L’impatto dell’immigrazione sulla società e sull’economia europea e americana viene analizzato, sulla base di studi empirici pertinenti, dal Centro di Studi Liberali, nel Policy Paper pubblicato oggi.
Secondo il KEFIM, l’impatto economico complessivo dell’immigrazione in Europa e negli Stati Uniti è da neutro a positivo, come dimostra la revisione degli studi empirici pertinenti. «Lo studio esamina i dati scientifici disponibili riguardo all’impatto dell’immigrazione sull’economia e sulla sicurezza pubblica dei paesi ospitanti in Europa e negli Stati Uniti, e le sue conclusioni sfatano convinzioni diffuse che collegano l’immigrazione all’aumento della criminalità o al peso sull’economia», si legge nel relativo comunicato stampa.
Le principali conclusioni dello studio sono le seguenti:
«- L’immigrazione ha un impatto economico complessivo da neutro a positivo. Gli immigrati colmano le carenze di manodopera, aumentano la produttività e contribuiscono positivamente alle finanze pubbliche, soprattutto quando si tratta di giovani e lavoratori altamente qualificati. I costi di integrazione a breve termine, come l’alloggio o l’apprendimento della lingua, sono compensati a medio termine da entrate fiscali e occupazione aumentata.
– Per quanto riguarda la sicurezza pubblica, la maggior parte degli studi empirici non documenta una correlazione tra immigrazione e aumento della criminalità. Al contrario, le comunità con una maggiore presenza di immigrati mostrano spesso tassi più bassi di crimini violenti, mentre negli Stati Uniti gli immigrati irregolari hanno una minore probabilità di essere incarcerati rispetto ai nativi con caratteristiche socio-economiche simili.
– Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine, l’assenza di flussi migratori avrebbe gravi conseguenze per lo sviluppo, l’occupazione e la sostenibilità fiscale dell’Europa. In particolare, secondo i dati della Commissione Europea, senza immigrazione la popolazione attiva europea diminuirebbe fino al 29% entro il 2060 (rispetto a una diminuzione dell’11,9% con immigrazione), i tassi di crescita sarebbero limitati a livelli inferiori all’1% all’anno e la perdita di produzione raggiungerebbe i 47 trilioni di dollari».
Le proposte politiche formulate dal KEFIM includono:
«- Il rafforzamento dell’immigrazione legale e organizzata
– Il rafforzamento delle politiche di integrazione con un focus sull’istruzione e sul lavoro
– Miglioramento della qualità dei dati sulla sicurezza e sulla criminalità
– Un utilizzo più efficace dell’immigrazione come vantaggio demografico e di sviluppo
– Il rafforzamento della cooperazione europea».
Lo studio è commentato anche da due esponenti politici, a cominciare da Dimitris Kairidis, portavoce parlamentare della Nuova Democrazia: «L’attrazione di immigrazione legale, adeguata e di qualità è una condizione per la prosperità della Grecia nel XXI secolo. In questo sforzo c’è una grande concorrenza internazionale e sono necessarie politiche attive specifiche per l’attrazione e l’integrazione. Una condizione politica per il successo di tale politica è la lotta contro l’immigrazione irregolare e l’insicurezza che essa crea». Secondo D. Kairidis, «oggi, il brusco cambiamento anti-immigrazione degli Stati Uniti offre un’opportunità per l’Europa e la Grecia, per attrarre scienziati e talenti. L’imminente iniziativa legislativa del governo, di cui mi sono personalmente occupato nel 2024, ha questo obiettivo».
Da parte sua, Vasilis Chronopoulos, segretario del Settore Politiche Migratorie nel PASOK-Movimento per il Cambiamento, ha dichiarato: «Negli ultimi anni, le questioni migratorie sono diventate un campo di sfruttamento da parte dell’estrema destra che riesce a deviare il dibattito pubblico e, molte volte, a imporre i propri argomenti. Basata, principalmente, sulla disinformazione. D’altra parte, le statistiche e le ricerche scientifiche presentano un quadro completamente diverso in cui l’immigrazione non è un problema ma una necessità. Il testo del KEFIM riassume i dati e l’esperienza internazionale in modo comprensibile, dimostrando una strada diversa ma razionale alla quale anche il nostro paese deve tornare».
Infine, il presidente del KEFIM, Nikos Rombapas, ha sottolineato: «Il dibattito sull’immigrazione in Europa e negli Stati Uniti spesso inizia da paure e pregiudizi che non sono supportati empiricamente. La ricerca scientifica mostra che l’immigrazione, quando è accompagnata da procedure di ingresso legale, soggiorno e lavoro, così come politiche di integrazione, produce risultati positivi nello sviluppo, nell’occupazione e nella sostenibilità fiscale. In larga misura, i problemi legati all’immigrazione sono dovuti all’assenza di un quadro funzionale ed efficace per la sua gestione, e lì dobbiamo concentrarci». (23/10/25)