Washington (ANSA) – L’Ue e gli Usa provano a superare le tensioni provocate dall’Inflation reduction act, il maxi piano di incentivi varato da Joe Biden per attrarre investimenti negli Stati Uniti, rinnovando l’alleanza contro la Russia e trovando un nuovo avversario comune: la Cina. Nella sua prima visita alla Casa Bianca dal novembre 2021, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha portato al capo di Stato americano la volontà dell’Europa di collaborare con Washington per ridurre la dipendenza da Pechino e limitare l’export di prodotti tech. Biden da parte sua ha promesso alla leader dell’Ue che le aziende europee usufruiranno dei suoi incentivi.
Per fare in modo che anche le imprese europee possano beneficiare dei sussidi Usa, Biden e von der Leyen hanno iniziato a lavorare ad un accordo commerciale sui minerali critici, indispensabili per la produzione delle batterie dei veicoli elettrici. Se si trovasse un’intesa, Washington e Bruxelles otterrebbero anche l’effetto collaterale di ridurre la dipendenza dalla Cina, ricca di questi elementi. I due leader si sono anche impegnati a raggiungere un’intesa sull’acciaio e l’alluminio sostenibile entro l’ottobre 2023.
La Cina non viene nominata direttamente nel colloquio tra Biden e von der Leyen, ma è presente tra le righe del comunicato congiunto, in particolare quando si parla della necessità di rafforzare la “sicurezza economica e nazionale”. A dimostrazione che anche l’Ue vuole svincolarsi dal Dragone, la presidente ha portato nello Studio Ovale la decisione dell’Olanda di bloccare l’export verso Pechino di tecnologie per la produzione di microchip, una vittoria per Biden che da mesi cercava di convincere gli alleati a compiere questo passo.
Von der Leyen e Biden hanno ribadito la forza dell’unità transatlantica di fronte all’aggressione di Vladimir Putin ed espresso l’intenzione di varare nuove sanzioni. Sul fronte energetico, infine, la presidente della Commissione europea ha ringraziato Biden per le forniture di gas che hanno permesso all’Europa di superare la crisi causata da Vladimir Putin. Gli Stati Uniti, ha sottolineato von der Leyen, “ci hanno aiutato enormemente quando volevamo liberarci della dipendenza dalle energia russa” (10 marzo).
Michel a Meloni, ‘lavorare insieme per evitare tragedie’
Bruxelles (ANSA) – Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha scritto alla premier Giorgia Meloni in merito alla strage di migranti avvenuta a largo delle coste calabresi, sottolineando la necessità di “trovare soluzioni concrete e percorribili per gestire la migrazione” e di “lavorare insieme e con decisione” per “prevenire queste tragedie”.
“Il tragico naufragio – scrive Michel – è un forte richiamo sul fatto che vanno trovate soluzioni concrete e percorribili per gestire meglio la migrazione e combattere i trafficanti. Non c’è tempo da perdere e per questo la presidenza svedese e la Commissione ci informeranno, all’incontro di marzo, sui progressi fatti. L’attuazione rapida delle misure concordate è una priorità per tutti e conto fermamente sull’Italia su questo. Lavorando insieme e con decisione dobbiamo prevenire queste tragedie”.
Al Consiglio europeo di febbraio “abbiamo affermato la determinazione collettiva a sviluppare un’adeguata risposta europea al complesso fenomeno della migrazione. Abbiamo concordato un insieme di pratiche e misure concrete nel campo del miglioramento dell’azione esterna, dell’aumento della cooperazione sui rimpatri e le riammissioni, del controllo delle frontiere esterne, nella lotta alla strumentalizzazione, al traffico e all’ingresso illegale di migranti. Tra queste misure è previsto l’utilizzo di politiche, strumenti e azioni europee rilevanti, tra le quali il permettere l’opportunità della migrazione legale”, ha ricordato Michel nella lettera con cui ha risposto alla premier.
“Allo stesso tempo – ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo – ci è chiaro quanto sia imperativo per i co-legislatori continuare a lavorare sul Patto per la Migrazione e l’Asilo, in linea con la roadmap comune del Parlamento europeo e delle presidenze di turno del Consiglio Ue, e in vista dell’adozione delle proposte” in merito “prima della fine dell’attuale periodo legislativo” (10 marzo).
Al Consiglio scoppia il caso Dublino, ‘rispettare le regole’
Bruxelles (ANSA) – Al Consiglio Affari Interni è definitivamente scoppiato il caso Dublino, ovvero il regolamento che stabilisce tra le altre cose che la competenza ad esaminare la domanda di asilo debba ricadere sullo Stato di primo ingresso. Sette Paesi, tra cui Olanda, Germania e Francia, hanno presentato un documento in cui si chiede “il rispetto” delle regole attuali come passo chiave per creare quella “fiducia” necessaria a chiudere i negoziati sul nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo che dovrà superare proprio il meccanismo di Dublino.
Posizione di fatto ribadita alla conclusione del Consiglio dalla presidenza svedese. “Ci vorranno alcuni anni per avere il nuovo sistema funzionante e fino ad allora è importante che ciò che c’è sia rispettato”, ha sottolineato Maria Malmer Stenergard, ministra svedese per la Migrazione. Nel ‘non-paper’ dei Sette non si cita direttamente l’Italia, ma una fonte diplomatica nota come sia Roma il problema principale e la non applicazione di Dublino ponga “sfide politiche” nei confronti delle rispettive opinioni pubbliche. Il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha sottolineato che al tempo della crisi Ocean Viking “l’Italia riprendeva 1 persona su 10”. Quindi la bacchettata: “È chiaro che su questo punto si deve migliorare, ad esempio attraverso gli accordi bilaterali tra Paesi, che funzionano, penso ad esempio a quello tra Francia e Germania”.
Il documento, nota un’altra fonte, non andrebbe visto in modo “ostile”, semmai come necessità di un grande reset per poi andare finalmente a punti. Gli occhi ora sono puntati su Giorgia Meloni e il premier olandese Mark Rutte: rappresentano gli ‘antipodi’ delle posizioni e se dovessero trovare un punto d’intesa fra loro a cascata gli altri 25 seguirebbero. Ma significa trovare l’annosa quadra tra responsabilità e solidarietà. Il sottosegretario dell’Interno Nicola Molteni, che ha preso parte al Consiglio, si dice comunque fiducioso e nota come “le soluzioni europee” abbiano “sempre più un abito italiano”. “Ora – sostiene in una nota – bisogna fare la sintesi e passare rapidamente dalle parole ai fatti” (9 marzo).
Accordo su efficienza energetica, risparmi 11,7% al 2030
Bruxelles (ANSA) – Nella notte le istituzioni dell’Ue hanno raggiunto un accordo sulla nuova direttiva efficienza, con gli Stati che dovranno garantire collettivamente una riduzione del consumo energetico finale di almeno l’11,7% nel 2030, rispetto alle previsioni formulate nel 2020. Tra le altre misure adottate c’è l’obbligo specifico per il settore pubblico di ottenere una riduzione annuale del consumo energetico dell’1,9% e gli Stati membri sono tenuti a rinnovare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli edifici di proprietà di enti pubblici. Il target concordato è a livello europeo ed è a metà strada tra i due ipotizzati dalla Commissione europea, il 9% proposto dal pacchetto clima 2021 e il 13% del RePower Eu del 2022. Il Parlamento europeo chiedeva il 14,5%.
Gli Stati membri contribuiranno all’obiettivo generale Ue attraverso contributi nazionali indicativi, con flessibilità del 2,5%, stabiliti nei rispettivi piani nazionali energia e clima. Starà alla Commissione europea intervenire in caso la somma dei contributi non arrivasse all’11,7%, per redistribuire gli sforzi nazionali. La formula con cui si calcola il contributo nazionale è basata su intensità energetica, Pil pro capite, sviluppo delle rinnovabili e potenziale di risparmio energetico. Gli Stati potranno conteggiare nel calcolo del contributo nazionale i risparmi energetici realizzati con la nuova direttiva sulla performance energetica degli edifici, e misure derivanti dal nuovo Ets per gli edifici e i trasporti, cui è collegato un fondo per il clima da 70 miliardi (10 marzo).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.