Have the article read by OpenAI (Beta). Please note that AI translations may take some time to process.

Bruxelles (ANSA) – C’è stata l’epoca dei tank, quella dell’artiglieria, poi dei missili offensivi (gli HIMARS, ad esempio) e ora è arrivato il tempo dello scudo missilistico per proteggere i cieli ucraini dagli attacchi russi. “È la nostra priorità”, ha commentato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in apertura della sesta riunione del gruppo di contatto per l’Ucraina a trazione Usa. Ed è stato proprio il capo del Pentagono, Lloyd J. Austin III, a tirare le somme a fine giornata. “Stiamo facendo il possibile per far avere quanto prima ciò che serve ai nostri amici ucraini”.

Il punto non è una mancanza di volontà, ma di capacità produttiva. “Dopo anni di sotto-investimenti l’industria bellica non era pronta, la politica aveva altre priorità”, spiega una fonte alleata. Rifornire i magazzini svuotati non è solo decisivo per continuare ad aiutare l’Ucraina in questa fase decisiva della guerra – che “continuerà nel corso dell’inverno”, ha assicurato Austin – ma pure per garantire i bisogni interni e collettivi degli alleati. Per il presidente dello Stato Maggiore Usa Mark Milley serve “un mix di sistemi a corto medio e lungo raggio”, integrato coi radar e la catena di comando, con il relativo addestramento di chi lo deve usare. “Non è facile ma è fattibile e ci vorrà un po’ per arrivarci”.

Il capo dello staff di Volodymyr Zelensky brucia i tempi e su Twitter esulta: “Giornata storica, gli alleati chiuderanno i nostri cieli”. Comprensibile. L’Ucraina è stata sconvolta da un’ondata di strike russi come mai dall’inizio della guerra. “Il mondo ha potuto vedere una volta di più la ferocia della Russia, che mira ai civili e commette crimini di guerra”, ha tuonato Austin. “Questo è quello che succede se le autocrazie si sostituiscono al sistema delle regole: le minacce nucleari di Vladimir Putin sono poi irresponsabili e non è quello che ci si aspetta da una grande potenza” (12 ottobre).

Crisi energetica, Berlino apre all’emissione di debito Ue per finanziare misure a sostegno dell’economia  

Roma (ANSA) – La Germania apre all’emissione di debito comune della Ue per finanziare le misure a sostegno dell’economia dei paesi dell’area euro di fronte allo shock energetico. Lo scrive Bloomberg citando fonti vicine al governo tedesco, secondo cui il dietro-front del cancelliere Olaf Scholz arriverebbe dopo le critiche per il piano di aiuti tedesco da 200 miliardi di euro e sarebbe condizionato al fatto che i fondi siano sborsati sotto forma di prestito, e non sovvenzioni. Lo schema di lavoro sarebbe il programma pandemico Sure con cui la Ue ha fornito aiuti fino a 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti.

Secondo l’agenzia, Scholz avrebbe segnalato una disponibilità a finanziare gli aiuti a margine del summit Ue di Praga la scorsa settimana. I dettagli del nuovo programma non sarebbero ancora definiti, ma la potenza di fuoco del pacchetto sarebbe comunque inferiore ai 724 miliardi del recovery fund dispiegato dall’Ue durante la pandemia, che peraltro Scholz aveva contribuito a progettare da ministro delle Finanze. A Praga Scholz non aveva risposto direttamente alla domanda se fosse in cantiere un simile pacchetto, ricordando invece che una parte rilevante del recovery è ancora inutilizzata e dunque “ci sono ancora molte risorse disponibili” (10 ottobre).

La Commissione europea propone di concedere lo status di paese candidato alla Bosnia-Erzegovina 

evropski komesar za susjedstvo i proširenje Olivér Várhely tokom posjete Bosni i Hercegovini u januaru 2022. godine (Foto: FENA/Arhiv/Harun Muminović)
Il commissario europeo per l’Allargamento, Oliver Várhelyi, presenta il pacchetto allargamento 2022 – Foto: FENA/Arhiv/Harun Muminović

Bruxelles (ANSA) – La Commissione Ue raccomanda al Consiglio europeo di concedere lo status di Paese candidato all’adesione alla Bosnia-Erzegovina. Lo ha annunciato il commissario europeo all’Allargamento, Olivér Várhelyi, durante la sua audizione alla commissione esteri dell’Europarlamento. Sarajevo dovrà comunque soddisfare una serie di condizioni per poter passare alla fase successiva che prevede l’apertura dei negoziati di adesione all’Ue. La questione verrà discussa in occasione del vertice dei leader europei in programma a dicembre cui spetta dare il via libera alle raccomandazioni dell’esecutivo comunitario.

“Il nuovo contesto mette in forte evidenza l’importanza dell’allargamento dell’Ue poiché assume un nuovo significato geopolitico con grandi implicazioni per la regione: le decisioni dei partner di stare o meno con noi sulla scena mondiale e sui valori fondamentali assumono un peso ancora maggiore”. Lo dice l’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell, intervistato dall’ANSA, commentando la raccomandazione della Commissione di concedere lo status di candidato alla Bosnia. “Con Mosca – sottolinea – è in corso anche una lotta d’idee. Non possiamo chiudere gli occhi alla sua crescente influenza, non solo nei Balcani” (12 ottobre).

L’Unione europea estende protezione rifugiati ucraini fino a marzo 2024

Bruxelles (ANSA) – “La direttiva sulla protezione temporanea” dei rifugiati ucraini “continuerà ad essere in vigore almeno fino a marzo 2024”. Lo annuncia la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, in un punto stampa. “Quello che abbiamo visto questa mattina dà un segnale molto chiaro” sulla necessità di continuare “ad accogliere in Ue coloro che fuggono” dalla guerra, ha sottolineato.

La Commissione europea ha lanciato, inoltre, una piattaforma pilota per aiutare i rifugiati ucraini a trovare impiego nei Paesi membri. Il database, affiancato dal sostegno della rete Eures di cooperazione dei servizi pubblici per l’impiego, raccoglierà i dati delle aziende in cerca di personale e dei rifugiati in cerca di lavoro. Il ‘talent pool’ “segna un altro passo concreto nel nostro sforzo per integrare le persone sfollate dall’Ucraina nel mercato del lavoro dell’Ue”, ha evidenziato il commissario europeo per il Lavoro, Nicolas Schmit.

Corte di Giustizia dell’Ue, vietare il velo al lavoro non è discriminazione 

Bruxelles (ANSA) – “La regola interna di un’impresa che vieta di indossare in modo visibile segni religiosi, filosofici o spirituali non costituisce una discriminazione diretta se applicata in maniera generale e indiscriminata”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea esprimendosi sul caso di una donna belga di fede musulmana che si era vista negare un contratto di tirocinio per avere espresso il suo rifiuto di togliersi il velo per conformarsi alla politica di neutralità dell’azienda. Nella sentenza odierna, i giudici di Lussemburgo osservano che “la religione e le convinzioni personali devono essere considerate un solo e unico motivo di discriminazione, altrimenti pregiudicando il quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro stabilito dal diritto dell’Unione”.

La Corte precisa che, ai sensi del diritto comunitario, “una disposizione di un regolamento di lavoro di un’impresa che vieta ai dipendenti di manifestare verbalmente, con l’abbigliamento o in qualsiasi altro modo, le loro convinzioni religiose o filosofiche, di qualsiasi tipo, non costituisce, nei confronti dei dipendenti che intendono esercitare la loro libertà di religione e di coscienza indossando visibilmente un segno o un indumento con connotazione religiosa, una discriminazione diretta ‘basata sulla religione o sulle convinzioni personali’, a condizione che la disposizione sia applicata in maniera generale e indiscriminata”. Infatti – viene spiegato – “poiché ogni persona può avere una religione o convinzioni religiose, filosofiche o spirituali, una regola di tal genere, a condizione che sia applicata in maniera generale e indiscriminata, non istituisce una differenza di trattamento fondata su un criterio inscindibilmente legato alla religione o a tali convinzioni personali”. 

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.