Bruxelles (ANSA) – Sostituzione, solidarietà e risparmio. Sono i principi cardine del piano d’emergenza Ue sul gas lanciato dalla Commissione europea per ‘salvare’ il prossimo inverno. Prevede un coordinamento europeo rafforzato, soluzioni di mercato per incentivare l’industria a tagliare i consumi da subito, linee guida per i settori critici in caso di interruzioni.Il target di riduzione dei consumi tra agosto 2022 e marzo 2023, che varrebbe un risparmio a livello Ue di 45 miliardi di metri cubi di gas,è fissato al 15% sulla base della media ponderata dei consumi degli ultimi cinque anni (2016-21). Raggiungere l’obiettivo non è obbligatorio, ma potrebbe diventarlo se le cose si facessero insostenibili. Sarebbe la Commissione europea a poter rendere il target vincolante dichiarando una inedita “allerta a livello Ue” in caso di necessità.
Ogni Paese è libero di scegliere il mix di strumenti per centrare l’obiettivo, dichiarandoli in una versione aggiornata dei loro Piani nazionali di emergenza da presentare entro settembre. Tutti gli Stati membri che non l’hanno ancora fatto dovrebbero preparare i necessari accordi di solidarietà il più rapidamente possibile. Sostiuire il gas e diversificare è la priorità, con qualsiasi altra fonte possibile. La soluzione privilegiata sono le rinnovabili, ma la Commissione indica tra i combustibili anche il carbone e il diesel, sebbene solo temporaneamente e senza cambiare i piani di transizione verde a lungo termine. Lo stesso vale per il rinvio dell’abbandono graduale delle centrali nucleari.
Per incentivare le aziende a ridurre i consumi i Paesi potranno contare sull’aumento del massimale degli aiuti di Stato, con una modifica ad hoc del quadro temporaneo adottata dalla Commissione insieme al pacchetto. Il sostegno potrà arrivare a 62mila euro e 75mila euro rispettivamente nei settori dell’agricoltura e della pesca e dell’acquacoltura, e fino a 500mila per tutti gli altri settori. Con i fondi pubblici i Paesi potranno lanciare sistemi di aste o gare d’appalto per progetti volti a incentivare la riduzione dell’energia da parte dell’industria.
Sono previsti, inoltre, specifici bonus integrativi per le Pmi. Sanità, difesa, settore alimentare vanno considerati come settori da tutelare. Altre filiere critiche – come vetro, ceramica e prodotti chimici -, che rappresentano circa la metà dei consumi di gas dell’industria europea, ma solo il 10% del valore aggiunto e una quota marginale degli occupati nella manifattura, potrebbero essere i primi colpiti da razionamenti. Bruxelles suggerisce però di usare la necessaria flessibilità. Il piano è indirizzato all’industria, ma tutti possono dare un loro contributo. Tra le indicazioni: campagne nazionali di sensibilizzazione del pubblico sui risparmi energetici, la possibilità di imporre un taglio obbligatorio dei consumi negli immobili di enti pubblici, schemi per la riduzione dei consumi in centri commerciali, uffici e spazi pubblici, fissazione di soglie di temperatura oppure orarie per il riscaldamento (20 luglio).
Scontro sul gas in Ue, anche l’Italia boccia il piano
Bruxelles (ANSA) – Il target del taglio dei consumi fissato al 15%, le eccezioni previste e quelle possibili, e la titolarità della decisione sulla dichiarazione di “stato di allerta Ue”. Sono i tre punti che dividono i governi e la Commissione europea (e i governi tra loro) sul Piano per la riduzione della domanda del gas, così come emersi dalle prime riunioni dei rappresentanti degli Stati. Su un primo punto le delegazioni sembrano convergere: non può essere la Commissione europea a decidere quando scatta lo stato di allerta Ue, quando cioè il target del 15% di riduzione dei consumi di gas in otto mesi passa da volontario a obbligatorio. Il Consiglio, è l’opinione diffusa, dovrebbe avere l’ultima parola.
Su altri temi la fase è ancora tutti contro tutti. C’è chi, come la Polonia e altri Stati dell’est, contesta tutto il Piano (ma non i suoi obiettivi). L’Olanda è critica sul target obbligatorio. Insieme all’Aia, c’è un buon numero di delegazioni secondo cui ci si dovrebbe fermare a un impegno volontario, basato sul criterio del massimo sforzo. L’Italia, che stando ai piani dell’Esecutivo Ue dovrebbe tagliare consumi per 8,3 miliardi di metri cubi di gas, ha puntato molte risorse sulla diversificazione delle forniture riducendo drasticamente la dipendenza dal gas russo. E oggi si trova davanti una proposta secondo cui va tagliata la domanda di gas tout court. Da Roma (stoccaggi pieni al 69%) a Varsavia (stoccaggi al 98%), la percezione diffusa è quella di un Piano fatto su misura della Germania, che invece non è riuscita a diversificare, ha un livello di stoccaggi non altissimo (65%) e dovrebbe ridurre la sua domanda di oltre 10,3 miliardi di metri cubi.
La stessa idea se la sono fatta a Madrid e Lisbona, che si troverebbero a dover far fronte a una forte riduzione dei consumi pur con una dipendenza marginale dal gas naturale di Mosca. I ministri dei Paesi iberici sono intervenuti pubblicamente e con inusitata durezza. Secondo il governo portoghese il regolamento “non tiene conto della specificità della Penisola iberica”, scarsamente connessa alla rete europea. Nel novero dei critici ci sono anche Irlanda, Malta e Cipro, che alla rete europea non sono collegate e si domandano perché dovrebbero partecipare allo sforzo di riduzione, anche a percentuali minime. E’ il terzo punto su cui i negoziati saranno più intensi. Ci sarà chi vorrà modificare l’articolo delle “eccezioni” e chi chiederà di aggiungerne altre, più vicine alle proprie esigenze (22 luglio).
La Bce alza i tassi dopo 11 anni e vara lo scudo anti-spread
Roma (ANSA) – La Bce mette fine al decennio dei tassi negativi, accontentando i ‘falchi’ con un rialzo di mezzo punto percentuale – il doppio di quanto atteso – in cambio del voto unanime sul nuovo scudo anti-spread: ma il nuovo strumento convince a metà, lasciando lo spread – in una giornata comunque segnata dai day after delle dimissioni di Draghi – a 231 punti base in chiusura. Dopo mesi di preparativi, con il pressing alle stelle dai Paesi nordici dove l’inflazione arriva al 20%, anche per l’Eurotower si mette sul solco rialzista della Federal Reserve. E Francoforte dà il via al primo rialzo dei tassi dal luglio 2011: il tasso principale sale a 0,50%, il tasso sui depositi a zero e il tasso sui prestiti marginali a 0,75%, in vista di “un’ulteriore normalizzazione” nei prossimi mesi. Parole che non fanno escludere una nuova stretta da mezzo punto l’8 settembre: una corsa repentina che ricalca quella della Fed.
D’altra parte, sembra certo che mezzo punto di costo di denaro in più sia valso l’assenso dei ‘falchi’ a un ‘sì’ unanime allo scudo anti-spread, un “buon compromesso” secondo l’ex vicepresidente della Bce dell’era Draghi, Vitor Constancio. Attesissimo in Italia per le fibrillazioni dello spread nelle ultime settimane, ultimato dopo una riunione d’emergenza coi Btp finiti nell’ottovolante un mese fa, il Transmission Protection Instrument (Tpi, strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria), si baserà su quattro criteri: il rispetto dei criteri di bilancio indicati dall’Ue, l’assenza di gravi squilibri macroeconomici, la sostenibilità del debito, l’adozione di politiche solide e sostenibili nel rispetto degli impegni presi con il recovery e con le raccomandazioni specifiche della Commissione europea (21 luglio).
Le preoccupazioni di Ue e Usa sulla crisi di governo, ‘tempesta perfetta’
Il balletto degli irresponsabili contro Draghi può provocare una tempesta perfetta. Ora è il tempo di voler bene all’Italia: ci aspettano mesi difficili ma siamo un grande Paese
Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia
Roma (ANSA) – La crisi di governo in Italia e l’addio che si profila di Mario Draghi sono in cima alle preoccupazioni dei partner occidentali e delle istituzioni europee in questo momento così complicato, tra la guerra in Ucraina, l’emergenza energia e l’impennata dell’inflazione. “Il balletto degli irresponsabili contro Draghi può provocare una tempesta perfetta”, sottolinea Paolo Gentiloni in un durissimo tweet, aggiungendo che “ora è tempo di voler bene all’Italia”. “Ci aspettano mesi difficili ma siamo un grande Paese”, è l’unico messaggio di ottimismo del commissario Ue all’Economia.
Sempre da Bruxelles il Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo punta il dito contro i “populisti, assieme al partito popolare, che sono i responsabili della crisi”, scrive la presidente Iratxe Garcia Perez. La Commissione ufficialmente non commenta, ma rimanda agli stretti legami tra Draghi e Von der Leyen che aveva sottolineato non più tardi di qualche giorno fa.
Anche dagli Stati Uniti, pur senza volere commentare le questioni di politica interna, nel “rispetto” delle decisioni italiane, la Casa Bianca fa sapere che “la partnership con l’Italia è forte e continueremo a collaborare a stretto contatto su una serie di questioni prioritarie, tra le quali il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia”. Ma non è un mistero che anche a Washington ci sia ansia per quanto sta accadendo a Roma. Joe Biden, già durante il primo strappo di M5s, aveva sottolineato di nutrire “grande rispetto e considerazione nei confronti di Draghi” (20 luglio).
Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.