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Bruxelles (ANSA) – La Commissione europea spalanca la porta d’ingresso dell’Ue all’Ucraina e alla Moldavia, raccomandando al Consiglio di lanciare i negoziati di adesione il prossimo dicembre, quando i 27 leader si riuniranno per l’ultimo vertice dell’anno. A Bruxelles come a Kiev si parla di giornata “storica” e si rievoca l’Euromaidan – alias la rivoluzione della dignità, per gli ucraini – il cui decimo anniversario cadrà fra pochi mesi.

“L’allargamento è vitale per l’Ue, sia dal punto di vista geopolitico che economico”, ha notato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “La Storia chiama ed è venuto il momento di scegliere da che parte stare, con le democrazie o con le autocrazie”. L’esecutivo comunitario raccomanda l’apertura dei negoziati pure con la Bosnia-Erzegovina e il riconoscimento dello status di candidato alla Georgia. In questo caso però con dei caveat, per entrambe.

Perché Sarajevo e Tbilisi non mostrano un trend positivo nel loro percorso verso il club e dunque il verdetto odierno vale più come un incoraggiamento che un giudizio positivo. L’appello di von der Leyen a compiere una scelta di campo vale soprattutto per loro. E anche per la Serbia, più avanti nei vari capitoli negoziali aperti da tempo, ma sconta il mancato allineamento alla politica estera dell’Ue (pesa il flirt con Mosca) e il ginepraio Kosovo. Unico faro di luce nei Balcani Albania e Macedonia del Nord, entrate nel vivo dei negoziati di adesione. L’Ue plaude all’impegno di Tirana e Skopje per cui l’integrazione europea resta un obiettivo strategico.

Il Montenegro, enfant prodige dell’allargamento, resta al palo. Profonda polarizzazione e instabilità politica fanno arenare i progressi del Paese, primo tra tutti nella corsa all’adesione. Per i Balcani occidentali, la Commissione ha varato un pacchetto di aiuti da sei miliardi di euro per sostenere l’integrazione europea dei Balcani e infondere speranza nelle popolazioni. Chi invece si allontana è la Turchia che, per palazzo Berlaymont, non ha invertito la tendenza negativa di allontanamento dall’Ue (8 novembre).

Avanza la trattativa sulla riforma del Patto di Stabilità, altolà dell’Italia sul deficit

Bruxelles (ANSA) – Passi avanti all’Ecofin sulla riforma del Patto di stabilità europeo, con un palpabile ottimismo sulla possibilità di concludere entro fine anno la trattativa approvando le nuove regole fiscali in Consiglio Ue. A tal punto che la presidenza di turno spagnola è pronta a convocare una riunione straordinaria dei ministri Ue dell’Economia a fine mese, si ipotizza attorno al 23 novembre.

I frugali, Germania in testa, sembrano soddisfatti dall’aver ottenuto il principio di fissare dei precisi parametri numerici, o ‘benchmark’ – ancora tutti da negoziare – e Berlino è ancor più contenta di aver fatto passare il principio di salvaguardia sulla “resilienza del deficit”. Da Roma invece arriva un altolà sul deficit. La trattativa è ancora aperta ma secondo fonti del Mef, fissare un obiettivo sul disavanzo con un ulteriore margine sotto al 3% del Pil sarebbe fortemente penalizzante: piuttosto sarebbe più semplice tornare alle vecchie regole fiscali sospese a inizio pandemia.

Non si temono invece salvaguardie numeriche sul calo medio annuo del debito, purché siano su valori sostenibili e credibili. Stando al nuovo documento di lavoro sulla riforma del Patto messo a punto da Madrid, l’Italia porta a casa qualcosa in più sugli incentivi agli investimenti, voluti anche dalla Francia. Non c’è lo scorporo o ‘golden rule’ sul green e il digitale dal conteggio della spesa, ma accanto agli impegni sui Pnrr, già presenti nel testo precedente, è spuntata anche una sorta di eccezione degli investimenti legati al cofinanziamento nazionale dei fondi Ue: come “soluzione transitoria” per estendere i piani fino a 7 anni varranno i Pnrr (9 novembre).

Illegittime le agevolazioni fiscali in Irlanda per Apple

Bruxelles (ANSA) – L’Avvocato generale Giovanni Pitruzzella suggerisce alla Corte di Giustizia dell’Ue di annullare la sentenza sulle agevolazioni fiscali concesse dall’Irlanda a Apple e di rinviare la causa al Tribunale per una nuova decisione nel merito. Secondo Pitruzzella, infatti, la sentenza del Tribunale sui “tax ruling” adottati dall’Irlanda nei confronti di Apple “va annullata”. Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano però la Corte di giustizia.

Nel 1991 e nel 2007 l’Irlanda ha emesso due ruling fiscali nei confronti di due società del gruppo Apple ma nel 2016 la Commissione europea ha ritenuto che queste decisioni si configurano come “un aiuto di Stato illegale e incompatibile con il mercato interno” di cui aveva beneficiato il gruppo Apple nel suo complesso e ha ingiunto all’Irlanda di procedere al suo recupero. Nel 2020, adito dall’Irlanda e da Asi e Aoe, il Tribunale dell’Unione ha annullato la decisione della Commissione, ritenendo che quest’ultima non avesse dimostrato l’esistenza di un vantaggio derivante dall’adozione dei ruling fiscali.

La Commissione si rivolge allora alla Corte di Giustizia per ottenere l’annullamento della sentenza del Tribunale. Secondo l’Avvocato generale, il Tribunale ha commesso una serie di errori di diritto laddove ha giudicato che la Commissione non avesse sufficientemente provato che le licenze di proprietà intellettuale detenute da Asi e Aoe e i relativi profitti, generati dalle vendite dei prodotti Apple al di fuori degli Usa, dovevano essere attribuiti a fini fiscali alle succursali irlandesi.

L’avvocato generale ritiene altresì che il Tribunale non abbia correttamente valutato la sussistenza e le conseguenze di taluni errori metodologici che, secondo la decisione della Commissione, viziavano i ruling fiscali. Ad avviso dell’Avvocato generale, è pertanto necessaria una nuova valutazione da parte del Tribunale (9 novembre).

Euro 7, stretta del Parlamento europeo su inquinanti da veicoli

Bruxelles (ANSA) – Stretta sulle emissioni inquinanti dei veicoli, come gli ossidi di azoto, ma con tempi più lunghi per l’adeguamento dei produttori. Sono alcuni elementi della posizione negoziale del Parlamento europeo sulle nuove norme in materia di omologazione e vigilanza del mercato dei veicoli a motore (Euro 7).

La legislazione interviene sui limiti per le emissioni dei gas di scarico e, per la prima volta, sulle emissioni di pneumatici e freni e sulla durata delle batterie. Per le emissioni inquinanti delle autovetture, i deputati hanno sostenuto i livelli proposti dalla Commissione europea. Gli Stati avevano invece optato per mantenere i limiti stabiliti nel regolamento precedente (Euro 6). “Abbiamo raggiunto con successo un equilibrio tra gli obiettivi ambientali e gli interessi vitali dei produttori”, ha detto il relatore del provvedimento Alexandr Vondra (gruppo Ecr).

Prima di essere approvata definitivamente, la proposta dovrà essere oggetto di negoziato con il Consiglio e la Commissione Ue nel corso del cosiddetto ‘trilogo’. Ma intanto è stata accolta come “un successo per l’Italia” dal ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha parlato di una “svolta netta e significativa” poiché il testo varato dalla plenaria risulta “profondamente migliorato” rispetto alla proposta iniziale della Commissione e “risponde a una visione concreta e pragmatica” della realtà.

Nella votazione la maggioranza Ursula, che fin dalla sua nascita sostiene la Commissione europea, si è spaccata. A votare in favore della proposta sono stati i gruppi Ecr, Ppe e Renew nella loro quasi completezza e una buona parte del gruppo Id. I socialisti si sono invece spaccati: la maggioranza del gruppo, inclusa la delegazione Dem, ha votato contro perché favorevole a un testo più ambizioso rispetto a quello varato.

Questa raccolta è una selezione editoriale basata sulla copertura europea dell’ANSA. La responsabilità editoriale di questa pubblicazione è dell’ANSA. Viene pubblicata il lunedì e il giovedì.