Bruxelles – L’Europa dovrebbe proteggere alcuni settori strategici, come ad esempio l’industria siderurgica, ma allo stesso tempo dovrebbe rimanere aperta agli investimenti ad alto valore aggiunto provenienti da altri paesi. Dopo l’incontro con i suoi colleghi degli altri paesi dell’unione lo ha dichiarato oggi a Bruxelles il ministro ceco uscente dell’industria Lukáš Vlček. La Cechia è uno dei paesi più critici che si oppongono alle proposte secondo cui l’UE dovrebbe acquistare prodotti solo “made in Europe”. Questa posizione è sostenuta in particolare dalla Francia.
La Commissione europea aveva inizialmente pianificato di pubblicare già questo mese un’iniziativa volta a dare priorità ai prodotti fabbricati in Europa. Si è però scontrata con l’opposizione degli stati membri, in particolare proprio della Cechia, che in questa questione è stata sostenuta da altri otto paesi.
Sulla base di questa iniziativa la Commissione ha persino deciso di rinviare la controversa proposta fino al 28 gennaio, ha informato il quotidiano Financial Times. Il rinvio è secondo il giornale un duro colpo per il commissario francese Stéphana Séjourného, nell’ambito delle cui competenze rientra la proposta. Proprio Parigi da molti decenni cerca di proteggere la produzione nazionale dalle importazioni a basso costo dall’Asia, in particolare nel settore delle tecnologie pulite e di alcuni comparti dell’industria pesante. La Germania è stata a lungo dalla parte della Francia, ma di recente ha attenuato la sua posizione nel tentativo di fermare il declino della propria industria automobilistica e di altri settori.
Il cosiddetto non-paper ceco, cioè un documento non ufficiale destinato alla discussione, è stato firmato da Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Malta, Portogallo, Svezia e Slovacchia. Secondo le informazioni della ČTK, tuttavia, anche Germania, Polonia e Ungheria hanno indicato il loro sostegno.
Secondo le fonti del FT, l’iniziativa in preparazione potrebbe costare alle imprese dell’UE più di 10 miliardi di euro all’anno, poiché sarebbero costrette ad acquistare componenti europei più costosi. La Commissione europea sta quindi ora cercando di attenuare la proposta. Teme infatti l’impatto sulla competitività dell’unione e l’eccessivo utilizzo di fondi pubblici per l’acquisto di prodotti fabbricati nell’Unione europea, come autobus elettrici e pannelli solari, ha aggiunto il quotidiano. (8 dicembre)
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