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Bruxelles (ANSA) – I Paesi nordici e baltici dell’Ue – Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lituania e Lettonia – hanno chiesto in una lettera inviata all’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas e al commissario per i Servizi Finanziari Maria Luis Albuquerque di ridurre il price cap al petrolio russo, fissato dal G7 a 60 dollari al barile.

“E’ tempo di aumentare l’impatto delle nostre sanzioni”, scrivono nella lettera i ministri degli Esteri dei 6 Paesi, secondo il quale la loro richiesta è percorribile per due ordini di motivi: “Il mercato internazionale del greggio è meglio fornito del 2022, un abbassamento del rischio di uno choc alle forniture; a causa della sua dipendenza dall’export di energia la Russia non ha alternativa a vendere il suo petrolio, perfino ad un prezzo sostanzialmente minore”.

Secondo i Paesi firmatari una riduzione del price cap al greggio andrebbe nella direzione di una maggiore pressione nei confronti di Mosca e anche nella direzione di una azione più efficace contro la “flotta ombra” del Cremlino.

“La Commissione sta costantemente rivedendo le sue misure e continueremo a farlo. Devo ricordare che qualsiasi decisione, sull’aggiornamento del nostro regime di sanzioni viene presa dagli stati membri all’unanimità”, ha affermato uno dei portavoce della Commissione Ue, Olaf Gill, nel corso dell’incontro con la stampa confermando l’arrivo della lettera sul price cap al petrolio.

Il tema, si è limitato ad aggiungere, “sarà oggetto di discussione nel G7 e, in ultima analisi, spetta agli alleati del G7 decidere su questa questione” (13 gennaio).

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