Bruxelles/Berlino (ANSA) – Alla vigilia della riunione dei ministri dell’Interno a Bruxelles, il cancelliere Olaf Scholz, con la sponda dei liberali, ha imposto la sua linea, chiedendo che la Germania tolga l’astensione sul regolamento in materia di gestione delle crisi migratorie, fermo da settimane per una serie di veti incrociati tra Stati membri. Il provvedimento è parte del Patto dell’Ue sulla migrazione e l’asilo, presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020. Secondo quanto riportato da Bild, che cita fonti governative, Scholz avrebbe fatto valere la sua linea sulle contestazioni dei Verdi, in particolare quella della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, un dissenso che rischiava di bloccare tutto in sede europea.
L’apertura tedesca è stata accolta con la consueta cautela a Bruxelles. La presidenza spagnola aveva optato per derubricare la discussione sul regolamento per le crisi migratorie ad uno scambio di vedute sullo stato dell’arte, giudicando “controproducente” lasciare il testo più spigoloso del Patto sulla migrazione alla mercé di un dibattito ad altissimo rischio scontro. Parallelamente la Spagna e il Consiglio Ue da giorni lavoravano proprio con la Germania ad una limatura del testo che andasse incontro alle richieste tedesche, concentrate su due punti: la necessità di maggiori tutele per famiglie e minori in caso di crisi migratoria e il non inserimento nel regolamento della strumentalizzazione dei flussi operata, ad esempio, dalla Bielorussia prima dello scoppia della guerra in Ucraina.
Se Berlino formalizzerà il suo sì – così come è stato anticipato dalla stampa tedesca – a nulla servirà il voto contrario di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Austria: la maggioranza qualificata sarà blindata anche perché all’ok tedesco potrebbe seguire anche il voto favorevole degli olandesi. E’ difficile, tuttavia, che al Consiglio Affari Interni si arrivi all’intesa ufficiale: alla riunione ci potrà essere un accordo politico, a cui seguirà il voto formale alla riunione dei rappresentanti permanenti (27 settembre).
Indagine Ue su auto elettrica cinese anche per Tesla
Pechino (ANSA) – Anche i marchi stranieri, tra cui Tesla e Volvo (controllata da Geely), dovranno affrontare l’indagine dell’Unione europea sui sussidi ai veicoli cinesi. In un’intervista al Financial Times, il commissario Ue al Commercio Valdis Dombrovskis ha detto che ci sono “prove prima facie sufficienti” per giustificare l’esame dell’import dalla Cina di veicoli alimentati a batteria, che Bruxelles teme possano colpire l’industria automobilistica europea. “A rigor di termini, l’indagine non si limita solo ai veicoli elettrici di marca cinese, ma possono riguardare altri produttori se ricevono sussidi alla produzione”, ha detto Dombrovskis.
Pechino ha espresso il suo disappunto per l’indagine anti-sovvenzioni, definito un atto di “protezionismo” dal ministro del commercio cinese, Wang Wentao. Tesla esporta auto elettriche in Europa dalla gigafactory di Shanghai, anche se i numeri potrebbero diminuire con l’apertura del suo impianto a Berlino. Allo stato, circa un quinto di tutti i veicoli elettrici venduti in Europa sono prodotti in Cina: nella prima metà del 2023, erano l’11,2% dei veicoli elettrici venduti in Germania, secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali (Csis). Circa il 91%, proveniva da marchi europei di proprietà cinese come la britannica MG (Saic), o la Volvo Polestar, o da joint venture tra aziende europee e cinesi come Dacia Spring, Smart o Bmw iX3 (27 settembre).
Lagarde gela le Borse, ‘tassi alti finché serve’
Bruxelles (ANSA) – La Bce intende continuare a mantenere i tassi alti “per un periodo sufficientemente lungo”, perché diano “un contributo sostanziale al tempestivo ritorno dell’inflazione” all’obiettivo del 2%. Non solo. Proseguirà “l’approccio dipendente dai dati” e, in ogni caso, “non parliamo al momento di una riduzione”. Le parole della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, non hanno in realtà riservato sorprese per gli addetti ai lavori. Si è persino detta “fiduciosa” di poter riportare l’inflazione al 2%. Ma sono parole arrivate come una doccia d’acqua gelida sui mercati, ormai entrati in un tunnel di angoscia per le prospettive di tassi d’interesse più alti e più a lungo di quanto previsto sino ad ora.
Lagarde è intervenuta alla Commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo per il consueto confronto dell’istituto centrale con i decisori politici dell’Ue. “Non si prevede una recessione nel nostro scenario di base” ma solo “stagnazione”. Quanto all’opportunità politica di prendere o meno certe decisioni sui tassi “il nostro mandato garantire stabilità dei prezzi e riportare l’inflazione al 2% nel medio periodo”, ha ripetuto più e più volte la politica francese. “È questo che ci spinge. La nostra ossessione è la missione e il mandato che ci è stato conferito dai trattati. Questo è il contesto e il tasso di interesse è lo strumento chiave che possiamo usare per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%” (25 settembre).
Via libera del Consiglio Ue a nuovo regolamento su Euro 7
Bruxelles (ANSA) – Il Consiglio Competitività ha dato via libera al nuovo regolamento Euro 7. Le misure, che per la prima volta coprono auto, furgoni e veicoli pesanti in un unico atto giuridico, mirano a stabilire regole più adeguate per le emissioni dei veicoli e a ridurre ulteriormente le emissioni di inquinanti atmosferici del trasporto stradale, spiega il Consiglio Ue sottolineando come nel nuovo testo sia stato raggiunto “un equilibrio tra prescrizioni rigorose in materia di emissioni dei veicoli e investimenti supplementari per l’industria, in un momento in cui i costruttori europei di autovetture sono in una fase di trasformazione”.
“Il testo” sui nuovi standard Euro 7 elaborato dalla presidenza di turno dell’Ue della Spagna “è un compromesso che per ora rappresenta un passo in avanti sulla giusta strada, e quindi lo consideriamo un successo” ha detto il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo in sessione pubblica al Consiglio. Rispetto alla proposta iniziale avanzata dalla Commissione europea, ha sottolineato, si tratta di una “posizione più avveduta, responsabile, concreta, pragmatica e realistica”, che pertanto l’Italia “approva” (25 settembre).
L’Ue contro X sulla disinformazione, allarme Italia
Bruxelles (ANSA) – L’Ue lancia un allarme sulla disinformazione online, con il rischio di ingerenze russe nelle elezioni, e un avvertimento a X. L’ex Twitter “è la piattaforma con il maggior rapporto di post con cattiva informazione o disinformazione”, ha affermato la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova. Con l’arrivo, un anno fa, del patron della Tesla al comando, a maggio Twitter-X ha abbandonato il Codice di condotta Ue. Ma “Musk sa che non è esonerato dagli obblighi”, è stato il monito di Jourova: c’è il Digital Service Act “pienamente in vigore” e “lo applicheremo” con un’unità “molto ben attrezzata che monitorerà e supervisionerà ciò che stanno facendo le piattaforme”.
Il contesto è quello della prima pubblicazione semestrale dei rapporti delle grandi piattaforme online sull’applicazione del codice di autodisciplina contro la disinformazione, sottoscritto a giugno 2022. Dai dati emerge un quadro preoccupante per l’Italia, che risulta prima nella diffusione di fake news sui social. Meta ha affermato di aver rimosso nei primi sei mesi 2023 oltre 45mila contenuti da Facebook e 1.900 da Instagram di fake news “dannose per la salute o di interferenza elettorale o sui censimenti”: è il valore più alto nell’Ue. Sono italiani un terzo dei 140mila post rimossi da Facebook e solo poco meno di un terzo dei 6.900 cancellati da Instagram.
Poi c’è TikTok. Come noto il social cinese, con gli strali della Commissione europea, ha dovuto aumentare i controlli, tra l’altro, sull’accesso dei minori, i più attivi nel crearsi un profilo falso per oltrepassare il limite di età. Ebbene, emerge ora che solo nel primo semestre TikTok ha rimosso in Italia oltre 1,3 milioni di account falsi, a fronte dei 5,9 milioni eliminati nell’intera Ue. Infine, sempre nel nostro Paese, Google ha rifiutato 14.994 tentativi di pubblicare annunci elettorali da inserzionisti non verificati (141.823 quelli bloccati in tutta l’Ue), mentre Youtube ha rimosso 2.684 video per disinformazione, sui 16.419 nell’Unione (26 settembre).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.