Davos (ANSA) – ‘The Donald’ rilancia sui dazi contro Messico e Canada, e per tutta risposta a Davos si ricompatta la risposta di Europa e Cina, i due blocchi economici che rappresentano l’obiettivo principale del neo-presidente Usa per il loro surplus commerciale. E nel day after dell’Inauguration Day di Trump le Borse rispondono incerte, e frenano il dollaro e il bitcoin gran beneficiario della festa del mondo crypto di fronte all’abbraccio del tycoon.
Prove tecniche di alta tensione, dunque, se Trump darà seguito all’affermazione uscita in nottata secondo cui sta “valutando” ulteriori dazi al 25% su Canada e Messico. L’Europa – su questo a Davos sono tutti concordi – rischia di essere la prima vittima, impreparata com’è a un mondo dove si prospetta il ritorno dell’autorità nazionale dura e pura. Siamo “pronti a negoziare” sui dazi, ma anche a “proteggere i nostri interessi e difendere i nostri valori”, dice la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Le aziende europee impiegano negli Usa 3,5 milioni di americani e un altro milione dipende direttamente dal commercio con l’Europa, ricorda von der Leyen che fa una prudente apertura alla Cina: pronti a “tendere la mano a Pechino” ma nel segno di reciprocità ed equità. Anche Olaf Scholz, il cancelliere tedesco venuto al Wef nella parte finale del suo mandato, promette la difesa del libero scambio “come fondamento della nostra prosperità”.
Per l’Italia da Bruxelles sul tema dazi interviene il titolare del Mimit Adolfo Urso: “penso che la presidenza Trump sia una grande opportunità per l’Europa perché ci costringe a rispondere con altrettanta assertività” con “una politica industriale europea, che sia poi anche supportata da una politica commerciale” (21 gennaio).
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