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Madrid – L’Italia ha iniziato l’anno con più di 80 direttive europee da recepire e ha già accumulato un totale di 90 fascicoli aperti, risultando il paese dell’Unione Europea (UE) con il maggior numero di inadempienze nell’applicazione della legislazione comunitaria.

Così si rileva nell’ultimo rapporto redatto dall’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia con l’obiettivo di analizzare come la legislazione europea viene trasferita nel nostro paese e che è stato presentato ai media questo martedì al Congresso dei Deputati.

In particolare, a dicembre del 2024, l’Italia aveva un totale di 87 direttive europee da recepire, di cui 29 hanno già lasciato scadere il termine per essere applicate e una di esse è sul punto di farlo. Per la maggior parte delle restanti 57 ha tempo fino al 2026.

Il grosso delle norme che non sono ancora state incorporate nella legislazione nazionale riguardano questioni relative alla transizione ecologica (16), all’economia (15), al lavoro e all’immigrazione (una decina) e alla sanità (sette norme in sospeso).

La mancata applicazione di queste trasposizioni sfocia normalmente in un’apertura di procedura da parte della Commissione Europea, dove l’Italia si situa in testa con un totale di 90 infrazioni aperte, seguita dalla Polonia con 88, dalla Grecia con 81 e dalla Bulgaria con 79.

Questa apertura di procedura può avvenire o per non aver applicato la trasposizione o per non aver rispettato correttamente quanto stabilito dall’Europa e di solito sfocia in sanzioni economiche.

Se si analizzano tutte le leggi approvate durante l’anno 2024 nelle Corti Generali, un totale di 24, il 46% avevano un’origine europea in quanto derivano da direttive o regolamenti stabiliti dall’UE.

Alcune di queste leggi sono state, ad esempio, la riforma della legge sullo scambio di informazioni sui precedenti penali e sulla considerazione delle sentenze penali nell’Unione Europea, per consentire ai detenuti, inclusi quelli dell’ETA, di commutare le pene scontate all’estero, o anche l’imposta alle multinazionali della riforma fiscale promossa dall’Esecutivo di Pedro Sánchez.

Questa percentuale di influenza europea nella legislazione è rimasta abbastanza stabile negli ultimi sei anni, con una media del 53%. Tuttavia, nel 2023, anno delle ultime elezioni con la corrispondente pausa legislativa, il 72% delle leggi approvate erano di origine comunitaria.

Anche se l’influenza europea non si nota solo nelle Corti Generali, il Governo, attraverso i decreti reali, ha anche la possibilità di adempiere alle richieste dell’UE per adattare la legislazione nazionale.

Infatti, nel 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato un totale di 20 decreti reali con l’obiettivo di recepire direttive europee, la grande maggioranza di queste relative alla politica agricola o alla pesca ma anche al trasporto o alle condizioni lavorative.

A tutte queste norme, si devono aggiungere inoltre, i 84 regolamenti che nell’ultimo anno sono stati approvati dall’Europa e la cui applicazione è diretta in tutti gli stati membri.

Infatti, a differenza delle direttive europee, i regolamenti approvati dall’UE non necessitano di un iter legislativo nel paese per la loro applicazione, a meno che non vi sia un conflitto con una delle leggi vigenti a livello nazionale, nel qual caso il paese deve effettuare una modifica di detta norma.

Tuttavia, per l’applicazione delle direttive è necessaria una legge nazionale che la recepisce e i paesi hanno normalmente un termine di due anni per scegliere come adattare la loro legislazione ai requisiti europei. (14 gennaio)