Recuperare terreni danneggiati o contaminati attraverso piante o microrganismi che rimuovono contaminanti è l’obiettivo di un progetto europeo che sarà sviluppato nel litorale alentejano, con un finanziamento globale di cinque milioni di euro e l’obiettivo di aumentare l’area agricola europea e allo stesso tempo produrre biomassa.
Del progetto, denominato IASIS, fa parte la Facoltà di Scienze e Tecnologia dell’Università Nova di Lisbona (Nova FCT), che integra il consorzio europeo IASIS, che ha un finanziamento dell’Unione Europea di cinque milioni di euro durante quattro anni.
Si intende in questo periodo, secondo un comunicato della facoltà, recuperare terreni contaminati da metalli pesanti, pesticidi, o con alti livelli di salinità, che portano alla degradazione dei suoli e a una minore produttività agricola. L’obiettivo è aumentare così l’area agricola europea e allo stesso tempo produrre biomassa.
Il progetto coinvolge 18 partner da sette paesi e utilizzerà un processo chiamato “fitogestione”, che consiste nell’“applicazione di piante e microrganismi capaci di tollerare e rimuovere contaminanti dal suolo, rigenerandone allo stesso tempo le proprietà”.
La soluzione sarà testata in siti pilota dei vari paesi, essendo in Portogallo applicato in zone del litorale alentejano, secondo una fonte legata all’iniziativa.
In questi siti saranno piantate specie selezionate per la loro capacità di resistere alla salinità o ad alcuni inquinanti, con il supporto di microrganismi che aumentano la capacità di assorbimento dei nutrienti da parte delle piante e aiutano a stabilizzare il suolo.
Ana Luísa Fernando, del Dipartimento di Chimica della NOVA FCT, lavorerà sull’identificazione delle migliori combinazioni di piante e microrganismi che possono essere applicate per il recupero dei suoli, e monitorerà i risultati ottenuti nei siti pilota.
“IASIS porta con sé una serie di benefici a lungo termine, specialmente per l’agricoltura e l’economia portoghese. Riabilitando terreni finora considerati inutilizzabili o improduttivi, si apre la possibilità di aumentare l’area di coltivazione disponibile, il che è particolarmente rilevante in un paese come il Portogallo, dove la desertificazione del suolo sta aumentando a causa dei cambiamenti climatici”, ha detto la ricercatrice citata nel comunicato.
L’accumulo di sali nel suolo e la contaminazione da sostanze chimiche risultano, spesso, da pratiche agricole intensive, dall’inquinamento industriale o da fenomeni naturali come l’erosione e la desertificazione.
La ricerca mira a rigenerare i terreni ma anche a trasformare questi siti in aree produttive per altri fini, come la produzione di biomassa. La biomassa generata a partire da piante non commestibili (industriali), potrebbe essere utilizzata come materia prima per la creazione di prodotti di base biologica, promuovendo la bioeconomia e l’economia circolare.