, ha avvertito il ministro della Difesa Guido Crosetto dopo l’annuncio, da parte del titolare della Farnesina Antonio Tajani, di una nuova tranche di aiuti (5 ottobre).
L’Ue condanna l’attacco di Hamas, ‘Israele deve difendersi’
Roma (ANSA) – L’Unione europea ha condannato l’attacco senza precedenti sferrato da Hamas contro Israele. “Israele ha il diritto di difendersi da questi odiosi attacchi” ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen esprimendo la sua “inequivocabile condanna” per gli attacchi condotti da Hamas che definisce “terrorismo nella sua forma più spregevole”. Condanna “senza riserve” è stata espressa dall’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell.
“Queste orribili violenze – ha scritto – devono cessare immediatamente. Con il terrorismo e la violenza non si risolve niente. L’Ue esprime la sua solidarietà a Israele in questi difficili momenti”. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha chiamato il premier palestinese Mohammad Shtayyeh per esprimergli la condanna degli attacchi indiscriminati contro i civili e chiedere il rispetto dei diritti umani. Michel, in un post su X, ha scritto che l’Ue è pronta a sostenere il rilancio del processo politico attraverso le iniziative di Borrell insieme a tutti i partner della regione.
Il governo italiano ha dichiarato di seguire da vicino l’attacco, condannando “con la massima fermezza il terrore e la violenza contro civili innocenti in corso” e dando “sostegno al diritto di Israele a difendersi”. “Hamas cessi subito questa barbara violenza”, ha chiesto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendo che il governo, convocato dalla premier Giorgia Meloni per fare il punto, si è messo “in costante contatto con l’Unione europea e gli alleati” (7 ottobre).
Batosta alle regionali per Scholz, vola l’ultradestra
Berlino (ANSA) – Nell’ultimo test elettorale prima delle Europee, la coalizione semaforo del cancelliere Olaf Scholz esce con le ossa rotte dal voto nelle due popolose regioni tedesche del sud-ovest, Baviera e Assia, dove l’ultradestra incassa invece nuovi successi: nel Land di Francoforte sul Meno, la capitale economica della Germania, è diventato il secondo partito ottenendo la più forte affermazione finora mai registrata nell’ovest del Paese.
In Assia i cristiano-democratici della Cdu, all’opposizione a Berlino, festeggiano un trionfo grazie al balzo di quasi otto punti che li conferma alla guida della loro venticinquennale roccaforte con il 34,6%. Mentre, pur con il peggior risultato dal 1950, la loro ala destra bavarese della Csu si è confermata prima forza in Baviera anche se con “solo” il 36,4% e una flessione di 0,8 punti in un Land dove ancora 20 anni fa aveva una maggioranza dei due terzi.
Il leader e presidente regionale Markus Soeder ha subito lasciato intendere che continuerà a governare con la formazione di destra dei ‘Liberi elettori’, i quali avrebbero raccolto il 15,3% e propende per la stessa soluzione. La ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser, capolista dell’Spd in Assia, ha definito “molto deludente” il risultato del partito socialdemocratico, che ha raccolto solo il 15,1%, in calo di quasi 5 punti.
In Baviera l’Spd è scesa al suo minimo storico risultando solo quinta con l’8,0% delle preferenze e una flessione di quasi due punti. Anche i Verdi della titolare degli Esteri Annalena Baerboeck, avrebbero perso tre punti in Baviera, scendendo al 14,6%, e cinque in Assia (14,8%), dove però in teoria potrebbero continuare a governare con la Cdu del presidente regionale Boris Rhein. Crolla infine l’alleato liberale di Scholz: l’Fdp rischia di non superare la soglia di sbarramento del 5% in Assia ed è stimato ben sotto (al 2,9%) in Baviera (8 ottobre).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.