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Sarajevo (Fena) – Nel corso dell’ultimo anno sono stati compiuti alcuni importanti passi avanti, ma la Bosnia ed Erzegovina continua ad affrontare numerose sfide nel suo cammino verso l’adesione all’Unione Europea. Le discordie politiche e il lento ritmo delle riforme continuano a ostacolare l’attuazione delle misure necessarie per l’allineamento agli standard europei.
L’anno 2024 in Europa è stato caratterizzato dalle elezioni per il Parlamento Europeo, e il tema dell’allargamento ha assunto un ruolo di primo piano nelle campagne politiche. La guerra in Ucraina ha influenzato significativamente le posizioni dei paesi dell’Europa occidentale, accelerando la considerazione dell’adesione per l’Ucraina e per altri stati, inclusa la Bosnia ed Erzegovina.
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato che l’allargamento dell’Unione Europea sarà una priorità fondamentale per l’istituzione che guiderà nuovamente nel suo nuovo mandato fino al 2029. Ha così inviato un forte messaggio che il processo di integrazione dei nuovi membri sarà uno degli obiettivi chiave della futura politica dell’UE.
Al vertice annuale dei sei paesi dei Balcani Occidentali e dei leader dell’Unione Europea sono stati inviati messaggi positivi sulla prospettiva di allargamento, e nella retorica dei leader europei si è menzionato il 2030 come possibile quadro per raggiungere questo obiettivo, lasciando spazio a ulteriori negoziati e adattamenti.
Nel marzo 2024, il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera all’apertura condizionale dei negoziati di adesione con la Bosnia ed Erzegovina. Questa decisione ha segnato un passo positivo nel percorso europeo, continuando il processo iniziato nel 2023 quando la BiH ha ottenuto lo status di candidato. Tuttavia, i progressi concreti dipendono dall’attuazione delle riforme rimanenti.
All’inizio dell’anno è stata adottata la legge sulla prevenzione del riciclaggio di denaro e finanziamento delle attività terroristiche, soddisfacendo un ulteriore requisito per l’apertura dei negoziati con l’Unione Europea ed evitando l’inserimento nella lista grigia di Moneyval.
Recentemente, il Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina ha adottato leggi sul controllo delle frontiere e sulla protezione dei dati personali, che sono state trasmesse all’Assemblea parlamentare della BiH per la revisione. Queste leggi, contrassegnate con l’etichetta “EI” che conferma la loro conformità con l’acquis comunitario, rappresentano priorità chiave nel cammino europeo della BiH. La loro adozione rappresenta un passo significativo verso l’ottenimento della data per l’apertura dei negoziati di adesione della BiH all’Unione Europea.
Il disegno di legge sul controllo delle frontiere, proposto dal Ministero della sicurezza della BiH, armonizza la gestione delle frontiere con l’acquis comunitario, soddisfacendo gli obiettivi strategici della Strategia di gestione integrata delle frontiere in BiH. Allo stesso tempo, il disegno di legge sulla protezione dei dati personali si armonizza con il Regolamento dell’UE del 2016, introducendo standard internazionalmente riconosciuti per il trattamento e la libera circolazione dei dati.
Nonostante siano significativi, questi cambiamenti sono parziali poiché molte altre leggi importanti rimangono in sospeso, come la legge sui tribunali e il Consiglio giudiziario e procuratore superiore (VSTV). Oltre alle sfide legislative, la BiH non ha ancora nominato un chief negotiator con l’UE né un coordinatore per i fondi IPA, passi chiave per sbloccare l’assistenza finanziaria e consentire il quadro negoziale.
La mancanza di progressi sul cammino europeo della Bosnia ed Erzegovina comporta gravi conseguenze economiche. Infatti, la BiH è l’unico paese dei Balcani occidentali a cui la Commissione Europea non ha approvato un programma di riforme. L’UE continua a mantenere aperte le porte, ma la discordia politica blocca l’accesso al fondo da sei miliardi di euro.
Dei 113 requisiti posti dall’UE, sono stati concordati 110, mentre questioni chiave come la riforma della Corte costituzionale, il veto degli enti e il numero unico di emergenza rimangono irrisolte. Anche se il numero di emergenza è stato infine concordato, non è stato sufficiente per ottenere l’approvazione della prima tranche di 70 milioni di euro.
Nel frattempo, l’armonizzazione del regime dei visti della BiH con l’Unione Europea è diventato un requisito chiave per l’ottenimento di fondi, complicando ulteriormente la situazione, poiché i conflitti politici rimangono la causa principale dei ritardi nel completamento degli obblighi rimanenti.
Uno dei maggiori problemi è lo status della Corte costituzionale e dei giudici stranieri. L’Unione Europea richiede alla Repubblica Srpska di nominare due giudici locali entro luglio del prossimo anno e che entro la fine del 2025 si apra un processo per decidere lo status dei tre giudici stranieri. Tuttavia, il primo ministro della RS Radovan Višković ha giudicato inaccettabile questa proposta.
Contemporaneamente, la Repubblica Srpska ha fatto un passo positivo rimuovendo il veto degli enti nel Consiglio di aiuto statale e nel Consiglio della concorrenza della BiH.
D’altra parte, la Federazione della BiH affronta problemi a livello cantonale. I tentativi di concordare l’Agenda delle Riforme, un documento chiave per l’accesso ai fondi del Piano di crescita per i Balcani occidentali, sono falliti poiché i primi ministri cantonali dell’SDA si oppongono all’attenuazione dei criteri per l’uso di quei fondi.
Nonostante durante il 2024 siano stati compiuti passi importanti verso l’integrazione europea, la Bosnia ed Erzegovina affronta serie sfide. La chiave del successo risiede nella stabilità politica e nella disponibilità dei leader locali a realizzare le riforme necessarie. L’Unione Europea resta pronta a fornire supporto, ma il futuro del cammino europeo della Bosnia ed Erzegovina dipende principalmente dalla disponibilità interna del paese al cambiamento. (1.1.)
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