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Bruxelles – La Commissione europea ha dato un ultimatum di due mesi alla Spagna e ad altri 23 Stati membri per recepire le norme comunitarie che garantiscono la protezione delle infrastrutture critiche prima di portare il caso dinanzi alla Corte di giustizia dell’UE (CGUE).

Le capitali avevano tempo fino al 17 ottobre 2024 per adattare alla loro legislazione nazionale la nuova direttiva, che trasferisce l’approccio della protezione delle infrastrutture critiche al miglioramento della resilienza delle entità che le gestiscono, oltre ad ampliare l’ambito di applicazione da due a undici settori.

Le nuove norme garantiscono la prestazione di servizi essenziali per la società e l’economia in settori chiave come l’energia, i trasporti, la sanità, l’acqua, la banca e l’infrastruttura digitale rafforzando la resilienza delle infrastrutture e delle entità critiche di fronte a una serie di minacce, inclusi i rischi naturali, gli attacchi terroristici, le minacce interne o il sabotaggio.

Tuttavia, come la Spagna, anche Germania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Slovacchia, Slovenia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Svezia non hanno comunicato alla Commissione alcuna misura nazionale in merito entro il termine stabilito.

Pertanto, la Commissione ha deciso di inviare lettere di costituzione in mora a questi 24 Stati membri, che ora dispongono di due mesi per rispondere, completare il loro recepimento e notificare le loro misure alla Commissione, la quale, in assenza di una risposta soddisfacente, può decidere di emettere un parere motivato. (28 novembre)

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