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Bruxelles (ANSA) – Dalla riunione informale dei leader Ue dedicata alla difesa è emerso il senso di urgenza per trovare delle soluzioni che permettano di compiere dei passi in avanti. Il primo giro di boa sarà la presentazione del Libro Bianco da parte della Commissione, previsto per il 19 marzo. La novità è che sui finanziamenti il fronte dei frugali vacilla poiché c’è la necessità di trovare risorse fresche: la parola chiave non è “debito” ma “flessibilità” da trovare nel quadro del Patto di stabilità e crescita.

Al tavolo del Palais d’Egmont sono emersi nuovi equilibri. Il nord e l’est Europa, vista la vicinanza con la Russia, non hanno difficoltà a spiegare ai propri cittadini l’esigenza d’investire nella difesa (con bilanci previsti tra il 5-6% del Pil come nel caso della Polonia e della Lituania). Il sud è più riluttante e ha un alto debito.

La Francia è nel mezzo ma vede l’occasione per costruire quel pilastro europeo della Nato che intende guidare, dall’alto del suo esercito, della sua industria bellica, del suo deterrente nucleare e del suo diritto di veto all’Onu. Gli eurobond restano un tabù sia per Berlino che per l’Aja. E su questo sono affiancate dal Belgio e dalla Svezia. L’Italia e la Grecia allora spingono per uno scorporo delle spese nazionali dal Patto di stabilità, appena riformato.

Ursula von der Leyen, dal canto suo, ha proposto di usare la “piena flessibilità” prevista dal Patto perché “in tempi straordinari servono strumenti straordinari”. E nessuno – a quanto si apprende – al Palais d’Egmont si è opposto. Una strada potrebbe essere quella di attivare la “clausola di salvaguardia” generale – sulla falsa riga di quanto fatto per il Covid – oppure ci sarebbe la possibilità di creare una deroga specifica per le spese in difesa.

Il boccino adesso è nelle mani della Commissione, che deve presentare una strategia omnicomprensiva, avvalendosi anche della consulenza della European Defence Defence Agency (Eda) (4 febbraio).

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