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Bruxelles (ANSA ) L’accordo sul nuovo Epf – il Fondo Europeo per la Pace – per fornire aiuti militari all’Ucraina “è vicino” e con ogni probabilità arriverà settimana prossima, in tempo per il vertice dei leader del 21-22 marzo. Lo dichiarano diverse fonti diplomatiche all’ANSA. Al momento i negoziati continuano per accogliere le esigenze sia della Francia – che insiste sulla necessità di ‘comprare europeo’ – sia della Germania, che invece vuol vedere riconosciuti gli aiuti bilaterali forniti a Kiev dal computo dei contributi da versare al fondo.

L’alto rappresentante Josep Borrell ha inviato agli Stati membri una proposta per superare la logica del ‘vecchio’ Epf – dove le capitali venivano rimborsate al 50% per gli aiuti forniti a Kiev – e creare uno strumento specifico per l’Ucraina, più incentrato sugli appalti congiunti (dato che i magazzini sono ormai essenzialmente vuoti). La logica del vecchio Epf ha poi indispettito diversi Paesi, Germania in testa. “I tedeschi sono stufi di pagare il 25% del totale per poi vedere la Polonia e l’Estonia inviare in Ucraina vecchi arnesi sovietici e coi rimborsi comprarsi armi americane”, spiega un diplomatico.

“Il sistema va riformato – aggiunge – ma allo stesso tempo va preservato un meccanismo d’intervento europeo, per mostrare a Usa e Russia che l’Ue è un attore geopolitico”. La difficoltà, come sempre, sta però nel trovare una quadra tra le esigenze dei 27. Oltre a Berlino c’è infatti Parigi, che insiste per avere la clausola degli acquisti made in Europe. In linea generale viene condivisa dagli altri 26 ma si preme perché sia quantomeno resa flessibile dalle esigenze impellenti dell’Ucraina, che ha un disperato bisogno di munizioni.

E qui s’inserisce l’iniziativa ceca (acquistare lotti per un totale di 800mila proiettili sui mercati internazionali). Emmanuel Macron da Praga ha detto che la Francia ha intenzione di entrare nella partita e ha espressamente dichiarato che si potranno usare i fondi dell’Epf per gli acquisti. “Queste affermazioni non sono ancora percolate sui tavoli negoziali, forse serve ancora un po’ di tempo”, nota un altro diplomatico. Che conferma l’intenzione di tutti a chiudere prima del vertice (6 marzo).

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