Madrid – Il governo spagnolo ha respinto la proposta della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di esplorare “vie possibili” per la creazione di centri di deportazione per migranti irregolari al di fuori del territorio comunitario mentre i loro casi sono risolti nell’UE.
“La Spagna ha manifestato la sua posizione contraria a contemplare la creazione di tali centri in paesi terzi. Le politiche migratorie che stiamo sviluppando stanno già funzionando”, ha assicurato questo martedì la portavoce del governo e ministra dell’Istruzione, Formazione Professionale e Sport del governo di Spagna, Pilar Alegría, nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri.
La portavoce del governo spagnolo ha sottolineato che continueranno a “difendere in Europa l’applicazione umanitaria e solidale del Patto di migrazione e asilo”. “E, evidentemente, inoltre, la Spagna continuerà a lavorare in quella linea che punta su strade di migrazione regolari e sicure e lavorando con quei paesi di origine e di transito e lottando contro quella mafia che traffica con le persone”, ha concluso.
Von der Leyen, che presenterà la proposta al vertice dei leader dell’UE di giovedì, si apre a soluzioni che definisce come “innovative” per avanzare verso la creazione di centri di deportazione per trasferire fuori dall’UE i migranti irregolari che sono già arrivati sul suolo europeo, mentre i loro dossier sono in corso, nonostante questa opzione sia già stata scartata in passato da Bruxelles perché collide coi diritti dei richiedenti asilo.
Ora, Von der Leyen evoca come esempio nella sua lettera ai leader dell’UE l’accordo negoziato dal governo italiano di Giorgia Meloni con l’Albania per aprire in questo paese centri a cui trasferire i migranti che hanno già richiesto asilo in Italia mentre le loro petizioni sono in corso. “Con l’inizio delle operazioni del protocollo tra Italia e Albania potremo trarre lezioni da questa esperienza in pratica”, sostiene la presidente della Commissione.
In ogni caso, la conservatrice tedesca sottolinea anche che per avanzare in questo campo il suo Esecutivo affronterà anche nel corso del “prossimo anno” la revisione della definizione di “paese terzo sicuro”, un tema che è anche controverso per le divisioni che genera tra i 27 ma che Von der Leyen ritiene necessario per “aiutare coloro che cercano asilo senza dover intraprendere viaggi pericolosi attraverso il Mediterraneo”.
Questa riflessione, difende, sarà condotta in collaborazione con organizzazioni internazionali come l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) con l’obiettivo di ottenere un “approccio integrale” del concetto. (15 ottobre)