Bruxelles (ANSA) – Doveva essere un’occasione per i Paesi Ue di mostrarsi compatti su obiettivi climatici ambiziosi per il 2040. Invece, la riunione dei ministri dell’Ambiente ha messo in luce ancora una volta quanto l’agenda verde di Ursula von der Leyen fatichi a tenere insieme i Ventisette: nessuna intesa comune, dossier rinviato a data da destinarsi. Prima, servirà un confronto tra i capi di Stato e di governo.
Le pressioni di un gruppo guidato da Francia, Germania, Italia e Polonia hanno infatti spinto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, a inserire il tema nell’agenda del vertice del 23 ottobre, per una “discussione politica” tra i leader. Un passaggio inevitabile, secondo il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che a Bruxelles ha sottolineato come serva “un chiaro indirizzo politico” su un dossier “strategico”.
“Senza queste premesse – ha osservato – gli Stati membri rischiano ancora una volta di trovarsi di fronte a obiettivi inapplicabili e a costi insostenibili per i propri cittadini e le proprie imprese”. Al summit di fine ottobre i leader dovranno fornire linee guida politiche ai ministri.
I tempi però sono strettissimi: la trentesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima si terrà a Belem, in Brasile, dal 10 al 21 novembre e per allora l’Europa dovrà aver aggiornato la sua traiettoria al 2035 (in gergo, contributo determinato a livello nazionale – Ndc) che indica come intende contribuire agli sforzi globali in materia. Un ulteriore target intermedio legato a doppio filo con quello del 2040: la Commissione Ue stabilirà il primo sulla base del secondo.
Un primo segnale positivo in questa direzione è arrivato dai ministri dell’Ambiente che, dopo una lunga trattativa, hanno concordato al fotofinish una dichiarazione d’intenti – non vincolante – con l’impegno a presentare entro la Cop30 un obiettivo di riduzione delle emissioni compreso tra il 66,25% e il 72,5%. Ora spetta all’esecutivo di von der Leyen precisarne i contorni.
“Continuiamo a rimanere uniti e parleremo con una sola voce chiara alle Nazioni Unite. Ciò dimostra la volontà dell’Ue e dei suoi Stati membri di trovare soluzioni e promuovere l’azione globale per il clima”, ha sottolineato il ministro danese Lars Aagaard. L’incertezza tuttavia pesa: un mancato accordo, nelle letture degli analisti, rischierebbe di indebolire la leadership dell’Europa nella lotta al cambiamento climatico in un contesto già segnato dal ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi (18 settembre).
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