Bruxelles – Il ministro dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione del Governo spagnolo, Luis Planas, ha chiesto questo lunedì alla Commissione Europea di ritirare la sua proposta di ridurre le quote di acciughe nelle acque atlantiche iberiche per il 2024 e il 2025, una misura che può influenzare la pesca nel golfo di Cadice e che il Governo spagnolo considera “drastica e ingiustificata” in un momento politico “di transizione” a Bruxelles.
Su richiesta della delegazione spagnola, i ministri della Pesca dell’UE hanno dibattuto nella loro riunione di lunedì questo approccio dell’Esecutivo comunitario per aggiornare le possibilità di pesca per il 2024 e il 2025 per determinate popolazioni di pesci, al fine di tenere conto dei più recenti pareri scientifici concentrandosi sull’elemento centrale della proposta: il limite delle catture di acciughe nelle acque atlantiche iberiche.
In concreto, la Commissione propone di stabilire una condizione speciale in virtù della quale le catture nella parte della zona del TAC situata a sud della linea che corre nelle acque atlantiche del sud-ovest della Penisola Iberica “non potranno superare le 969 tonnellate”, in base al parere del Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (CIEM o ICES, secondo le sue sigle in inglese) per la popolazione che abita in quella zona. Inoltre, si propone che quel TAC e quella condizione speciale siano applicati con carattere retroattivo a partire dal 1 luglio 2024.
“Non ho visto una proposta così priva di senso politico come quella che abbiamo davanti”, ha denunciato il ministro spagnolo dell’Agricoltura, Pesca e Alimentazione durante il dibattito con i suoi omologhi nel Consiglio della Pesca.
Planas ha criticato che l’Esecutivo comunitario abbia proposto una riduzione delle quote di acciughe nelle acque atlantiche iberiche del 54% senza tenere conto delle conseguenze socioeconomiche di questa misura, motivo per cui ha chiesto di rivedere una proposta che la Spagna non può accettare nelle attuali condizioni o, in caso contrario, di ritirarla.
Inoltre, ha riprovato il momento politico transitorio in cui arriva questa drastica riduzione: “Non so chi pilota questa proposta politicamente, la Commissione Von der Leyen I o Von der Leyen II?”.
Le delegazioni di Belgio, Cipro, Croazia, Danimarca, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Paesi Bassi e Portogallo hanno sostenuto la preoccupazione e le richieste della Spagna e hanno chiesto alla Commissione di tener conto delle conseguenze socioeconomiche di questo tipo di decisioni, poiché potrebbe costituire un “precedente pericoloso”.
La delegazione portoghese, la cui costa è anch’essa influenzata dalla proposta di Bruxelles, ha esortato a “evitare misure così restrittive” ed ha espresso il suo “incondizionato sostegno” a Planas in assenza di “pareri scientifici validi”, per cui difendono una decisione finale dopo la riunione scientifica con l’ICES prevista per la fine di settembre.
Il resto dei paesi che hanno sostenuto la Spagna nelle sue richieste ha insistito nel ricordare alla Commissione che deve rispettare i tre pilastri della Politica Comune della Pesca: l’impatto ambientale, economico e sociale nell’imporre questo tipo di misure.
Uno dei più chiari al riguardo è stato il segretario di Stato per la Pesca dei Paesi Bassi, Jean Rummenie, che ha detto di comprendere bene la “preoccupazione” e la “perplessità” della Spagna, in quanto ritiene che “l’interruzione delle attività di pesca dovrebbe essere l’ultima risorsa”, esortando al contempo la Commissione a “essere in grado di correggere”.
Dal suo canto, il commissario all’Agricoltura della Commissione, Janusz Wojciechowski, in sostituzione del suo collega responsabile per la Pesca, Virginijus Sinkevicius, ha difeso la posizione della Commissione e ha chiesto al Consiglio di “non avere due pesi e due misure” in base ai mari interessati da queste restrizioni, mentre la presidenza ungherese del Consiglio ha invitato a cercare di trovare una “soluzione responsabile”. (23 settembre)