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Strasburgo (ANSA) – Il caso Ilaria Salis, a solo un mese di distanza, torna all’Eurocamera a Strasburgo e questa volta innesca un botta e risposta a distanza tra Fidesz, il partito al governo a Budapest, e il padre dell’italiana detenuta in Ungheria. Oggetto dello scontro, la candidatura alle Europee, nella liste di Alleanza Verdi e Sinistra, dell’insegnante lombarda.

“Se fosse eletta non sarebbe la prima criminale al Parlamento Ue”, è stata la stoccata lanciata da Eniko Gyori, eurodeputata del partito di Viktor Orban e ambasciatrice in Italia dal 1999 al 2003. A risponderle, poco dopo, è stato direttamente Roberto Salis: “Mia figlia è imputata, non è una criminale. La sua candidatura non deve essere un’aggravante”, è stata la replica. Lo scambio di ‘cortesie’ ha avuto luogo poco prima che in aula finisse una nuova risoluzione del Pe contro l’Ungheria e il mancato rispetto dello Stato di diritto da parte del governo magiaro.

Nel testo non è citato il caso Ilaria Salis ma si denunciano “le carenze del sistema giudiziario ungherese, i conflitti di interesse, le minacce alla libertà dei media ed ai diritti fondamentali in Ungheria”. La risoluzione è stata presentata e poi approvata con 399 voti a favore, 117 contrari e 28 astenuti, praticamente da tutti i gruppi ad eccezione dei Conservatori e Riformisti e di Identità e Democrazia, che hanno votato contro, incluse le delegazioni di Fratelli d’Italia e Lega (24 aprile).

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