Venezia (ANSA) – Una maxi frode ai danni della Ue sui fondi del Pnrr è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Venezia che, in collaborazione con Scico e il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, ha eseguito un totale di 24 misure cautelari nei confronti di 23 persone su richiesta della procura europea (Eppo): otto sono stati arrestati e portati in carcere, 14 si trovano ai domiciliari, mentre per due è stata disposta l’interdizione a svolgere l’attività professionale e commerciale.
Il sodalizio coinvolgeva vari prestanome e poteva contare sull’ausilio di quattro professionisti: tre commercialisti e un notaio. In una prima fase, l’attività fraudolenta ha riguardato progetti per decine di milioni di euro, finanziati con fondi del Pnrr ed erogati da Simest: gli indagati, tramite società fasulle, incassavano subito il 50% del finanziamento, pari a 150mila euro, per progetti legati all’internazionalizzazione delle aziende, che poi non portavano a termine.
Proprio la fattiva collaborazione della Simest con gli investigatori e l’attivazione dei protocolli sull’analisi degli indicatori di rischio delle domande, hanno permesso di bloccare la netta maggioranza delle operazioni, prima dell’erogazione. Simest ha infatti erogato a titolo di anticipo alle imprese coinvolte nella frode 17 milioni di euro, a fronte di un totale di 2,7 miliardi erogati nel corso dell’anno a 6900 aziende italiane.
Lo sviluppo delle indagini ha fatto emergere come l’organizzazione, utilizzando le stesse società, fosse dedita anche alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio, per un totale complessivo di circa 600 milioni di euro, poi sequestrati. I criminali avevano affinato un apparato di riciclaggio, protetto da tecnologie di ultima generazione e di società di cartolarizzazione dei crediti per occultare il business illegale e trovare nuove modalità per monetizzare i crediti inesistenti (4 aprile).
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