Roma (ANSA) – Sull’asse Pechino-Bruxelles rischia di esplodere la guerra dei formaggi. E a pagare le conseguenze dell’ennesimo braccio di ferro sui dazi potrebbe essere l’export in Cina di molti prodotti che rappresentano l’eccellenza del made in Italy: dal grana al pecorino romano, dalla fontina alla mozzarella di bufala, passando per il gorgonzola, l’export verso la Cina del comparto ‘latte e derivati’ è in forte crescita da un valore che nel 2023 era poco superiore agli 80 milioni.
Il gigante asiatico ha ribadito l’avvio di un’indagine sulle sovvenzioni che gravano sull’import di prodotti lattiero-caseari dall’Unione europea, affermando che è stata l’industria del Dragone a chiedere un intervento. L’offensiva di Pechino, in particolare, punta a scoprire se i sussidi forniti da 20 Stati europei (tra cui l’Italia) sono conformi alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.
A Bruxelles non hanno dubbi: è una chiara ritorsione per i dazi sulle auto elettriche cinesi: “Faremo di tutto per difendere il settore agricolo europeo”, il monito che arriva dalla Commissione Ue, dove assicurano che i sussidi in questione in Europa sono perfettamente il linea con le regole internazionali e del Wto. Il ministro delle imprese, Adolfo Urso, prova a stemperare le tensioni.
“In merito alle misure di ritorsione commerciale che la Cina ha annunciato sui formaggi europei, in reazione alle misure della Commissione europea – ha detto – credo che vi sia ancora il tempo, nelle prossime settimane, per lavorare insieme a una soluzione negoziale che punti a una condivisione di quelle misure che servono a ripristinare condizioni di concorrenza leale dove fossero accertati i casi di violazione secondo le norme del Wto”. “Perché il mercato deve essere libero ma equo – ha aggiunto – e l’equità si basa su condizioni di parità” (22 agosto).
La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ ANSA.