Strasburgo (ANSA) – A sei settimane dal voto il nome di Mario Draghi finisce semi-ufficialmente sul tavolo dei leader dei 27 per i top job dell’Europa che verrà. Emmanuel Macron, ha rivelato Bloomberg, avrebbe contattato alcuni capi di Stato e di governo, Giorgia Meloni inclusa, sulla possibilità di un tecnico alla guida della Commissione europea. Un profilo super-partes insomma che, come lo stesso Macron spiegava a marzo, secondo la Francia sarebbe più adatto rispetto alla soluzione politica.
E dietro queste due ipotesi si celano due nomi, indiscutibilmente: il primo è quello di Draghi, il secondo è quello dello Spitzenkandidat del Ppe, Ursula von der Leyen. La (presunta) mossa di Macron non ha sorpreso eccessivamente i palazzi brussellesi e neppure i capannelli a margine dell’ultima Plenaria dell’Eurocamera. Il nome dell’ex presidente della Bce è al centro delle indiscrezioni da settimane. Macron, a margine del vertice informale di aprile, lo ha definito “un formidabile amico”.
E l’idiosincrasia dell’inquilino dell’Eliseo per un presidente della Commissione espressione del partito europeo vincitore ha portato, nel 2019, alla bocciatura di Manfred Weber, allora candidato del Ppe, e all’elezione proprio di von der Leyen. La notizia rilanciata da Bloomberg è stata prontamente smentita da Roma. Fonti di Palazzo Chigi l’hanno definita “del tutto priva di fondamento” e hanno ribadito Meloni ritiene che “qualsiasi contatto o negoziato volto a definire i futuri assetti dei vertici politici dell’Unione potrà avvenire solo dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo”.
“Non confermiamo questi contatti, non capiamo da dove provengano”, hanno invece precisato dall’Eliseo alla vigilia dell’atteso discorso sull’Europa di Macron alla Sorbona (24 aprile).
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