Lubiana – Solo un’Europa unita può essere un’Europa forte e quindi un attore paritario nei rapporti internazionali, ha dichiarato la presidente slovena Nataša Pirc Musar prima dei colloqui tra i leader europei sulla sicurezza in Europa e sulla guerra in Ucraina. Ha espresso rammarico per il fatto che ai colloqui di Parigi non parteciperanno tutti gli Stati membri dell’UE.
“Solo un’Europa unita può essere un’Europa forte e quindi un attore paritario nei rapporti internazionali. Solo un’Europa che suscita rispetto nel mondo come attore politico, militare, economico ed etico è in grado di garantire la sicurezza (umana) a casa. E solo un’Europa del genere potrà essere sicura di sé nei rapporti internazionali,” ha detto Pirc Musar.
Ha valutato che l’unità tra i paesi europei nel sostenere l’Ucraina “si è gradualmente incrinata”, rendendo l’Europa vulnerabile. Secondo lei, la nuova amministrazione americana ne è consapevole, altrimenti “non avrebbe dichiarato con tanta audacia che la pace in Ucraina verrà stabilita senza l’aiuto degli stati europei”.
La presidente ha espresso rammarico che “negli sforzi per la pace in Ucraina, dall’Europa arrivano messaggi sbagliati”.
Oggi a Parigi, su iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron, si terranno colloqui informali sulla sicurezza europea e sulla guerra in Ucraina, ai quali però non parteciperanno tutti i leader degli Stati europei o membri dell’UE.
“A livello simbolico, i convocatori del vertice parigino dimostrano al mondo che nemmeno in Europa i paesi sono trattati alla pari. Questo non è nello spirito del processo di integrazione europea. Questa non è l’Europa a cui aspiriamo. Questa non è l’Europa che sarebbe rispettata nel mondo. Questa non è l’Europa che sarebbe un partner degno di considerazione per l’alleato nordamericano,” ha detto Pirc Musar.
Nel frattempo, il premier sloveno Robert Golob ha già dichiarato sabato che si aspetta che gli alleati americani accettino una soluzione per il cessate il fuoco in Ucraina che sia accettabile anche per il popolo ucraino.
Crede che ora, quando siamo più vicini alla pace che mai, “sia tanto più importante unire le nostre posizioni in modo che in Ucraina e in Europa possa essere raggiunta una pace duratura e giusta”. (15 e 17 febbraio)