Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea ha valutato positivamente il piano di ripresa e resilienza modificato dell’Italia, che include un capitolo RePowerEU. Il piano dell’Italia ha ora un valore di 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni) e copre 66 riforme, sette in più rispetto al piano originale, e 150 investimenti. Lo ha annunciato l’esecutivo europeo. Il Pnrr rivisto dell’Italia prevede 145 misure nuove o modificate, incluse quelle previste dal capitolo REPowerEU, volte a rafforzare le riforme chiave in settori quali la giustizia, gli appalti pubblici e il diritto della concorrenza.
Una serie di investimenti nuovi o potenziati mira a promuovere la competitività e la resilienza dell’Italia, nonché a promuovere la transizione verde e digitale. Questi investimenti riguardano settori come le energie rinnovabili, le filiere verdi e le ferrovie. “Il governo può mettere a disposizione della crescita economica 21 miliardi di euro, è come una seconda manovra”, ha esultato Giorgia Meloni (24 novembre).
L’impegno dell’Ue, presto la prima legge contro le violenze sulle donne
Bruxelles (ANSA) – Per le presidenti della Commissione e del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen e Roberta Metsola, il varo della prima legge europea contro la violenza sulle donne è una priorità assoluta. Ma c’è il rischio che il testo proposto dall’esecutivo comunitario non veda la luce in tempi brevi. Il negoziato in corso con il Consiglio si è incagliato sul riconoscimento in tutta Europa del reato di stupro, un punto su cui non c’è unanimità di vedute tra i singoli Paesi.
Il nostro dovere è quello di assicurare la stessa protezione a tutte le donne in tutti i Paesi Ue
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
Quattordici Stati membri, tra cui Francia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, chiedono che le vittime debbano dimostrare l’uso della forza o della minaccia mentre la posizione di altri 13, tra cui Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svezia e Italia, è in linea con lo slogan ‘no significa no’. “Il nostro dovere è quello di assicurare la stessa protezione a tutte le donne in tutti i Paesi Ue”, ha detto von der Leyen in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
“Non ci sono più scuse, è arrivato il momento di agire”, le ha fatto eco Metsola che nel suo messaggio ha ricordato i casi di Giulia Cecchettin e di altre vittime di femminicidi per sottolineare che si tratta di fatti “terribili e inaccettabili”. Tuttavia l’iter della direttiva pensata per unificare le normative in tutta l’Ue e facilitare la protezione delle donne risulta bloccato (25 novembre).
Strada in salita per Wilders, i liberali si smarcano
Bruxelles (ANSA) – Il partito liberale di destra olandese (Vvd) del premier uscente Mark Rutte non entrerà nel prossimo governo, ma potrebbe dare il suo appoggio esterno a un esecutivo di minoranza guidato dal leader dell’estrema destra (Pvv) Geert Wilders. “I grandi vincitori sono il Pvv e l’Nsc. Dopo tredici anni” al governo “ci si addice un ruolo diverso. Gli elettori ci hanno dato un segnale chiaro dicendoci di saltare un turno”, ha detto la leader Dilan Yesilgoz poco prima dell’avvio delle consultazioni.
“Tuttavia – ha sottolineato – sosterremo un governo di centrodestra con proposte costruttive” come “una specie di partner tollerante”. “La formazione” dell’esecutivo in Olanda “potrebbe richiedere mesi” ha commentato Wilders, sostenendo che la decisione dei liberali “non rende le cose più semplici”. “È molto deludente che il Vvd affermi, senza aver negoziato nemmeno un minuto, di non voler partecipare a un gabinetto di centrodestra”, ha aggiunto Wilders su X, auspicando che cambi idea perché “governare è meglio che tollerare”.
“Geert Wilders, Marine Le Pen e Alternative fur Deutschland (Afd) non sono nostri interlocutori” ha commentato il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani parlando dei risultati elettorali in Olanda. “Il Ppe sta ottenendo risultati lusinghieri, come in Polonia e in Finlandia. In Spagna il partito popolare è il primo partito e anche una nuova forza vicina al Ppe ha avuto un buon risultato in Olanda”, ha aggiunto, sottolineando che “noi vogliamo che ci sia in Europa un governo di centrodestra europeista. Quindi – ha concluso – mi auguro ci possa essere una coalizione tra liberali, conservatori e popolari” (24 novembre).
Michel vola a Budapest per disinnescare la mina Orban
Bruxelles (ANSA) – Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, si recherà domani in Ungheria per tentare una mediazione dopo che il premier magiaro, Viktor Orban, in una missiva, ha richiesto ai 27 un “dibattito strategico” sull’Ucraina. “Il Consiglio Europeo – ha scritto Orban – non è nella posizione di prendere decisioni chiave sulle proposte garanzie di sicurezza a Kiev, sul sostegno finanziario addizionale, sull’inasprimento delle sanzioni alla Russia o sul processo di allargamento a meno che non si trovi un accordo sulla strategia futura per l’Ucraina”.
A metà dicembre i leader dovranno decidere se dare il via libera o meno ai negoziati di adesione con Kiev, Chisinau e Sarajevo (oltre che a concedere lo status di Paese candidato alla Georgia) in quella che, a Bruxelles, viene descritta come la tornata di allargamento più “geopolitica” di sempre. Al vertice si parlerà anche della revisione del bilancio comunitario, con gli extra fondi chiesti dalla Commissione, in tutto quasi 90 miliardi – e di migrazione.
I temi s’intrecciano fra loro e c’è il rischio che il no di Orban faccia in realtà comodo anche ad altri Paesi per nascondere varie stanchezze emerse dopo anni di crisi e che potrebbero minare l’unità dei 27 proprio quando serve un ulteriore scatto di reni. Nel sostegno all’Ucraina – su sanzioni, aiuti militari e finanziari, e appunto allargamento – ma pure, ad esempio, sulla migrazione. Budapest si è vista congelare 37 miliardi di euro di vari fondi europei (non c’è solo il Pnrr) sullo sfondo del braccio di ferro con l’Ue per il rispetto dello Stato di diritto, dell’indipendenza della magistratura e del buon uso dei fondi Ue (26 novembre).
Italia e altri 6 Paesi chiedono di rinviare l’applicazione dell’Ets Ue sulle navi
Bruxelles (ANSA) – Sette Paesi del Sud Europa, tra cui Italia e Spagna, hanno inviato una lettera alla Commissione europea chiedendo di rinviare l’applicazione, prevista a partire da gennaio, del sistema Ets alle navi che entrano nelle loro acque territoriali. Secondo quanto scrive il Financial Times online, i sette Paesi temono che, per evitare di pagare nuove imposte stimate in circa 11 miliardi di euro, le navi sceglieranno di fare scalo nei porti della sponda Sud del Mediterraneo come Tangeri in Marocco e Porto Said in Egitto.
Nella lettera inviata a Bruxelles i ministri dei governi di Roma, Madrid, Atene, Lisbona, Nicosia, La Valletta e Zagabria sottolineano che i costi dell’iniziativa superano i benefici in termini di lotta all’inquinamento e che le conseguenze dell’applicazione del sistema Ets possono incidere negativamente sui flussi dell’import-export e sugli investimenti nelle infrastrutture portuali. Sulla questione nei giorni scorsi si è registrata una mobilitazione del governo italiano e delle autorità locali preoccupate per l’impatto della decisione Ue sul porto di Gioia Tauro.
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini aveva preannunciato l’avvio di un’azione presso la Commissione sottolineando che “mettere nuove tasse sui porti europei significa avvantaggiare altri. Siamo già d’accordo con diversi ministri europei, per il momento siamo in sette, per raggiungere l’obiettivo di bloccare la nuova tassa sulle emissioni di Co2, che rischia di essere un regalo per i Paesi extraeuropei e che non aiuta l’ambiente” (26 novembre).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.