Ankara/Bruxelles (ANSA) – Il Parlamento turco ha ratificato l’adesione della Svezia alla Nato, ponendo fine a 20 mesi di negoziati tra Ankara e Stoccolma. La candidatura svedese, che ora necessita soltanto del via libera dell’Ungheria, è stata approvata a stragrande maggioranza. “Oggi siamo un passo più vicini nel diventare membri a pieno titolo della Nato. È positivo che la Grande Assemblea Generale della Turchia abbia votato a favore dell’adesione della Svezia all’Alleanza atlantica” ha scritto su X il primo ministro svedese Ulf Kristersson.
II segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha accolto con favore la ratifica del Parlamento turco e ha invitato l’Ungheria a fare lo stesso. “Accolgo con favore il voto della Grande Assemblea Nazionale della Turchia di ratificare l’adesione della Svezia alla Nato”, ha affermato Stoltenberg in una nota, aggiungendo che “conta sull’Ungheria per completare la ratifica nazionale il prima possibile” (23 gennaio).
La Commissione europea presenta un piano per rafforzare la sicurezza economica
Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea lancia un pacchetto di cinque iniziative per rafforzare la sicurezza economica dell’Unione in un “momento di crescenti tensioni geopolitiche e profondi cambiamenti tecnologici”. Tra le iniziative figurano il rafforzamento della protezione della sicurezza e dell’ordine pubblico con un migliore screening degli investimenti esteri nell’Ue, un maggior coordinamento nel controllo dell’export, una consultazione con Paesi membri e stakeholder per individuare rischi connessi a investimenti Ue all’estero nel settore tecnologico.
L’indiretto destinatario del piano non può che essere la Cina e il binario di partenza è quella strategia di de-risking nei confronti di Pechino che Ursula von der Leyen ha lanciato mesi fa. A finire nel mirino sono innanzitutto gli investimenti stranieri diretti. Nei primi tre anni dalla messa a punto del primo meccanismo di screening oltre 1200 transazioni sono state monitorate in Ue, in buona parte provenienti da Cina, Usa, Gran Bretagna, Svizzera, Singapore ed Emirati Arabi.
L’obiettivo della Commissione è rendere più performante questo controllo e anche più veloce (si prevede una durata di 20-45 giorni). Nello schema pensato da palazzo Berlaymont la competenza finale resta a capo dello Stato membro destinatario dell’investimento diretto ma avendo la “massima considerazione” del parere di Bruxelles e degli altri Stati membri. Sugli investimenti in uscita, invece, un sistema di monitoraggio al momento non c’è. Da qui ad aprile l’Ue lancerà una consultazione pubblica con i 27 sul da farsi.
I settori sui quali Bruxelles concentra i rischi potenziali sono IA, semiconduttori avanzati, biotecnologie e tecnologie quantistiche. Più avanzato è invece il lavoro sull’export di beni dual-use, particolarmente sensibili in chiave militare. A riguardo la Commissione ha presentato, tra le sue 5 iniziative, un Libro bianco per arrivare ad un maggior coordinamento tra i 27 e ad un maggiore scambio di informazione. Un regolamento ad hoc è atteso per l’inizio del 2025 (24 gennaio).
Sondaggio Ecfr, ‘i populisti possono vincere Europee, in testa in 9 Stati’
Bruxelles (ANSA) – Una coalizione europea tra la destre sullo stampo di quella italiana è sempre più vicina a ottenere la maggioranza dei seggi al Parlamento europeo. A rivelarlo è un sondaggio pubblicato mercoledì mattina dall’Ecfr, lo European Council on Foreign Relations in vista delle prossime elezioni europee. Stando al sondaggio infatti al prossimo Parlamento europeo il Partito Popolare europeo potrebbe ottenere 173, ne andrebbero 131 ai socialisti, 98 a Id (il gruppo di Lega AfD e Le Pen), 86 ai liberali di Renew Europe, 85 all’Ecr di Meloni, 61 ai verdi e 44 alle sinistre.
Sebbene la maggioranza al Parlamento europeo potrebbe restare nelle mani dei tre partiti che compongono oggi la maggioranza Ursula (Ppe, S&d e Renew) “i partiti populisti e antieuropei sono in testa ai sondaggi in nove Stati membri dell’Ue, tra cui Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, e otterranno il secondo o il terzo posto in altri nove Paesi, tra cui Bulgaria, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia”, spiega l’Ecfr.
Stando al sondaggio, in Italia, il Ppe, rappresentato in Italia da Fi dovrebbe ottenere 8 seggi, 14 i socialisti del Pd, 8 per la Lega nel gruppo ID, 6 per il Terzo Polo da mandare in Renew, 27 gli eurodeputati meloniani di Ecr, nessun seggio per i Verdi mentre 13 eurodeputati del Movimento 5 stelle potrebbero andare nel gruppo dei non iscritti (24 gennaio).
Borrell, il 2024 è anno chiave per la lotta alla disinformazione
Bruxelles (ANSA) – Nell’anno delle “super elezioni”, che vedrà recarsi alle urne circa due miliardi di cittadini in tutto il mondo, l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell avverte che il voto sarà un “obiettivo primario” per Paesi come la Russia che cercano di diffondere disinformazione e minare la democrazia. Il 2024 “sarà un anno cruciale per combattere” la manipolazione straniera, ha spiegato il capo della diplomazia europea presentando il secondo rapporto del Servizio europeo d’azione esterna (Seae) sulle minacce legate alla manipolazione e all’interferenza di informazioni straniere (Fimi).
Dal rapporto, che prende in analisi 750 incidenti di Fimi individuati in un arco di tempo che va da dicembre 2022 a novembre 2023, emerge che l’Ucraina è il Paese più bersagliato dalla disinformazione. Nel mirino anche 59 personalità, tra cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky e la numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Tra gli obiettivi della Fimi, vi sono anche diverse organizzazioni quali Ue e Nato, ma anche media come Euronews, Reuters, Deutsche Welle e New York Times (23 gennaio).
L’Ue verso l’intesa con l’Egitto sul modello tunisino
Bruxelles (ANSA) – Dopo la Tunisia, l’Egitto. Con le dovute differenze. L’Unione europea non ferma la sua politica di avvicinamento ai paesi del Nordafrica e, facendo perno su due pilastri, migrazione ed energia, si avvia a siglare un nuovo Memorandum d’intesa, questa volta con Il Cairo. L’obiettivo è avere il via libera dei 27 entro febbraio poi l’accordo potrà essere firmato e potrà certamente puntellare l’ultimo tratto della legislatura targata Ursula von der Leyen.
La spinta ad una forte partnership con Il Cairo è stata al centro del decimo Consiglio di Associazione Ue-Egitto. Il Cairo “può diventare non solo un fornitore affidabile di gas ma anche di energia rinnovabile”, ha spiegato il commissario all’Allargamento Oliver Varhelyi ricordando come il progetto di interconessione elettrica tra Grecia ed Egitto sia catalogato dall’Ue come di “mutuo interesse” e rimarcando che il potenziale egiziano sulle rinnovabili “ha pochi eguali”.
“Siamo vicini ad un accordo per una dichiarazione congiunta con l’Egitto. Certamente l’Egitto è un Paese con un situazione molto diversa da quella tunisina, è un Paese che accoglie 9 milioni di migranti, non è quindi un Paese di transito ma con sfide diverse su cui lavorare. Ciononostante il memorandum Ue-Tunisia può comunque fungere da esempio” ha spiegato la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, in audizione in commissione Giustizia del Parlamento europeo (23 gennaio).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.