Roma (ANSA) – Più che raddoppiati gli sbarchi di migranti nei primi sette mesi del 2023: secondo i dati del Viminale sono stati 89.158 rispetto ai 41.435 dello stesso periodo nel 2022, pari a un aumento del 115,18%. Il principale Paese di partenza verso l’Italia è la Tunisia mentre l’anno scorso era la Libia. Aumentano i soccorsi a seguito di eventi Sar, coinvolti nel 72,64% dei casi: 64.764 (di cui 3.777 soccorsi da Ong) rispetto ai 19.171 (6.224 soccorsi da Ong) del 2022. I rimpatri sono stati 2.561 (+28,05%) rispetto ai 2.000 dello scorso anno. Crescono anche le richieste di asilo: 72.460 (+70,59%).
“Potenzieremo il sistema delle espulsioni soprattutto di persone che si sono rivelate pericolose; e metteremo risorse e procedure più veloci per la realizzazioni di Cpr, i centri presso i quali vengono trattenuti gli irregolari da espellere” ha annunciato in un’intervista al Messaggero il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. In tal senso il governo conta di fare “un provvedimento entro settembre di rafforzamento del sistema della sicurezza con maggiori assunzioni e maggiori risorse finanziarie”.
“Abbiamo ottenuto nell’ultimo anno un incremento delle espulsioni del 30 per cento. Vogliamo elevare questa percentuale”, afferma il ministro, secondo il quale il decreto Cutro sta funzionando. “Ci ha consentito una gestione più ordinata del fenomeno”, dice. Gli effetti “ci incoraggiano a continuare su questa linea”. Per il ministro, il record di sbarchi “è il frutto di una pressione migratoria epocale legata a una drammatica crisi socio-economica in Tunisia”.
Le compagnie aeree dell’Ue contro la stretta sul caro-voli. Lettera alla Commissione
Bruxelles (ANSA) – Dopo Ryanair scende in campo contro la stretta italiana sul caro-voli l’associazione europea delle compagnie aeree, Airlines for Europe. Si rivolge alla Commissione europea perché chiarisca “con l’Italia” l’impatto del decreto sul mercato europeo del trasporto aereo “libero e deregolamentato”. E, lamentando un possibile effetto domino in altri Paesi, chiede se il provvedimento non violi il diritto delle compagnie aeree di competere e fissare i propri prezzi e servizi.
Per il ministero delle Imprese e del Made in Italy, però, le misure annunciate sono “pienamente in linea con le direttive europee in materia di tutela dei consumatori”. Il Mimit ha quindi ribadito di essere intervenuto dopo “fenomeni speculativi” evidenziati dal Garante della concorrenza nelle tratte da e verso la Sicilia. L’Enac, ha aggiunto, “ha appurato come il costo dei biglietti sia cresciuto in modo del tutto anomalo proprio in coincidenza con eventi catastrofali, come il deragliamento del treno merci nei pressi della stazione di Firenze Castello o dell’alluvione in Emilia-Romagna, quando non erano praticabili altri mezzi di trasporto”.
L’esecutivo comunitario ha già fatto sapere la scorsa settimana di aver chiesto chiarimenti all’Italia. E dopo la lettera di Alliance for Europe ha ribadito di essere in attesa “di ricevere informazioni più dettagliate sul contenuto della misura”. Si sta esaminando la questione. Resta il sostegno, è stato ribadito, a “misure volte a promuovere la connettività a prezzi accessibili, purché in linea con le norme del mercato interno dell’Ue”. Il diritto europeo, spiega l’esecutivo europeo, garantisce la libertà delle compagnie “di fissare i propri prezzi, a condizione che rispettino le disposizioni in materia di trasparenza”. Gli Stati possono stabilire obblighi di servizio “per garantire livelli minimi di servizio e connettività territoriale”, ma “solo in casi molto specifici ed eccezionali”, come per rotte di regioni remote non adeguatamente servite (16 agosto).
Corsa alla presidenza Bei, le candidature chiudono il 18 agosto
Bruxelles (ANSA) – Rush finale nella corsa alla presidenza della Banca europea per gli investimenti. Le candidature dei governi nazionali chiuderanno il 18 agosto. I favoriti ad accaparrarsi il posto occupato negli ultimi dodici anni dal tedesco Werner Hoyer sono fin qui l’ex ministro delle Finanze italiano Daniele Franco, la danese vicepresidente della Commissione Ue Margrethe Vestager, e la ministra dell’Economia spagnola Nadia Calvino. In corsa vi sono anche la polacca Teresa Czerwinska, attuale vicepresidente della Bei, e lo svedese Thomas Ostros, ex vicepresidente della stessa istituzione.
Secondo quanto riferito da più fonti, grazie al suo profilo tecnico Franco sarebbe al momento in pole per ottenere un consenso trasversale tra i 27. A perdere terreno sarebbe invece la danese Vestager a seguito del dissidio con la Francia sulla nomina – poi sfumata – dell’americana Fiona Scott Morton nel ruolo di capo economista all’antitrust Ue. Mentre sul nome di grande spessore di Calvino, appena ufficializzato da Madrid, pesa lo stallo politico iberico.
L’obiettivo dei Paesi membri è arrivare a un accordo all’Ecofin informale in programma il 16 settembre a Santiago de Compostela. La scelta del presidente dovrà avvenire a maggioranza qualificata, vale a dire con il consenso di 18 Paesi membri che rappresentino il 68% del capitale sottoscritto della Bei. Una nomina che aprirà la strada anche alle manovre politiche verso le Europee del 6-9 giugno 2024 (14 agosto).
Borrell, le accuse di tradimento a Bazoum nuova provocazione
Roma/Bruxelles – Il nuovo Niger del regime militare resta alla deriva tra i messaggi discordanti dei golpisti che a fine luglio hanno spodestato il presidente Mohamed Bazoum. All’indomani di una inaspettata apertura alla via diplomatica per risolvere la crisi, gli stessi leader del colpo di Stato hanno reso noto che “perseguiranno” il deposto Bazoum per “alto tradimento” e “minaccia alla sicurezza” del Paese. Per l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell, si tratta di una “provocazione”. “Denuncio il desiderio della giunta di accusare Mohamed Bazoum di alto tradimento. Una nuova provocazione contro la democrazia in Niger, l’Ecowas e i partner del Niger” ha scritto su X il capo della diplomazia europea, chiedendo “con urgenza il ritorno all’ordine costituzionale e l’immediata liberazione del Presidente legittimo”.
Intanto prosegue la violenza e l’instabilità nel Paese, uno dei più poveri e turbolenti del mondo e spesso in fondo all’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Secondo l’Alto Comando della Guardia Nazionale sei soldati nigerini e dieci “terroristi” sono stati uccisi durante combattimenti a una ventina di chilometri dalla cittadina di Sanam, nell’ovest del Paese. La località si trova nella regione di Tillabéri, nella cosiddetta zona dei “tre confini” situata tra Niger, Mali e Burkina Faso, teatro di numerosi attacchi jihadisti. E’ proprio con il “deterioramento della sicurezza” nel Paese che il regime militare ha giustificato il suo colpo di Stato del 26 luglio (14 agosto).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.