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Lubiana – L’ex presidente della Slovenia Borut Pahor ha annunciato di non essersi candidato per la posizione di inviato speciale dell’UE per il dialogo Belgrado-Priština, anche se l’anno scorso era disposto a ricoprirla. Ha indicato diversi motivi per la decisione, tra cui le differenze tra le proprie opinioni sull’allargamento e la politica ufficiale dell’UE.

Sostiene infatti l’integrazione dei nuovi membri dell’UE come pacchetto, incoraggiare l’adesione quanto più rapida possibile del Montenegro e dell’Albania nell’unione potrebbe essere, secondo lui, “dal punto di vista della stabilità geopolitica della regione, forse più un ostacolo che un incentivo”.

Pahor ha anche ritenuto che l’elezione dell’ex diplomatica slovena Marta Kos come commissario europeo per l’allargamento non fosse a favore della sua candidatura, il che accetta “con piena comprensione”.

Ha aggiunto che “attraverso innumerevoli dialoghi informali è diventato chiaro col tempo che si cercava un diplomatico e non un politico” per la posizione di inviato speciale. Tra i motivi per la sua decisione ha menzionato anche la breve durata del mandato di un anno e le anticipazioni informali sulla riduzione dei fondi per l’operazione dell’ufficio dell’inviato per il dialogo.

Il mandato dell’attuale inviato Miroslav Lajčak, proveniente dalla Slovacchia, avrebbe dovuto concludersi il 31 agosto dello scorso anno secondo i piani iniziali, ma l’ormai ex Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Josep Borrell ha deciso di lasciare le decisioni sui nuovi inviati speciali al suo successore Kaja Kallas. Il mandato di Lajčak è stato poi esteso fino al 31 gennaio di quest’anno. (3 gennaio)

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