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Bruxelles (ANSA) – Il Consiglio Europeo, dopo un negoziato sorprendentemente breve tra i leader, ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia, e di concedere lo status di Paese candidato alla Georgia. La Bosnia-Erzegovina, invece, dovrà prima rispettare le precondizioni richieste dalla Commissione.

Al momento della votazione il premier ungherese, Viktor Orban, che minacciava di bloccare il via libera all’avvio dei negoziati di adesione all’Ue con Kiev, non c’era. Un’assenza concordata con il presidente Charles Michel che ha permesso di superare l’impasse senza veti. “Questa è una vittoria per l’Ucraina. Una vittoria per tutta l’Europa. Una vittoria che motiva, ispira e rafforza”, ha scritto su X il presidente Volodymyr Zelensky, calato in Germania per una visita inattesa.

Questa è una vittoria per l’Ucraina. Una vittoria per tutta l’Europa. Una vittoria che motiva, ispira e rafforza

Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina

“È una scelta molto forte, ora il popolo ucraino sa che siamo dalla sua parte”, ha dichiarato Michel, aggiungendo che “dimostra la credibilità dell’Ue”. “L’adesione dell’Ucraina all’Ue è una decisione sbagliata e l’Ungheria non cambia la sua posizione”, ha bombardato Orban da Facebook. “D’altra parte gli altri 26 hanno insistito e allora dovranno andare per la loro strada”.

Giorgia Meloni ha espresso “grande soddisfazione” per i concreti passi avanti nel processo di allargamento di Ucraina, Moldova, Georgia e Bosnia-Erzegovina. “Si tratta di un risultato di rilevante valore per l’Ue e per l’Italia, dopo un negoziato complesso, in cui abbiamo giocato un ruolo di primo piano nel sostenere attivamente sia Paesi del trio orientale sia la Bosnia-Erzegovina e i Paesi dei Balcani occidentali” (14 dicembre).

Ungheria blocca l’intesa sul bilancio e gli aiuti a Kiev

Bruxelles (ANSA) – Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha posto il veto alla revisione del bilancio comunitario, bloccando sia i 50 miliardi di sostegno a Kiev sia le risorse per le altre voci del budget, come la migrazione e l’innovazione. In cambio del via libera, Orban ha rivendicato tutti i fondi europei destinati all’Ungheria e bloccati a causa delle violazioni dello Stato di diritto, per dare via libera al pacchetto di aiuti per Kiev.

“Ho sempre detto che se qualcuno vuole modificare il bilancio, questa è una grande opportunità per l’Ungheria per far capire che deve ottenere ciò che merita. Non la metà, poi un quarto, ma deve ottenere tutto” ha detto il premier ungherese. “Le regole sono note a tutti: se ci sono le riforme arrivano i finanziamenti”, ha replicato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ricordando la decisione di sbloccare 10 miliardi di fondi di coesione dopo l’approvazione da parte di Budapest della riforma del sistema giudiziario.

“Abbiamo strumenti per garantire la nostra affidabilità, gli ucraini possono contare sul nostro sostegno, in questo pacchetto, su cui c’è ampio accordo politico a 26, ci sono 50 miliardi per l’Ucraina”, ha assicurato dal canto suo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, annunciando un summit straordinario a fine gennaio (15 dicembre).

Tusk torna in Europa, inizia la corsa per recuperare i fondi del Pnrr

Tusk torna in Europa, inizia la corsa per recuperare i fondi del Pnrr – Foto di Wojtek Radwanski / AFP

Bruxelles (ANSA) – Il vertice Ue ha segnato il ritorno a Bruxelles del primo ministro polacco, Donald Tusk che, dopo aver incontrato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato di aver inoltrato la prima richiesta di pagamento per 6,3 miliardi del Recovery Plan. Finora i fondi per la ripresa destinati a Varsavia, circa 59 miliardi di euro, sono stati congelati a causa di un lungo braccio di ferro sullo Stato di diritto.

Sotto l’albero di Natale, come ha spiegato il premier, Varsavia troverà anche un assegno da 5 miliardi staccato dall’Ue per il pre finanziamento del capitolo RePowerEu. E mentre il leader ungherese, Viktor Orban, ricorre al ricatto per mettere mano all’agognato bottino, il collega polacco indica il “ripristino dello Stato di diritto” come stella polare da seguire per accedere ai finanziamenti congelati.

“Do il benvenuto alla tua decisione di mettere lo Stato di diritto al centro dell’agenda del governo e di affrontare le questioni poste dalla Commissione e dalle corti europee. Per troppo tempo le questioni legate allo Stato di diritto hanno ostacolato la nostra cooperazione” ha detto von der Leyen. Resta da sciogliere “un dilemma”, come lo definisce Tusk. Le leggi per risanare il vulnus nella giustizia “sono pronte” assicura il premier, ma devono passare il vaglio del presidente della Repubblica, Andrzej Duda, “uno dei corresponsabili del problema con i fondi europei che ci troviamo oggi a risolvere” (15 dicembre).

Stretta sulla riforma del Patto di stabilità, Ecofin straordinario convocato il 20 dicembre

Bruxelles (ANSA) – Dopo il negoziato fiume all’Ecofin della scorsa settimana, è stata fissato per mercoledì 20 dicembre il consiglio straordinario dei ministri Ue delle Finanze per dare il via libera alla riforma della governance economica. Continua, tuttavia, la contrapposizione negoziale su come interpretare la nuova procedura per deficit eccessivo quando gli Stati abbiano un disavanzo oltre il tetto del 3% del Pil fissato dai trattati.

Il tema è se il previsto aggiustamento strutturale annuo pari allo 0,5% del Pil vada comunque rispettato, come chiedono i Paesi ‘frugali’, Germania in testa. O se invece sia possibile anche un intervento di entità minore allo 0,5%, tenendo conto anche dell’impatto degli interessi del debito pubblico. Per l’Italia, con un disavanzo atteso al 4,4% nel 2024 secondo le stime Ue, una differenza che cambierebbe molto i tempi di rientro.

All’Ecofin del 20 dicembre i ministri Ue si vedranno in video conferenza e l’obiettivo è dunque quello di raggiungere un’intesa politica sulla riforma. Per il via libera anche alla parte legislativa, con il voto del Consiglio ai tre testi della nuova governance economica, si dovrà invece aspettare gennaio per una riunione degli ambasciatori dei 27 (14 dicembre).

Accordo Ue sulla riforma del mercato dell’elettricità

Bruxelles (ANSA) – Le istituzioni dell’Ue hanno concluso un accordo sulla riforma del mercato Ue dell’elettricità inteso a incoraggiare gli investimenti nelle energie senza emissioni di carbonio – compreso il nucleare – e a moderare le bollette dei consumatori. L’accordo, concluso dopo una notte di difficili negoziati, “contribuirà a stabilizzare i mercati a lungo termine e ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e non fossili”, ha affermato la ministra spagnolo dell’Energia, Teresa Ribera, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Unione europea.

Il mercato dell’elettricità Ue – in base all’intesa raggiunta – si aprirà così ai contratti d’acquisto a lungo termine per le rinnovabili e ai contratti per differenza come standard per l’intervento pubblico a sostegno degli investimenti in nuovi impianti eolici, solari, geotermici, idroelettrici senza bacino, e nucleari. Gli Stati avranno inoltre la possibilità di usare contratti di acquisto a lungo termine per la nuova generazione rinnovabile. I contratti bidirezionali per differenza funzioneranno su un prezzo di riferimento concordato tra Stati e fornitori.

Se il prezzo di mercato dell’elettricità è inferiore, lo Stato versa la differenza al fornitore. Se il prezzo è superiore, è quest’ultimo che versa la differenza allo Stato, con i ricavi che potranno essere ridistribuiti, utilizzati per finanziare sconti in bolletta ai cittadini, o in investimenti per ridurre i costi dell’elettricità per i clienti finali. La riforma mira a rendere i prezzi dell’elettricità meno dipendenti dalla volatilità dei combustibili fossili, accelerare la diffusione delle rinnovabili, e include disposizioni per proteggere i consumatori dalle impennate dei prezzi (14 dicembre).

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.