Bruxelles (ANSA) – Gli Stati europei respingono con sdegno il piano di Donald Trump di trasformare Gaza in un resort, previa espulsione dei palestinesi, mentre l’Unione Europea volutamente tace per evitare di rincorrere il presidente Usa in un gorgo infinito di dichiarazioni. La prima a reagire è stata Parigi ma è stata subito seguita a ruota da Londra e Berlino. La Striscia – si può riassumere – è dei palestinesi e l’ipotesi di un esproprio da parte di uno Stato terzo è inammissibile.
L’avvenire di Gaza passa per “un futuro Stato palestinese” – avverte il Quai d’Orsay in una nota – e si sottolinea “la contrarietà a qualsiasi trasferimento forzato della popolazione”, che rappresenterebbe “una violazione grave del diritto internazionale”. Netta la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. “La popolazione civile non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente”, ha affermato.
“È chiaro che Gaza, come la Cisgiordania e Gerusalemme est, appartiene ai palestinesi, poiché queste terre costituiscono la base per un futuro Stato palestinese”. I vertici delle istituzioni europee si trincerano invece nel silenzio. “La nostra posizione non cambia”, evidenzia un alto funzionario Ue ricordando le recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa in occasione dell’incontro con il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa lo scorso 16 gennaio.
C’è poi chi crede che quella di Trump sia una strategia voluta – inondare l’etere di affermazioni sempre più caustiche – con l’obiettivo di creare confusione e distrazione, riducendo le chance di una reazione. Invece va mantenuta la calma e serve concentrarsi su ciò che conta veramente: le azioni e non le parole (5 febbraio).
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