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Bruxelles – Le organizzazioni CAN Europe e Global Legal Action Network (GLAN) hanno spiegato martedì di fare affidamento su una recente decisione della Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) che “obbliga gli Stati ad adottare obiettivi coerenti con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C”, conformemente all’Accordo di Parigi firmato nel 2015.

Ad aprile, la CEDU aveva condannato la Svizzera per la sua mancanza di azione di fronte al cambiamento climatico, emettendo una sentenza definita “storica” dai difensori dell’ambiente, che dovrebbe applicarsi ai 46 Stati membri del Consiglio d’Europa.

L’obiettivo dei querelanti è questa volta l’UE e i suoi 27 Stati membri, che dovrebbero raggiungere entro il 2030 una riduzione del 55% delle loro emissioni di gas serra rispetto al 1990.

Tuttavia, l’UE deve accelerare le sue riduzioni e raggiungere una diminuzione di “almeno il 65% se vuole essere un attore credibile”, stima Sven Harmeling, un responsabile di CAN Europe, in un comunicato.

Chiede in particolare un’accelerazione del ricorso alle energie rinnovabili.

Concretamente, in questo reclamo, le due ONG chiedono alla Commissione di rivedere al ribasso i livelli di emissioni autorizzati per ciascuno dei 27 paesi membri in vari settori di attività (edilizia, agricoltura, trasporti, ecc).

Secondo le ONG, l’azione legale dinanzi al Tribunale dell’UE – stabilito a Lussemburgo – potrebbe portare a un giudizio “all’inizio del 2026”, dopo le arringhe l’anno prossimo.

I 27 paesi dell’UE dovevano inizialmente presentare all’esecutivo europeo, nell’estate del 2023, progetti dettaglianti le loro azioni per raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, prima di finalizzarli entro la fine di giugno 2024, tenendo conto delle raccomandazioni di Bruxelles.

La Commissione aveva stimato lo scorso dicembre che l’insieme dei 21 piani che aveva allora ricevuto e valutato non permettevano di raggiungere che il 51% di riduzione delle emissioni a livello europeo, con gravi carenze rilevate nella maggior parte degli obiettivi nazionali.

Le roadmap di ciascuno dovevano essere aggiornate per il 30 giugno 2024, ma a questa scadenza, Bruxelles ne aveva ricevute solo quattro, per i Paesi Bassi, la Danimarca, la Finlandia e la Svezia (27.08.2024).