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Bruxelles (ANSA) – Per fare fronte ai fabbisogni derivanti dal sostegno all’Ucraina i partner della Nato si sono impegnati oggi a collaborare con le industrie per incrementare la produzione di munizioni, di artiglieria come di contraerea, che dopo 12 mesi di guerra cominciano a scarseggiare anche tra gli alleati.

Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato, al termine del Consiglio dei ministri della Difesa dell’Alleanza, che oltre agli Usa e alla Francia anche la Germania, la Norvegia e altri Paesi membri hanno firmato contratti con le aziende del settore per incrementare la produzione: “Si stanno rafforzando sia le linee produttive esistenti che investendo in nuove fabbriche”.

“Siamo totalmente concentrati a fornire capacità e non solo mezzi”, ha quindi sottolineato il capo del Pentagono, Lloyd Austin, dicendosi convinto che “gli ucraini avranno buone possibilità di fare una differenza significativa sul campo di battaglia e di stabilire l’iniziativa. Ed essere in grado di sfruttare questa iniziativa in futuro” (15 febbraio).

Nuove sanzioni Ue a Mosca per undici miliardi di euro

Strasburgo (ANSA) – Il decimo pacchetto di sanzioni includerà “nuovi divieti sulle esportazioni di beni industriali per undici miliardi, ulteriori restrizioni all’esportazione di prodotti tecnologici utilizzati sul campo di battaglia, l’inserimento nella black list dei propagandisti e dei comandanti militari di Putin”. Lo ha annunciato in uno statement Ursula von der Leyen. Inoltre, “proponiamo nuove misure per prevenire l’elusione. La prossima settimana organizzeremo un forum internazionale sulle sanzioni”, ha spiegato la presidente della Commissione chiedendo a “tutti i Paesi membri ad adottare rapidamente il pacchetto”.

“In primo luogo, proponiamo ulteriori divieti di esportazione per un valore di oltre 11 miliardi di euro, per privare l’economia russa di tecnologia e beni industriali critici. Per ottenere il massimo impatto, ci rivolgiamo a molti beni industriali di cui la Russia ha bisogno e che non può ottenere attraverso il backfiling nei Paesi terzi. Beni vitali come l’elettronica, i veicoli specializzati, le parti di macchine, i pezzi di ricambio per camion e motori a reazione. E ci rivolgiamo a beni per il settore delle costruzioni che possono essere destinati alle forze armate russe, come antenne o gru”, ha spiegato von der Leyen.

“In secondo luogo, limiteremo ulteriormente l’esportazione di beni a doppio uso e di beni tecnologici avanzati. Proponiamo controlli su 47 nuovi componenti elettronici che possono essere utilizzati nei sistemi d’arma russi, compresi droni, missili ed elicotteri. E su specifici materiali di terre rare e telecamere termiche. Con questo, abbiamo vietato tutti i prodotti tecnologici che si trovano sul campo di battaglia. E ci assicureremo che non trovino altri modi per arrivarci”, ha proseguito (15 febbraio).

Il Ppe scarica Berlusconi, ‘respingiamo le frasi su Kiev’

Il Ppe scarica Berlusconi, ‘respingiamo le frasi su Kiev’ – Foto: Oliver Weiken/dpa +++ dpa-Bildfunk +++

Strasburgo (ANSA) – “Il gruppo del Ppe respinge fermamente le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina. Non riflettono la nostra linea politica”. E’ tutta in questa frase, arrivata dopo 48 ore di silenzio, la difficoltà del Partito Popolare europeo nei confronti di Silvio Berlusconi. Manfred Weber, dopo aver annullato la consueta conferenza stampa della mattina al Pe, ha optato per delineare la posizione ufficiale del partito nel modo più impersonale: un tweet affidato all’account del gruppo. Ma dietro quel cinguettio c’è un vulcano in ebollizione in cui rischia di trasformarsi il Ppe. Con l’ira su Berlusconi che si è aggiunta allo scetticismo di una parte del gruppo per il dialogo sempre più fitto con la destra.

In serata, però, è arrivata la risposta del leader di Forza Italia: “Guardiamo ai fatti, noi abbiamo sempre votato senza esitazioni il sostegno all’Ucraina con l’invio di finanziamenti e di armi” ed “io sono sempre stato e sto dalla parte del popolo ucraino e della pace”, ha sottolineato Berlusconi. Aggiungendo di auspicare allo stesso tempo una “via diplomatica” per mettere fine ad un “conflitto molto pericoloso per tutti noi”. In principio, il presidente e capogruppo dei Popolari aveva scelto di non esprimersi. Ma a Strasburgo gli attacchi delle opposizioni si sono moltiplicati. Socialisti, Verdi e liberali hanno sottolineato come il Ppe si sia “confuso con la destra”.

Fonti parlamentari raccontano come, nella riunione con i capidelegazione, Weber si sia fatto sentire. E abbia invitato “caldamente” i suoi colleghi azzurri a dissuadere Berlusconi da uscite come quella di domenica a Milano. Tra i popolari, le delegazioni baltiche e quella polacca sono descritte sul piede di guerra. Secondo alcune fonti, alcuni membri sarebbero arrivati a minacciare di boicottare la kermesse Ppe che si terrà a giugno a Napoli se ci sarà Berlusconi. A tutto ciò va aggiunta la delicata gestione Weber che impegnerà da qui alle Europee. Con all’orizzonte la tentazione di allontanarsi dall’asse con S&d per costruire un sodalizio con la destra europea (15 febbraio). 

Qatargate, il Parlamento europeo chiede più trasparenza e un organismo etico indipendente

Bruxelles (ANSA) – Via libera dal Parlamento europeo a due risoluzioni su trasparenza e integrità del processo decisionale nelle istituzioni Ue. Nei due testi gli eurodeputati chiedono ulteriori riforme, oltre a quelle già annunciate dalla presidenza dell’Eurocamera con il cosiddetto “Piano Metsola” tra cui la rapida istituzione di un organismo etico indipendente dell’Ue.Tra le riforme chieste dall’aula una migliore attuazione del Codice di condotta, un processo di approvazione per i viaggi pagati da Paesi terzi e una verifica supplementare per gli assistenti dei deputati e per il personale che lavora in settori politici sensibili, in particolare negli affari esteri, nella sicurezza e nella difesa. Il testo chiede anche la riforma del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati.

Il testo rileva inoltre che le Ong sono state presumibilmente utilizzate come vettori di interferenze straniere e sollecita una revisione delle normative esistenti per migliorare la trasparenza sulla loro governance, budget, influenza straniera e persone di controllo significativo. Tuttavia, deplora anche l’uso dello scandalo della corruzione “per lanciare un’ingannevole campagna diffamatoria” contro le Ong e “diffondere disinformazione sulla mancanza di trasparenza dei loro finanziamenti, ribadendo il suo risoluto sostegno alle organizzazioni della società civile che si battono per i diritti umani e dell’ambiente nel pieno rispetto delle regole”. Punto chiave delle nuove norme saranno le dichiarazioni patrimoniali da parte dei deputati da consegnare all’inizio e alla fine di ogni mandato.

Il testo infine chiede più fondi per la gestione del registro di trasparenza e l’obbligo per i deputati, il loro personale e i dipendenti dell’Eurocamera, di dichiarare gli incontri con diplomatici di Paesi terzi, tranne nei casi in cui ciò potrebbe mettere in pericolo le persone coinvolte. Per quel che riguarda l’organo etico indipendente, l’aula chiede che tale organismo abbia i compiti di distinguere chiaramente fra atti criminali, violazioni delle norme istituzionali e comportamenti non etici e svolgere un ruolo chiave nella protezione degli informatori all’interno delle istituzioni europee, lavorando in modo complementare con altri organismi dell’Ue come l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), la Procura europea (Eppo), il Mediatore europeo e la Corte dei conti europea (16 febbraio).

Stop ad auto inquinanti dal 2035, cosa prevede l’Ue

Bruxelles (ANSA) – Auto e furgoni a benzina e diesel, addio. Con l’ultimo voto a Strasburgo, l’Europa sceglie di mettere definitivamente al bando a partire dal 2035 la vendita di nuovi veicoli leggeri a motore termico. Un passo – parte del maxi-pacchetto per il Clima ‘Fit for 55’ – sulla via per portare il Vecchio Continente alle emissioni zero nel 2050 licenziato non senza polemiche dagli eurodeputati in sessione plenaria con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni. Il testo prevede di ridurre del 100% le emissioni di auto e furgoni nuovi che emettono CO2 nel 2035.

Tradotto: i veicoli leggeri con motore a combustione, alimentate a benzina e diesel, non potranno più essere immatricolati. Entro il 2030 i costruttori dovranno inoltre ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato e del 50% quelle dei nuovi veicoli commerciali. Bruxelles presenterà entro il 2035 una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di Co2 durante tutto il ciclo di vita delle auto e dei furgoni venduti sul mercato continentale. Ogni due anni la Commissione europea pubblicherà una relazione per evidenziare i progressi compiuti nell’ambito della mobilità a zero emissioni. Nel 2026 sarà valutata anche la possibilità di mantenere motori ibridi o che utilizzano gli ecocarburanti (e-fuels).

La normativa prevede, poi, la possibilità per i produttori di nicchia (meno di 10mila auto l’anno, o meno di 22mila furgoni all’anno) di continuare a vendere i loro veicoli con i tradizionali motori termici fino al termine del 2035: avranno così un anno in più di tempo per adeguarsi. Un’eccezione cara all’Italia perché tutela le case delle auto di lusso della Motor Valley, come Ferrari, Maserati e Lamborghini. Per chi invece produce meno di mille veicoli l’anno è prevista un’esenzione totale dalle nuove disposizioni Ue. Il cosiddetto bonus Zlev per concedere obiettivi più bassi di riduzione delle emissioni alle case automobilistiche che producono auto a zero emissioni e ibride sarà adattato: ci sono diverse tappe a scalare dal 2025 al 2029, fino alla sua eliminazione nel 2030 (14 febbraio).

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.