Bruxelles (ANSA) – La “frustrazione” tra gli Stati membri dell’Ue per la posizione intransigente di Budapest sulla revisione del bilancio comunitario, che comprende gli aiuti a Kiev ma anche i fondi per la migrazione e il sostegno alle imprese, “sta crescendo” e molti Paesi a questo punto avanzano l’ipotesi di attuare la procedura dell’articolo 7 dei trattati, che può prevedere la sospensione dei diritti di voto di uno Stato membro. Lo assicurano fonti qualificate europee.
“Molti leader sono irritati dalla strategia di ricatto adottata da Orban e non escludono l’opzione di usare le maniere forti”, spiega un alto funzionario europeo. In questa fase i negoziati continuano, ma il Consiglio “è pronto” ad aprire la procedura dell’articolo 7. La frustrazione deriva non solo da una questione di metodo, ma anche di merito. La richiesta di Orban di non passare per il bilancio comunitario per aiutare l’Ucraina con i 50 miliardi promessi nell’arco di quattro anni, infatti, pone una serie di problemi tecnici, che riduce la prevedibilità necessaria per sostenere davvero Kiev.
“Alcune richieste di Budapest possono essere soddisfatte parzialmente – assicura una fonte – mentre altre riscontrano totale opposizione, come la richiesta di un voto annuale sui fondi, che darebbe a Orban un veto annuale da potersi giocare su altri tavoli”. Al Consiglio di dicembre scorso i leader sono arrivati ad un accordo a 26 sulla revisione del bilancio Ue al quale Orban si è opposto. I 26 hanno quindi deciso di tornare sulla questione il 1° di febbraio per poter nel mentre trovare un’intesa.
Contemporaneamente i tecnici sia della Commissione che del Consiglio stanno lavorando a un ‘Piano B’ nel caso in cui l’Ungheria non si pieghi. Ma sarebbe una soluzione di emergenza che scontenta tutti (a parte Orban). Da qui l’ipotesi – alquanto straordinaria – di procedere per la prima volta con l’articolo 7 dei trattati, soprannominata ‘l’opzione nucleare’ (25 gennaio).
Charles Michel rinuncia alle Europee e scaccia lo spettro Orban
Bruxelles (ANSA) – Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha deciso di non candidarsi più alle elezioni europee. Lo ha annunciato lo stesso Michel in un post su Facebook. “Non mi candiderò alle elezioni europee. Dedicherò tutti i miei sforzi alle mie attuali responsabilità con ferma determinazione fino alla loro conclusione. Sarò sempre un fervente sostenitore di un’Europa democratica, forte, unita e padrona del proprio destino. Al termine di questo mandato, rifletterò sulla natura e sulla direzione dei miei impegni futuri”, ha scritto.
Il 7 gennaio scorso Michel aveva lanciato la sua candidatura al Parlamento europeo. Una volta eletto, l’ex primo ministro belga avrebbe dovuto abbandonare la presidenza del Consiglio europeo prima della scadenza del mandato. A prendere temporaneamente il suo posto sarebbe stato il premier ungherese Viktor Orban, visto che Budapest assumerà la presidenza di turno dell’Ue dal 1 luglio, a poco meno di un mese dalle europee (25 gennaio).
Von der Leyen tenta di placare l’ira degli agricoltori, parte il Dialogo strategico per il futuro del settore
Bruxelles (ANSA) – Mentre dilagano le proteste degli agricoltori in tutta Europa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avviato il Dialogo strategico per il futuro del settore, cercando così di placare l’ira di una fetta consistente di elettori in vista del voto di giugno. La numero uno dell’esecutivo comunitario ha esortato a “superare questa polarizzazione con il dialogo”.
“Voi – ha detto aprendo la prima sessione di lavori – meritate una giusta remunerazione per il vostro lavoro. Il nostro obiettivo è sostenere i vostri mezzi di sussistenza, e garantire la sicurezza alimentare dell’Europa. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere in questo senso”. Le proteste si sono verificate in diversi Paesi negli ultimi giorni, e in Francia hanno provocato una vittima. A finire nel mirino degli agricoltori c’è anche il Green Deal, uno dei simboli della legislatura von der Leyen.
“E’ un segnale per la Francia e per l’Ue”, ha ammesso il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. “La Pac deve rispondere alle esigenze di reddito”, è la richiesta arrivata da Coldiretti e sul dossier si è esposta anche Fdi. Il ministro dell’Agricoltura, la Sovranità alimentare e le Foreste, Francesco Lollobrigida, ha detto di “comprendere l’esasperazione degli agricoltori nei confronti del modello europeo. Lavoriamo perché le cose cambino rispetto al Green Deal” (25 gennaio).
L’Ue chiede di attuare subito la decisione della Corte internazionale di Giustizia su Gaza
Bruxelles (ANSA) – “Le ordinanze della Corte internazionale di giustizia sono vincolanti per le parti e queste devono rispettarle: l’Unione europea si aspetta la loro piena, immediata ed effettiva attuazione”. Lo si legge in una dichiarazione congiunta dell’Alto rappresentante e della Commissione europea, in cui si ribadisce il “continuo sostegno” dell’Ue alla Corte, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. “La decisione odierna sulla richiesta del Sudafrica di indicare misure provvisorie – prosegue – non pregiudica il diritto di ciascuna parte di presentare argomentazioni in merito alla giurisdizione, all’ammissibilità o al merito”.
I giudici dell’Aja hanno ritenuto che esista una controversia tra Israele e Sudafrica e hanno attribuito alla corte la giurisdizione per pronunciarsi sul caso. La Corte internazionale di giustizia ha inoltre ordinato a Israele di prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza, ritenendo che vi fosse sufficiente urgenza per farlo (25 gennaio).
L’Ue punta a taglio emissioni di gas serra del 90% al 2040
Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea si appresta a presentare un piano per ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. E’ quanto emerge da una bozza della comunicazione che l’esecutivo comunitario svelerà il 6 febbraio, di cui l’ANSA ha preso visione. Il testo, ancora suscettibile di modifiche, riafferma l’impegno di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il target del 90% è in linea con le raccomandazioni del comitato consultivo scientifico dell’Ue.
Si tratta, viene evidenziato nella valutazione d’impatto Ue, della “opzione preferita” su un ventaglio di tre ipotesi che partono da tagli dell’80% e arrivano a una vetta del 90-95%, passando per uno scenario dell’85-90%. Seguendo la traiettoria di riduzione delle emissioni del 90%, nei prossimi tre lustri il mix energetico europeo si dovrebbe così trasformare con un taglio dei combustibili fossili dell’80%, la graduale eliminazione del carbone e una spinta ancora più decisa a rinnovabili e nucleare (27 gennaio).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.