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Roma (ANSA) – L’economia italiana mette l’acceleratore e archivia il secondo trimestre con una crescita del Pil di un punto percentuale. Uno sprint che galvanizza la Borsa (Piazza Affari chiude a +2,10%), fa brillare il nostro paese in Europa e lascia nettamente indietro la locomotiva del vecchio continente, la Germania, che paga l’incertezza legata a guerra e pandemia con una crescita inchiodata a zero. secondo la stima flash di Eurostat, il Pil è aumentato dello 0,7% nell’Eurozona e dello 0,6% nell’Ue nel suo insieme. L’Italia, in base ai dati disponibili, conquista il podio, dietro Svezia (+1,4%) e Spagna (+1,1%). La Francia si ferma al +0,5%. Delude la Germania, con un’economia in stallo.

Cita i casi di Italia e Spagna il commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni, che plaude al dato europeo: “Crescita dell’Eurozona meglio del previsto”. Tuttavia, ancora non basta. “Non siamo in recessione, ma resta l’incertezza per i prossimi mesi e l’inflazione si mantiene a livelli record”, avverte Gentiloni. Lo dicono gli ultimi dati sui prezzi al consumo, diffusi oggi in Europa e in Italia. Nell’Eurozona l’inflazione segna addirittura un nuovo record, salendo a luglio all’8,9%, dall’8,6% di giugno, a livelli mai registrati dalla nascita dell’Unione economica.

In Italia il +0,4% su base mensile, porta il tasso annuo al +7,9%, in lievissimo rallentamento dal record di giugno (+8,0%), grazie soprattutto al calo degli energetici. Schizza però a livelli record il cosiddetto ‘carrello della spesa’, che si impenna a luglio al +9,1% (dal +8,2%), con un aumento che non si osservava da settembre 1984. Con il dato di luglio, l’inflazione acquisita per il 2022 è già al +6,7%. Una dinamica che tocca da vicino i consumatori, con le associazioni che calcolano per le famiglie una maggior spesa da oltre duemila euro (29 luglio).

Orban, ‘mie frasi sulle razze un punto di vista culturale’ 

Tutti gli Stati membri dell’Ue, compresa l’Ungheria, hanno sottoscritto valori comuni globali. Sebbene i dibattiti politici facciano parte della vita democratica, questi valori comunemente accettati dovrebbero costituire la cornice di tali dibattiti.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea

Vienna – Bruxelles (ANSA) – Il premier ungherese Viktor Orban difende “il suo punto di vista culturale” sulle razze miste che ha suscitato molte polemiche. “A volte capita che parlo in un modo che può essere frainteso, ma ho chiesto al cancelliere (Karl Nehammer) di inserire le informazioni in un contesto culturale”, ha detto durante una conferenza stampa a Vienna. “In Ungheria, queste espressioni e frasi rappresentano un punto di vista culturale e di civiltà”, ha aggiunto. 

“Tutti gli Stati membri dell’Ue, compresa l’Ungheria, hanno sottoscritto valori comuni globali. Sebbene i dibattiti politici facciano parte della vita democratica, questi valori comunemente accettati dovrebbero costituire la cornice di tali dibattiti. Questi valori sono sanciti da Trattati europei e internazionali. Discriminare sulla base della razza significa calpestare questi valori. L’Unione europea è costruita sull’uguaglianza, la tolleranza, l’equità e la giustizia”, ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, in un’intervista al sito slovacco “aktuality.sk” (28 luglio).

Sea Watch, Corte di giustizia dell’Ue: sì a controlli, ma per il fermo servono prove 

Bruxelles (ANSA) – Le navi di organizzazioni umanitarie con la Sea Watch che fanno attività di ricerca e soccorso in mare possono essere controllate dallo Stato di approdo ma “provvedimenti di fermo possono essere adottati soltanto in caso di evidente pericolo per la sicurezza, la salute o l’ambiente, il che deve essere dimostrato”. Lo ha stabilito oggi la Corte di giustizia Ue rispondendo alle questioni pregiudiziali che le sono state sottoposte dal Tar della Sicilia nella causa intentata dalla Sea Watch contro l’Italia.

La causa esaminata dalla Corte Ue si riferisce a quanto accaduto nell’estate del 2020 quando la Sea Watch 3 e la Sea Watch 4, dopo aver sbarcato migranti salvati in mare a Palermo e Porto Empedocle furono oggetto di ispezione da parte delle capitanerie di porto con la motivazione che non erano certificate per l’attività di ricerca e soccorso (Sar) in mare e avevano imbarcato un numero di persone di molto superiore a quello autorizzato.

La Grande sezione della Corte Ue ha innanzitutto ricordato oggi “l’obbligo fondamentale di prestare soccorso in mare alle persone in difficoltà”. Le persone salvate, indipendentemente dal tipo di unità impiegata, “non devono quindi essere conteggiate” ai fine della verifica del rispetto delle autorizzazioni rilasciate. Una situazione che non può dunque giustificare di per sè il controllo. Quindi, per i giudici comunitari, lo Stato di approdo, cioè l’Italia, può disporre un’ispezione ma deve dimostrare in maniera “diretta e circostanziata” l’esistenza di indizi seri di un pericolo per la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro a bordo o l’ambiente. E spetta al giudice del rinvio verificare che esitano queste condizioni. 

Inoltre, l’Italia “non può imporre” di provare che le navi impegnate in attività di Sar dispongano di certificati diversi da quelli rilanciati dalla Stato di bandiera “o che esse rispettino tutte le prescrizioni applicabili a una diversa classificazione”. “Nel caso in cui l’ispezione rilevi l’esistenza di carenze – si legge ancora in una nota della Corte – lo Stato di approdo può adottare le azioni correttive necessarie” ma devono essere “adeguate, necessarie e proporzionate. E la revoca del fermo “non può essere subordinata al fatto che la nave disponga di certificati diversi da quelli rilasciati dallo Stato di bandiera”, in questo caso la Germania (1 agosto).

Italia digitale scala la classifica Ue ma sotto la media

Bruxelles (ANSA) – L’Italia digitale risale la china e si piazza diciottesima nella speciale classifica annuale Ue, guadagnando altre due posizioni in un anno. Ma la strada per arrivare in vetta è ancora lunga e richiede, nell’incoraggiamento di Bruxelles, di “porre rimedio a varie carenze” sui punti deboli del Paese: le competenze digitali e il capitale umano. Un impegno a cui il governo intende tenere fede. I progressi, soprattutto su 5G e connettività, ha assicurato il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, “sono i primi passi di un percorso che ci porterà entro quattro anni tra i Paesi di testa dell’Ue grazie agli investimenti del Pnrr”. A patto che anche il prossimo esecutivo continui sulla strada tracciata.

Nell’indice Ue della digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) 2022 Roma si allontana dalle retrovie, dove nel 2020 era relegata quasi maglia nera d’Europa, venticinquesima tra i Ventisette Stati membri. Un anno fa, era ventesima. L’avanzata fino al diciottesimo posto sta procedendo a “ritmi molto sostenuti”, evidenzia la Commissione europea, che nell’Italia vede il potenziale per “migliorare ulteriormente le proprie prestazioni”. Progressi che, in virtù delle dimensioni dell’economia nazionale, sarebbero “cruciali” anche “per consentire all’intera Ue di conseguire gli obiettivi del decennio digitale per il 2030”. Per migliorare, però, “è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell’Italia in materia di competenze digitali” e “specialisti Ict”, osserva Bruxelles, indicando che “oltre la metà dei cittadini italiani non dispone di abilità digitali di base” e “la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro è inferiore alla media” (28 luglio). 

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.