Bruxelles (ANSA) – Un ulteriore passo avanti per dare ordine alla gestione della migrazione nell’Unione Europea con, soprattutto, una visione comunitaria, che metta fine alla frammentazione. E’ quanto promette il nuovo regolamento sui rimpatri che la Commissione ha presentato oggi a Strasburgo. “Quella sui rimpatri è una proposta ambiziosa per rafforzare e snellire il sistema. Perché il rimpatrio oggi nell’Ue non funziona e lo status quo attuale non è un’opzione” ha detto la vicepresidente della Commissione Europea Henna Virkkunen presentando il nuovo regolamento.
Tra le novità si conta un “ordine di rimpatrio europeo” che accompagnerà i provvedimenti nazionali così da essere eseguibile in tutta l’Ue, l’introduzione di un ‘divieto d’ingresso’ e una sostanziale apertura agli hub di rimpatrio, seppure rispettando alcuni principi. Il regolamento introduce in generale regole più severe per chi non ha diritto alla protezione internazionale all’interno dell’Ue benché “nessuno sarà espulso o estradato in un Paese dove c’è un rischio serio di essere soggetto alla pena di morte, tortura o altri trattamenti degradanti”.
L’altra novità è la “possibilità di rimpatriare” le persone “nei confronti delle quali è stata emessa una decisione di espulsione verso un Paese terzo con il quale esiste un accordo o un’intesa di rimpatrio (hub di rimpatrio)”, seppure soggetta “a condizioni specifiche per garantire il rispetto dei diritti fondamentali”. In pratica si tratta di un’apertura al modello Albania.
Stando al testo, le linee guida sono però molto stringenti. Gli accordi si possono stilare solo con Paesi dove sono rispettati “i diritti umani” e devono stabilire “le modalità” di trasferimento, nonché “le condizioni” per il periodo di permanenza, che può essere “a breve o più lungo termine”. L’intesa è accompagnata infine da “un meccanismo di monitoraggio” per valutare in modo continuo l’attuazione dell’accordo.
Insomma, la possibilità di esternalizzare la filiera della migrazione non darà carta bianca alle capitali. Al contempo, nel regolamento vi è una maggiore attenzione alla cosiddetta “dimensione esterna” del fenomeno e aumenta la trasparenza e il coordinamento nell’approccio verso i Paesi terzi in materia di riammissione, incluso il trasferimento dei dati.
Con le nuove regole, se approvate, si dovrebbe migliorare la percentuale dei rimpatri, al momento ferma al 20% tra chi riceve un foglio di via ad ogni angolo dell’Ue (11 marzo).
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