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Bruxelles (ANSA) – Dopo quasi due anni di indagine segnati da pressioni e battute d’arresto, l’Ue ha multato X per 120 milioni di euro per aver violato la legge sui servizi digitali (Dsa). Sono le prime sanzioni comminate ai sensi della storica normativa europea concepita per porre fine al Far West online che obbliga le piattaforme tech a una maggiore trasparenza e responsabilità sui contenuti illegali e dannosi che inondano lo spazio digitale.

Più un buffetto che uno schiaffo al colosso di Elon Musk, destinato comunque ad acuire le tensioni con Washington. E difatti, lo scontro è deflagrato ancor prima dell’annuncio ufficiale. Il vice presidente degli Stati Uniti JD. Vance ha criticato Bruxelles, rea di voler multare X per “non aver imposto la censura”. In serata, l’affondo del segretario di Stato Marco Rubio che ha bollato le sanzioni a X come “un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri. I tempi della censura online degli americani – ha avvertito – sono finiti”.

“La multa a X riguarda la trasparenza, non ha nulla a che fare con la censura” ha replicato la vice presidente della Commissione Henna Virkkunen. Rispedita al mittente anche l’accusa di voler colpire le big tech a stelle e strisce: “le nostre regole valgono per tutti coloro che operano in Europa” ha scandito Virkkunen che ha promesso “nuove decisioni nei prossimi mesi”.

Nel merito, palazzo Berlaymont ha inflitto tre sanzioni al social di Musk, una per ogni violazione contestata. La prima, da 45 milioni di euro, è legata alla spunta blu usata per gli account verificati. Per Bruxelles si tratta di un inganno dato che chiunque può pagare per ottenerla senza che vi sia una verifica dell’azienda su chi si cela dietro l’account. La seconda sanzione, da 35 milioni di euro, riguarda la mancanza di trasparenza dell’archivio pubblicitario, importante ad esempio per rilevare truffe e campagne di minacce ibride.

La Commissione ha contestato infine la violazione dell’obbligo di garantire ai ricercatori l’accesso ai dati pubblici della piattaforma, comminando una terza sanzione da 40 milioni di euro. È ancora in corso invece l’indagine sull’aspetto politicamente più delicato del dossier, quello dei contenuti illegali e della manipolazione delle informazioni (5 dicembre).

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