Bruxelles (ANSA) – Sei raccomandazioni nuove di zecche, un fronte della libertà dei media definito “urgente”, i dubbi sulla riforma del premierato e il perdurare di croniche criticità nel campo della giustizia: l’edizione 2024 del Rapporto sullo stato di diritto della Commissione europea fotografa uno status quo con più ombre che luci per l’Italia. Ad allarmare particolarmente Palazzo Berlaymont c’è la situazione dei media.
Il governo, recita il report, è chiamato ad uniformarsi alla direttiva anti-Slapp, ovvero a proteggere i giornalisti dalle cosiddette querele temerarie. Si tratta, assieme al Media Freedom Act, di una delle due misure cardine della Commissione uscente per la libertà di stampa. Preoccupano anche “casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione” (l’Ue ne conta 75 nei primi sei mesi del 2024) ai danni dei giornalisti e la decisione di ridurre il canone Rai nell’ultima manovra.
La Commissione inoltre esprime delle riserve sulla riforma del premierato. “Con questa riforma non sarebbe più possibile per il presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come primo ministro”, viene spiegato nel report che registra “le preoccupazioni” degli stakeholders per il sistema di pesi e contrappesi istituzionali.
Allo stesso modo, anche lo stop all’abuso di ufficio approvato in via definita nei giorni scorsi non rasserena Bruxelles. La misura “limita la portata del reato di traffico d’influenza e potrebbe avere implicazioni per l’investigazione di frodi e corruzione”, è il richiamo dell’Ue. Non meno severa è la fotografia dello stato di salute del dibattito pubblico in Italia. “Attacchi verbali e violenze riducono lo spazio civico”, sottolinea il report, secondo il quale ad essere nel mirino sono manifestanti e operatori delle organizzazioni umanitarie.
Nell’illustrare il rapporto sia la vice presidente della Commissione Ue Vera Jourova sia il commissario alla Giustizia Didier Reynders hanno spiegato come, sul dossier stato di diritto, il dialogo con Roma c’è stato e ci sarà. Elemento, quest’ultimo, sottolineato anche dal governo italiano (24 luglio).
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