Budapest (ANSA) – Il vertice della Comunità Politica europea, 42 leader riuniti in uno stadio enorme e nuovissimo, la Puskas Arena, è arrivato nel momento peggiore per l’Europa. Allo schiaffo giunto da Oltreoceano, i leader dell’Ue si sono ritrovati anche con una Germania politicamente a pezzi e con un sovranismo che, in Donald Trump, troverà ancor più vigore. Il momento è serio. Ed è stato Emmanuel Macron, alle prime battute del vertice, a ricordarlo a tutti.
“L’Europa si svegli, dobbiamo difendere i nostri interessi. Dobbiamo scrivere noi la nostra storia”, è stato il suo monito. Il presidente francese ha reagito da par suo alla vittoria di Trump tornando a cavalcare una strategia che da tempo ritiene l’unica percorribile: quella di una sovranità europea, sia in campo economico che nel settore della difesa. Da Budapest Ursula von der Leyen, che da mesi si prepara al ritorno di Trump alla presidenza Usa, ha chiamato il presidente eletto americano.
“Abbiamo discusso di difesa e Ucraina, commercio ed energia. Insieme, possiamo promuovere la prosperità e la stabilità su entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha riferito su X. Viktor Orban, con Trump a coprirgli le spalle, sarà ancora più pervicace nella sua tattica anti-Ue, soprattutto sull’Ucraina. E potrebbe agire non più da solo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presente al vertice di Budapest, non ha nascosto i suoi timori. “Nessuno può prevedere cosa farà Trump”, ha sottolineato parlando ai leader europei. Ai quali ha ribadito l’esigenza di “una pace giusta secondo un piano deciso dall’Ucraina”. “Serve un cessate il fuoco, e dopo il voto negli Usa sono di più i Paesi europei pro-pace”, ha replicato Orban.
Subito dopo, sul palco, è salito Zelensky. Il leader di Kiev ha smentito l’ungherese su tutto, stoppando qualsiasi tentazione europea di cessate il fuoco: “Prima ci deve essere un piano, o si tornerebbe al 2014, e abbiamo visto cosa è successo”. Ma sugli aiuti militari a Kiev anche i più ottimisti, in Ue, ora tentennano nell’eventualità di restare senza Washington. “Una pace si ha solo con delle concessioni, e bisogna che Vladimir Putin qualcosa la conceda”, è la riflessione di una fonte diplomatica a tarda sera (7 novembre).
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