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Bruxelles (ANSA) – Il Consiglio Affari Energia ha trovato un accordo politico sul price cap al gas, chiudendo il capitolo finora più controverso del pacchetto di misure straordinarie messe in campo per fare fronte al caro energia. Il meccanismo temporaneo di correzione si attiverà automaticamente quando il prezzo del gas all’ingrosso supererà i 180 euro per MWh per tre giorni lavorativi e sarà superiore di 35 euro al prezzo del Gnl sui mercati globali. Si attiverà per 20 giorni, ma sarà sospeso se dovesse mettere a rischio gli approvvigionamenti. Una volta attivato non sono consentite transazioni sui futures sul gas naturale che rientrano nell’ambito di applicazione del “tetto” al di sopra di un cosiddetto “limite di offerta dinamica”. Nell’intesa è inclusa l’ipotesi che possa essere applicato anche alle transazioni fuori Borsa. Il meccanismo di correzione del mercato, che si applicherà a partire dal 15 febbraio 2023,viene monitorato dall’Acer.

“E’ la vittoria dell’Italia”, hanno esultato all’unisono la premier Giorgia Meloni a Roma e il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin a Bruxelles. Dopo lunghe trattative ha dato la sua approvazione anche la Germania, che ha ottenuto una modifica al regolamento sui permessi sulle rinnovabili. Contraria invece l’Ungheria, mentre Austria e Paesi Bassi si sono astenuti. In particolare, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha lasciato in anticipo la riunione lanciando l’ennesimo strale orbaniano contro Bruxelles. “Saremo liberi su eventuali modifiche al contratto per le forniture di gas con la Russia, senza notificarlo alla Commissione”, ha sottolineato. La Russia ha bollato come “inaccettabile” l’accordo sul tetto al prezzo del gas: il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha definito l’intesa una “distorsione del mercato” e ha promesso “una reazione” da parte russa, come la decisione assunta sul petrolio (19 dicembre).

Bufera su Avramopoulos e lui grida al ‘complotto’

Bruxelles (ANSA) – Si allarga lo scandalo di corruzione che ha travolto il Parlamento europeo. La posizione dell’ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos agli Affari Interni è al vaglio dell’esecutivo comunitario. Dal primo febbraio del 2021 per dodici mesi, il politico greco, membro del board di Fight Impunity, ha percepito un compenso di sessantamila euro in totale. Fight Impunity è l’ong fondata dall’ex eurodeputato, ora agli arresti, Antonio Panzeri, e finita nel mirino degli inquirenti belgi.

Avramopoulos si è difeso, spiegando di aver chiesto e ottenuto l’approvazione della Commissione per la partecipazione alla Fight Impunity e per il compenso ricevuto. L’ex commissario, ha confermato Palazzo Berlaymont, ha ottenuto l’autorizzazione ma “con le restrizioni” che vigono nei due anni successivi alla fine del mandato (il cosiddetto periodo di cooling-off). Avramopoulos, in sostanza, poteva sedere nel board di Fight Impunity, essere retribuito ma non avere contatti con la Commissione a nome della Ong. E, in questo senso, non sono passati inosservati due tweet – con tanto di foto – rilanciati dall’ex commissario nel luglio e nell’ottobre scorso. Nel primo era con il commissario al Bilancio Johannes Hahn, nel secondo a cena con la vice presidente dell’esecutivo europeo Vera Jourova. Su tutti questi aspetti la Commissione ha attivato le sue verifiche.

Avramopoulos figura anche come il principale sfidante dell’ex ministro degli Esteri, Luigi Di Maio per la corsa a inviato speciale dell’Ue nel Golfo. Ed è proprio a questa vicenda che, in un’intervista alla testata online ellenica Enikos.gr, l’ex commissario ha collegato il fatto di essere finito nell’occhio del ciclone. “C’è un complotto da parte di alcuni ambienti in Italia per distorcere l’immagine della mia partecipazione legale e formale a Fight Impunity. Si vuole indebolire la mia candidatura alla carica di Rappresentante Speciale dell’Ue nel Golfo Persico”, ha tuonato l’ex commissario, secondo cui l’obiettivo è “rafforzare l’appoggio per il candidato socialista italiano”. “Tutti a Bruxelles sanno che sono in vantaggio per questa posizione – ha aggiunto -. Ritengo che la decisione finale sarà ritardata”.

Al di là dell’attacco di Avramopoulos il Qatargate potrebbe sortire i suoi effetti sulla corsa al ruolo di inviato Ue nel Golfo. Nella rosa dei papabili c’erano anche il cipriota Markos Kyprianou e l’ex inviato dell’Onu in Libia Jan Kubis. Con le relazioni tra Ue e Qatar a rischio, in un momento in cui il gnl degli emiri è cruciale per Bruxelles, la scelta dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell assume tutt’altra importanza. Al momento non sembra che Bruxelles voglia fermare la procedura, il cui completamento è atteso per fine anno. “E’ in corso, non facciamo commenti”, ha spiegato il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Ue (19 dicembre).

Antitrust Ue contro Meta, ‘abuso di posizione dominante’ 

Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea ha informato il colosso fondato da Mark Zuckerberg del suo parere preliminare secondo cui l’azienda avrebbe violato le norme dell’Ue distorcendo la concorrenza nei mercati pubblicitari online. L’esecutivo comunitario aveva avviato un procedimento formale su un possibile comportamento anticoncorrenziale di Facebook il 4 giugno 2021. Meta però ha bollato le affermazioni della Commissione come “prive di fondamento”. “Continueremo a lavorare con le autorità di regolamentazione per dimostrare che l’innovazione dei nostri prodotti è favorevole ai consumatori e alla concorrenza”, ha sottolineato la società in una nota.

La Commissione, dal canto suo, contesta il fatto che Meta leghi il suo servizio di annunci online, Facebook Marketplace, al suo social network personale, Facebook. “Ciò significa che gli utenti di Facebook hanno automaticamente accesso a Marketplace, che lo vogliano o meno, e questo conferisce a Facebook Marketplace un sostanziale vantaggio di distribuzione che i concorrenti non possono eguagliare”, si legge nel giudizio preliminare. La Commissione teme inoltre che Meta imponga “condizioni commerciali sleali” ai concorrenti di Facebook Marketplace a proprio vantaggio. “Se confermate – si legge in una nota esplicativa dell’esecutivo blustellato – queste pratiche violerebbero l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che vieta l’abuso di posizione dominante”.

Ora, la comunicazione degli addebiti è una fase formale delle indagini della Commissione su presunte violazioni delle norme antitrust e non ne pregiudica l’esito. I destinatari possono esaminare i documenti del fascicolo, rispondere per iscritto e richiedere un’audizione per presentare le proprie osservazioni sul caso davanti ai rappresentanti della Commissione e delle autorità nazionali garanti della concorrenza. Se l’esecutivo Ue, dopo che l’azienda ha esercitato i suoi diritti di difesa, conclude che esistono prove sufficienti di una violazione può adottare una decisione che vieta la condotta e impone una multa fino al 10% del fatturato mondiale annuo dell’azienda. “Non esiste un termine legale per porre fine a un’indagine antitrust”, ricorda la Commissione citando “la complessità del caso, la misura in cui le imprese interessate collaborano e l’esercizio dei diritti di difesa”.

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.