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Washington (ANSA) – In attesa dell’ultimo atto della tragedia russa e delle sue eventuali conseguenze sulla guerra in Ucraina, l’Occidente si prepara ad ogni possibile scenario: da una Russia senza Vladimir Putin al rischio di un Armageddon nucleare. Se ufficialmente la posizione di Washington, Bruxelles e della Nato nelle ultime 48 ore è stata quella di restare alla finestra mentre il leader dei mercenari della Wagner lanciava e poi ritirava un attacco al Cremlino, le comunicazioni tra le due sponde dell’Atlantico sono state frenetiche. Joe Biden ha trascorso il weekend a Camp David chiamando gli alleati e consultandosi con Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza nazionale che di solito non lo accompagna fuori città.

“La crisi in Russia ha rivelato profonde crepe nel sistema di potere di Putin”, ha osservato il segretario di Stato americano Antony Blinken. “Certamente il caos non ha rafforzato il sistema russo. Putin è più debole”, ha sottolineato il titolare della Farnesina Antonio Tajani, che domani parteciperà a Lussemburgo al Consiglio Esteri Ue sulla crisi in Russia. “L’Italia agirà insieme ai nostri alleati. C’è un’unità molto forte fra europei, paesi Nato e G7”, ha rimarcato il vicepremier. Ma l’indebolimento dello zar non è considerato un elemento positivo da tutti gli alleati. I Paesi della Nato al confine, ad esempio, temono che uno “Stato fallito che è anche la più grande potenza nucleare al mondo” sia altrettanto se non più pericoloso di una Russia aggressiva ma stabile. Questo è l’altro punto che gli Stati Uniti stanno esaminando molto attentamente con i loro partner.

Un Putin dimezzato inoltre, questo è il ragionamento della Casa Bianca e delle cancellerie europee, potrebbe essere sfidato dagli oligarchi o dai leader di regioni come Cecenia e Tatarstan per avere maggiore autonomia o addirittura l’indipendenza. L’altro timore è che la Cina possa approfittare del caos per aumentare la sua influenza sulla Russia aiutando lo zar a restare al potere o favorendo la creazione di un governo fantoccio prima che l’Occidente avanzi qualche pretesa. Quel che è certo è che nessun governo europeo né gli Usa hanno mai parlato di Prigozhin come una possibile alternativa a Putin.

Volodymyr Zelensky ha salutato la crisi come un punto a proprio favore. Blinken ha parlato di “un ulteriore vantaggio” per la controffensiva di Kiev ricordando che lo stesso Prigozhin, sin dall’inizio, ha messo in discussione l’invasione e la gestione della guerra da parte dei generali russi. Ora c’è da capire quanti soldati russi vorranno continuare a combattere per una causa quasi persa. D’altra parte Putin potrebbe dare nuova linfa alla sua guerra epurando i vertici militari. Per “il momento non abbiamo notizia di nessun generale cacciato dal Cremlino”, ha spiegato il segretario di Stato Usa avvertendo che bisognerà aspettare i prossimi giorni per scoprire cosa accadrà (25 giugno).

Verso il rinvio della ratifica del Mes, governo interloquisce con Ue

Bruxelles (ANSA) – Il Governo lavora per il rinvio della ratifica del Mes a dopo la pausa agostana del Parlamento, con l’obiettivo di trovare nei prossimi mesi una quadra con la Lega e parte di Forza Italia, al momento determinati a votare in ogni caso contro. Un lasso di tempo che sembra essere stato metabolizzato, con qualche difficoltà, anche in Europa. Ossigeno puro per l’esecutivo che vorrebbe intanto portare avanti gli altrettanto complessi negoziati sulla riforma del Patto di stabilità.

La Commissione europea, l’Eurogruppo e lo stesso Mes stanno seguendo con grande attenzione e cautela quanto accade a Roma. Da un lato non si vuole in alcun modo interferire in un dibattito sul cui esito tocca solo ed esclusivamente al Parlamento nazionale dire l’ultima parola. Dall’altro si cerca di facilitare, per quanto possibile, il compito di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti per arrivare a una ratifica entro l’autunno. A Bruxelles non si vogliono quindi fare barricate su un eventuale slittamento del voto dal 30 giugno a settembre.

“Abbiamo a disposizione un’ampia gamma di strumenti per affrontare qualsiasi problema di stabilità finanziaria. La ratifica del trattato Mes modificato aggiungerebbe un ulteriore livello di protezione per i cittadini dell’area dell’euro e migliorerebbe la resilienza complessiva dell’Europa. Questo era lo spirito della riforma del MeS, firmata nel 2021 da tutti i membri dell’Eurogruppo” ha detto un portavoce della Commissione Ue interpellato sul dibattito di questi giorni in Italia sulla ratifica della riforma del fondo salva-Stati. “È chiaro che la decisione finale sulla questione spetta al Parlamento italiano”, ha aggiunto.

L’obiettivo principale era e resta quello di avere la ratifica in tempo utile affinché dal primo gennaio del 2024 il Mes possa assolvere la funzione di backstop per la garanzia sui depositi bancari dei risparmiatori, così come era stato previsto nel 2021, quando venne varata la riforma. A rappresentare un’incognita è piuttosto la reazione dei mercati che notoriamente non gradiscono il prolungarsi di un clima di incertezza. Tanto più per un Paese che ha un debito pubblico così elevato e nella prospettiva di affrontare un periodo come quello estivo, dove per la speculazione è più facile lanciare i suoi attacchi (26 giugno).

Meloni confermata presidente dei Conservatori europei

Bruxelles (ANSA) – Il Consiglio del Partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr Party) si è riunito oggi a Roma e ha approvato all’unanimità la proposta del vicepresidente del Parlamento europeo, Roberts Zile, di rinnovare il mandato di Giorgia Meloni alla presidenza del partito e quello dei due vicepresidenti, Jorge Buxadè (Vox, Spagna) e Radoslaw Fogiel (PiS, Polonia). Meloni ha ringraziato il Consiglio per la fiducia e ha accettato di proseguire il suo impegno alla guida dei conservatori, ponendosi come orizzonte le prossime elezioni europee. Nel corso dell’incontro, coordinato dal Segretario Generale Antonio Giordano, il Consiglio ha indicato Gila Gamliel, Ministro per l’intelligence del governo israeliano e responsabile per gli affari esteri del Likud, quale Vicepresidente aggiunto in rappresentanza dei partiti extra Ue partner di Ecr (26 giugno).

Urso a Berlino, intesa Germania-Francia su materie critiche

Roma (ANSA) – Sull’approvvigionamento delle materie prime critiche, i ministri dell’Economia e dell’industria di Germania, Francia e Italia “concordano una stretta cooperazione nei settori dell’estrazione, della lavorazione e del riciclo” per sostenere le rispettive industrie. Lo rende noto il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit). Su invito del ministro dell’Economia e dell’azione per il clima tedesco Robert Habeck, il ministro dell’Economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale francese, Bruno Le Maire, e il ministro Adolfo Urso, si incontreranno oggi a Berlino insieme ai rappresentanti dell’industria. Ci sarà un confronto su un approvvigionamento “sicuro, sostenibile ed economico delle materie prime critiche”.

Habeck ha dichiarato di voler “rendere la fornitura di materie prime per le nostre industrie più sostenibile e diversificata, per attuare misure di sicurezza economica in modo più efficace” auspicando di “portare avanti insieme un modello di economia circolare”. Il ministro ha aggiunto che è stato creato un gruppo di lavoro di alto livello sulle materie prime critiche. Ad avviso di Urso “con l’incontro di Berlino inizia una nuova fase nella definizione della politica industriale europea che ci consentirà di affrontare le sfide della duplice transizione ecologica e digitale, al fine di garantire l’autonomia strategica dell’Ue”.

Il ministro Le Maire ha osservato che l’incontro di oggi “ci offrirà l’opportunità di discutere tra Governi e con i rappresentanti del settore industriale su come andare avanti” ed ha prospettato “la realizzazione di scorte condivise e l’acquisto in comune”. La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e la pandemia di Covid-19 hanno dimostrato quanto la Germania, la Francia, l’Italia e l’Ue dipendano da singoli Paesi, in particolare dalla Cina, per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime, ricorda il Mimit. La legislazione europea sulle materie prime critiche (Crma) intende fornire un quadro per ridurre la dipendenza strategica dell’Unione europea in questo settore (26 giugno).

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.