nl flag go to the original language article
This article has been translated by Artificial Intelligence (AI). The news agency is not responsible for the content of the translated article. The original was published by Belga.

I membri del Parlamento europeo, tra cui i belgi Bruno Tobback, Kathleen Van Brempt (Vooruit) e Sophie Wilmès (MR), chiedono nella lettera congiunta a Kallas che l’Unione Europea faccia pesare il suo peso diplomatico per la liberazione di Djalali.

“Djalali è ingiustamente detenuto da nove anni, in condizioni disumane, e vive quotidianamente sotto la minaccia di esecuzione”, afferma Vautmans in un comunicato stampa. “La sua salute è gravemente deteriorata e la sua famiglia è stata psicologicamente torturata per anni.”

“Non possiamo permettere che questa questione cada nel silenzio. Djalali è un cittadino dell’UE – è nostro dovere difenderlo. Non possiamo restare a guardare mentre l’Iran usa le vite umane come strumento di negoziazione politica. Djalali non deve diventare un ostaggio dimenticato”, afferma il membro del Parlamento europeo, che mercoledì ha già incontrato Vida Mehrannia, la moglie di Djalali.

Nella lettera, i firmatari, che appartengono ai gruppi Renew Europe, S&D e Verdi, chiedono che anche Kallas incontri pubblicamente la famiglia di Djalali, “per dimostrare che l’UE è fermamente al fianco dei suoi cittadini”. Chiedono anche una pressione diplomatica più intensa su Teheran e consultazioni con i partner americani.

Mehrannia ha anche parlato giovedì a Bruxelles ai membri della Commissione Affari Esteri della Camera. Ha fatto ascoltare un recente messaggio vocale di Djalali, in cui chiede un’azione congiunta da parte dei funzionari europei e svedesi. Altrimenti, se dovesse morire in prigione in Iran, anche quei funzionari che si tengono a distanza “saranno responsabili della sua morte”.