Bruxelles (ANSA) – “La Russia deve pagare per l’ulteriore escalation”. A metà pomeriggio Ursula von der Leyen scende al pianterreno di palazzo Berlaymont, accompagnata del ministro degli Esteri Ue Josep Borrell, per metterci la faccia. E presentare l’ottavo pacchetto sanzioni della Commissione.La presidente ha promesso anche il price cap al greggio russo, sulla linea di quanto stabilito “in linea di principio” al G7. Una misura che dovrà superare le forche caudine dell’unanimità.
“Abbiamo già deciso di vietare l’ingresso del greggio russo via mare a partire dal 5 dicembre”, ha ricordato la presidente. “Alcuni Paesi in via di sviluppo – ha continuato – hanno ancora bisogno di forniture di petrolio russo, a prezzi bassi, e questo tetto contribuirà a ridurre le entrate della Russia nonché a mantenere stabili i mercati energetici globali”. Nel concreto, toccherà al Consiglio entrare nel merito. La presidenza ceca punta ad un via libera prima del vertice dei leader di Praga ma la strada è minata. L’Ungheria, ad esempio, già promette battaglia. Viktor Orban ha annunciato una “consultazione nazionale” sulle sanzioni energetiche, suscitando lo spettro di un veto permanente, o addirittura il blocco al rinnovo delle misure contro la Russia.
L’ottavo pacchetto contiene misure molto puntute. Nell’ordine: nuove limitazioni all’export di alta tecnologia verso la Russia, per colpire la macchina bellica; riduzione dell’import di materie prime; divieto per gli europei di sedere nei cda di aziende statali russe (già soprannominata come la norma-Schroeder, dato che l’ex cancelliere tedesco guida il Cda di Rosneft). Nel complesso, è la stima dell’Ue, le misure priveranno il Cremlino di altri 7 miliardi di euro d’introiti. L’ultimo capitolo riguarda l’aggiramento delle sanzioni: chi le evaderà (o aiuterà a farle evadere) sarà incluso a sua volta nella lista nera. E varrà anche per “i non russi” (28 settembre).
Ue, ‘le sanzioni funzionano, Pil russo giù dell’11%’
Bruxelles (ANSA) – “Le nostre sanzioni funzionano: il Pil russo precipiterà dell’11%, un crollo maggiore di quello registrato durante la caduta dell’Urss”. Ad esserne certo è il direttore esecutivo del servizio esterno dell’Ue (l’EEAS) Luc Pierre Devigne, ascoltato oggi in audizione alla commissione Esteri dell’Eurocamera. “Riteniamo perciò che la strada scelta dall’Ue funzioni e che dobbiamo essere ancora più risoluti: non è questo il momento di cedere”, ha aggiunto Devigne. Il dato sulla (possibile) contrazione del Pil russo è massiccio e contraddice le stime pubblicate da Mosca. Il ministero dell’Economia russo, infatti, prevede una diminuzione del prodotto interno lordo del 2,9% nel 2022, dello 0,9% nel 2023 e persino una crescita del 2,6% nel 2024. Vladimir Putin è stato d’altra parte chiaro: “Il blitzkrieg economico dell’Occidente è fallito”, ha dichiarato recentemente.
Se le sanzioni funzionino o meno non è un fatto secondario, visti gli effetti sui prezzi dell’energia e a cascata su inflazione, consumatori e imprese.In realtà un rapporto riservato del governo russo dimostrerebbe che le misure occidentali mordono eccome e per il 2023 prevedrebbe un crollo del Pil dell’11% nel caso dello “scenario peggiore” (“-3,8%” invece se le misure di contenimento avranno successo”). Devigne non ha fornito dettagli sull’origine di queste stime. Di certo c’è che l’Ue sta lavorando a rincarare la dose con un nuovo pacchetto sanzioni: il price cap al petrolio via oleodotto non ci sarà – lo stop alle importazioni via mare scatta invece dal 2023 – mentre il dibattito su quello del gas continua (27 settembre).
Ue, da taglio consumi al decoupling gas-elettricità
Bruxelles (ANSA) – Un pacchetto di misure d’emergenza pronte a essere licenziate e, accanto, una serie di proposte non ufficiali da definire nelle prossime settimane. Tra queste, una novità: il disaccoppiamento temporaneo tra i prezzi del gas e dell’elettricità. Nel ‘non paper’ in cui la Commissione europea ribadisce la sua contrarietà al price cap generalizzato al gas richiesto da 15 Paesi membri, tra cui l’Italia e la Francia, spunta un primo intervento che anticiperebbe la riforma del mercato elettrico.
Sulla scia di quanto già fatto per il gas (-15%), è pronto il via libera al taglio obbligatorio del 10% della domanda di elettricità, almeno il 5% nelle ore di punta tra dicembre 2022 e marzo 2023. Le ore di picco dei prezzi nello stesso periodo dovranno essere coperte almeno per il 7%, ma i governi chiedono maggiore flessibilità e domani potrebbero scendere al 3%.
Sarà fissato a 180 euro per megawatt per le grandi compagnie energetiche che producono elettricità da fonti a basso costo come rinnovabili, nucleare e carbone. Ok anche alla tassa per le oil&gas sulla base dei profitti straordinari realizzati nel 2022, calcolato sulla base degli ultimi 4 anni a partire dal 2018. Per ora Bruxelles mette sul piatto un tetto al gas russo ma non generalizzato su tutte le importazioni in Ue. Per l’esecutivo Ue, stabilire un price cap generalizzato “comporterebbe rischi” per la sicurezza degli stock.
C’è anche “il limite al prezzo del gas nella formazione del prezzo dell’elettricità” tra le idee della Commissione europea. Si tratta, di fatto, di un primo disaccoppiamento temporaneo sul modello iberico e su base nazionale nell’attesa della riforma del mercato elettrico che potrebbe arrivare alla fine dell’anno. L’obiettivo è attenuare l’influenza dei prezzi elevati del gas sulla formazione dei prezzi dell’elettricità. Il differenziale di costo tra il tetto e i prezzi di mercato sarebbe a carico del sistema elettrico degli Stati membri.
Si lavora, poi, a un indice di riferimento per il prezzo del gas naturale liquefatto (Gnl) alternativo rispetto al Ttf, a cui aderire su base volontaria. E’ in arrivo, infine, “entro metà ottobre” un aggiornamento del quadro temporaneo Ue di crisi per continuare a sostenere l’industria e le aziende (29 settembre).
Esplosioni e fuga di gas dal Nord Stream, volano i prezzi
Roma (ANSA) – Esplosioni, fughe di gas e l’acqua del mare che ribolle. Le due linee del Nord Stream, 1 e 2, hanno subito danni “senza precedenti” nel tratto di mar Baltico tra Danimarca e Svezia. E sebbene il gasdotto che collega la Russia all’Europa fosse ormai fermo per la guerra in Ucraina, le sanzioni a Mosca e i ricatti del Cremlino, ad Amsterdam il prezzo del gas – che era rimasto più o meno stabile anche dopo la chiusura dei rubinetti da parte di Gazprom ad agosto – è schizzato fino ai 207 euro al megawattora (+19%).
Il primo a non escludere l’ipotesi di “un sabotaggio” è stato lo stesso Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che ha invocato “un’indagine urgente”, parlando di “notizie davvero allarmanti” e di “un problema che riguarda la sicurezza energetica dell’intero continente”. A stretto giro di posta è arrivata l’accusa diretta di Kiev di “un attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione contro l’Ue”.
Secondo il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, Mosca “vuole così destabilizzare la situazione economica in Europa e provocare il panico pre-inverno”. Se la Commissione europea ritiene “prematuro speculare” sulle cause delle fughe di gas, assicurando che al momento “non c’è alcun impatto sulla sicurezza”, gli Stati Uniti si sono detti pronti ad aiutare gli europei sulle indagini. Spingendosi oltre: “Le prime informazioni indicano che siano state causate da un attacco”, ha detto il segretario di Stato Antony Blinken, sottolineando comunque che si tratta “solo di prime notizie”.
Anche la Nato sta monitorando la situazione “con grande preoccupazione”, in contatto con gli alleati, a cominciare dalla Danimarca, ma anche con Svezia e Finlandia, i due Paesi in procinto di aderire all’Alleanza Atlantica per effetto della guerra di Putin. Mentre a Berlino la possibilità che tre fughe di gas si siano verificate contemporaneamente non sembra un caso, ma frutto “di un attacco mirato”, ha riferito una fonte a Tagesspiegel. Secondo il giornale, si stanno valutando due ipotesi principali: all’origine dell’attacco potrebbe esserci l’Ucraina o qualche suo alleato, oppure un’operazione russa sotto falsa bandiera, per alimentare maggiore insicurezza e far salire ancora di più prezzi del gas (27 settembre).
Frontex, 66mila russi entrati in Ue in una settimana
Bruxelles (ANSA) – Ben 66.000 russi sono entrati nell’Ue nell’ultima settimana (19-25 settembre), con un aumento del 30% rispetto alla settimana precedente. Lo riporta l’ultimo bollettino di Frontex. La maggior parte è entrata attraverso i valichi di frontiera finlandesi ed estoni. “Gli ingressi sono aumentati significativamente in Finlandia a seguito dell’annunciata mobilitazione in Russia”, nota il bollettino. “Il 19 settembre, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia hanno iniziato ad applicare restrizioni all’ingresso dei cittadini russi che viaggiano esclusivamente per turismo o per svago, restrizioni simili sono in corso in Finlandia”, si legge (27 settembre).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.