Bruxelles (ANSA) – La nona Conferenza dei donatori sulla Siria organizzata dall’Ue certifica il cambio di passo nelle relazioni dell’Occidente con Damasco dopo la caduta del regime di Bashar Assad e l’arrivo al potere di Ahmad al Sharaa, detto al Jolani. La riunione ha raccolto la somma di 5,8 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni, l’80% dei quali dall’Ue e dai suoi Paesi membri. Solo dalla Commissione, ha annunciato la presidente Ursula von der Leyen, a Damasco giungeranno 2,5 miliardi nel 2025 e nel 2026.
L’appuntamento ha segnato anche la prima missione in Europa del nuovo governo siriano. A Bruxelles è volato il ministro degli Esteri Asaad Al-Shaibani, che martedì sarà a Roma dove avrà un bilaterale con Antonio Tajani. Il titolare della Farnesina era tra i presenti al tavolo della Conferenza dei donatori. E l’Italia ha confermato di essere in prima linea nel sostegno alla Siria. I nuovi aiuti del governo – che l’anno scorso ha stanziato 45 milioni di euro – si concentreranno su ripresa e sviluppo.
Il vice premier e ministro degli Esteri ha ribadito come la Siria oggi possa “guardare al futuro con speranza. La caduta del regime di Assad ha aperto una finestra di opportunità per iniziare un percorso di pace, unità, giustizia e crescita”. Allo stesso tempo, la situazione resta estremamente fragile. Tajani non ha mancato di esprimere la sua “grande preoccupazione” per le feroci violenze dei giorni scorsi nella regione costiera della Siria.
“Ci aspettiamo che la nuova dirigenza mantenga fede alla promessa di punire i responsabili e proceda in un percorso di riconciliazione nazionale basato sull’inclusione, con pari diritti e doveri, di tutte le componenti del Paese, inclusi i cristiani”, ha spiegato, anticipando concetti che saranno al centro del bilaterale a Roma. Anche von der Leyen, nel suo intervento, ha osservato come nel percorso del nuovo governo siriano serva, innanzitutto, prudenza.
Ma per la numero uno di Palazzo Berlaymont il vento è cambiato. “Per la prima volta la speranza dei siriani non è sospesa. La Siria può diventare un Paese in cui tutti possono dire la loro. Un Paese in cui non c’è posto per la violenza settaria”, ha dichiarato. Il ministro degli Esteri Shaibani si è soffermato sue due punti innanzitutto: l’importanza del rientro dei rifugiati in patria e le minacce esterne alla stabilità del Paese. Minacce che, secondo Damasco, vengono innanzitutto da Israele e dagli affiliati del regime alawita e che per l’Alto Rappresentante Ue Kaja Kallas vanno tuttavia allargate a Iran e Russia (17 marzo).
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